venerdì 5 febbraio 2016

Sceneggiati in giallo (04)


Sceneggiati in giallo e nero  
Un morto al giorno ... ma che sia italiano!
Mini rassegna storica e critica della fiction seriale "italiana DOC"
(04)



F.B.I., segni del comando e donne velate  (1970 - 75)



1970
Per la fiction italiana doc furono cinque anni di transizione. Il successo di Tino Buazzelli con Nero Wolfe e il perdurare di quello di Peppone Maigret non aiutarono a prendere una direzione mirata. Si registrarono alti e bassi, con qualche sbandamento.
FBI: Francesco Bertolazzi  Investigatore non è una fiction USA, ma una miniserie Tv italica composta da 6 episodi di 50 minuti l'uno. Bertolazzi è un improbabile investigatore privato nella provincia della capitale d'Italia. Andò in onda a partire da domenica 19 aprile 1970 alle ore 21,00 sul secondo canale Rai, con la regia e l'interpretazione di Ugo Tognazzi. Fu così che il mito televisivo di Ugo, eroe di Un, due, tre, che si faceva il verso, s'incrinò un po'.


F.B.I., lo scalcinato detective privato,  per pubblicizzarsi sfrutta con disarmante improntitudine l'assonanza fra le sue iniziali e l'acronimo della celebre agenzia investigativa federale americana. La soluzione di modesti casi gialli serve da pretesto a Tognazzi e agli sceneggiatori Age e Scarpelli per ritrarre con sapida ironia i molti vizi e le poche virtù della capitale. Le intenzioni erano buone, il risultato meno.

C'erano due o tre cose sostanziali che caratterizzavano F.B.I. Una  lo spirito della vicenda che, nell'elaborazione del testo della sceneggiatura, conferiva al prodotto un proprio stile e un significato. L'ambientazione nella provincia romana, arretrata e molto  provinciale, improbabile territorio di caccia per un detective privato, metteva  in risalto le differenze che passavano tra il progresso della metropoli e l'arretratezza della provincia.   


Tognazzi s'impegna e s'ingegna con forza  realistica. Non aveva il fanatismo dei neofiti del cinema, di chi vuole essere regista solo per girare qualcosa, senza pensare alle storie e agli ambienti. Una lezione di stile, ma dal risultato freddo.
                   



Non è tutta colpa sua. Il primo episodio va in onda domenica 19 aprile 1970 su Rai2; in quel periodo,  tra febbraio e  aprile, la RAI produce  una serie di nuovi programmi tra cui, il "Rischiatutto" con Mike Buongiorno. Sopravvivevano, inoltre,   i grandi sceneggiati per famiglia ("Il cappello del prete"   e "Papà Goriot"), mentre il varietà si rinnovava nel linguaggio e nei contenuti, felici esempi furono: "Canzonissima" col "Tuca Tuca" della Carrà e "Doppia coppia" con   Alighiero Noschese.  
Ugo Tognazzi, nei panni di Francesco Bertolazzi, risulta un detective privato, casereccio e nostrano, aiutato nelle sue disordinate e casuali indagini dal suocero Domenico, dalla moglie Ines e dai figli Claretta e Daniele.  
 I sei telefilm scritti da Age e Scarpelli hanno il classico schema del giallorosa: non ci sono mai morti, ma solo furti, sparizioni e tentativi di corruzione.  Troppo poco per quei tempi gloriosi.   

1971
Vita tormentata, questo sceneggiato. Il soggetto de Il segno del comando fu scritto nel 1968 da Dante Guardamagna e Flaminio Bollini, con la partecipazione di Lucio Mandarà e Giuseppe D'Agata. Venduto alla RAI, fu accantonato e "riesumato" per la produzione nel '70.
I quattro autori cominciarono a scrivere la sceneggiatura, ma Guardamagna e Mandarà presto abbandonarono, mentre Bollini, che si propose anche per la regia, e D'Agata continuarono, ma giunti a un punto morto, anche Bollini lasciò. D'Agata riuscì a terminare lo script. Seguirono diversi mesi di preparazione in studio, per poi passare alle riprese tra Roma e Napoli.

