Confusioni
letterarie
il
thriller inteso come zapping(*)
(*) termine che mi pregio di aver adottato
parte prima
(*) termine che mi pregio di aver adottato
parte prima
"Ballava sui tasti del telecomando, saltellando distratta di scena
in scena, di canale in canale, di volto in volto ... non si accorse che dallo
schermo s'era materializzato un mostro che avanzava minaccioso alle sue spalle
..."
(Da Il killer di canale 99 - di Crafty Writer - Improbabili
edizioni)
Il thriller, breve storia
Il thriller non è, come pure il noir, un genere. E' un modo di
narrare il romanzo poliziesco. Nasce negli Stati Uniti prima della seconda
guerra mondiale. Non è legato, come il coevo Hard Boiled, all'ambientazione metropolitana,
ma, si pensi a Gaslight, può essere ambientato ovunque, anche in una magione
vittoriana.
E' infatti costruito e sviluppato sulla tensione psicologica. Lo stilema
principe è quello della "rana bollita"
di cui ho già parlato di recente in questo blog. Un thriller deve provocare
emozioni forti nel lettore, in particolare suspense ed eccitazione che devono
accompagnare la narrazione delle vicende dell'ignara vittima potenziale con
improvvisi picchi o cadute nel livello della tensione, con momenti di calma
alternati a momenti più frenetici. L’obiettivo è quello di raccontare una
storia che abbia una tensione costante, il cui livello viene mantenuto con
diversi effetti sorpresa, e un costante senso di morte imminente fino a quando
la trama arriva ad un punto culminante.
I temi trattati sono vari, si adatta a tutte le storie possibili. Gli espedienti narrativi e il talento
dell'autore, fanno sì che l’effetto della tensione prevale sulla ricerca della
soluzione dell’enigma.
A differenza del giallo classico, che è costruito attorno a un delitto già
avvenuto o che avviene solitamente nelle prime pagine, nel thriller il
lettore assiste direttamente alla preparazione e all’esecuzione del crimine (il
thriller è l'avvento dell'assassinio!), subendo un forte coinvolgimento emotivo
in un clima di crescente tensione. Mentre nel giallo classico il climax viene