Il tema era inusuale per i tempi: occultismo, esoterismo, spiritismo, reincarnazione,  antichi manoscritti, oscuri orafi e musicisti del Settecento, pittori e poeti ottocenteschi, presenze fantasmatiche, sullo sfondo di una Roma in continuo bilico tra passato e presente, tra realtà e mistero. Insomma un pasticciaccio peggio di quello di Via Merulana! Dura venirne fuori.


La realizzazione del finale fu  travagliata assai. Dopo varie versioni, Daniele D'Anza fu costretto a cambiarlo su pressione di alcuni attori (tra cui Silvia Monelli inviperita), che lo reputavano troppo poco “magico” rispetto alla trama.



Trasmesso dal 16 maggio al 13 giugno 1971 su RAI 1 dalle 21.15 alle 22.15 circa, in cinque puntate domenicali, Il segno del comando paralizzò il paese, avvinse, intrigò e impaurì il pubblico televisivo che seguiva ansioso, insieme a Ugo Pagliai, la svolazzante camminata dell'ammiccante Carla Gravina.  L'ascolto medio di 14.800.000 spettatori, lo fa iscrivere a lettere d'oro negli annali della televisione italiana.

La sigla finale, la canzone Cento campane,  fu pubblicata e il disco ebbe un buon successo di vendite.  

1973
Qui squadra mobile è una mini serie di genere cronaca vera o poliziottesco "annacquato" (Sono gli anni di Milano calibro 9 e imitatori!)  prodotta dalla  RAI. Fu trasmessa a partire dall'8 maggio 1973. Fu trasmessa nella prima serata del martedì (che all'epoca iniziava alle ore 20.30).

È ricordata anche per le sigle musicali di apertura e chiusura 113 e Dinamica della fuga, firmate dal duo Gianni Meccia e Bruno Zambrini.


Protagonista Giancarlo Sbragia affiancato da Orazio Orlando. Le vicende narrate sono ambientate a Roma e sono ispirate ad episodi di cronaca nera e giudiziaria (rapine, delitti, estorsioni) realmente accaduti nei primi violenti anni '70. La sceneggiatura è infatti il frutto di ricerche compiute su incartamenti presenti negli archivi di polizia.
Grazie al successo della prima stagione trasmessa nel '73, nel '76 ne venne prodotta una seconda, composta anch'essa di sei episodi.

1975
Ritratto di donna velata è uno sceneggiato diretto da Flaminio Bollini, con protagonisti Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi.


Prodotto dalla RAI   è andato in onda dal 31 agosto al 14 settembre 1975 in prima serata su RAI 1. Riuscì a catturare una audience altissima, risultando uno dei programmi televisivi italiani più visti di quell'anno.



Per affinità di genere può essere accostato ad altri sceneggiati gialli-fantastici del periodo   soprattutto Il segno del comando, con cui, dati i riferimenti a pioggia, sono possibili svariate similitudini.
L'azione si svolge in tra Firenze e la zona di Volterra e coinvolge un giovane squattrinato, Luigi Certaldo (Nino Castelnuovo) alle prese con una misteriosa ragazza, Elisa (Daria Nicolodi, all'epoca molto nota grazie anche al successo contemporaneo del film di Dario Argento Profondo rosso) che pare essere la reincarnazione della misteriosa donna velata ritratta in un quadro del ʾ700.


Tra misteriose apparizioni, personaggi venuti dal passato, morti inspiegabili ed inquietanti coincidenze, il giovane si troverà coinvolto in un intricato mistero legato a un'urna funeraria che nasconde le indicazioni per trovare l'ingresso di una necropoli etrusca piena di tesori.
 

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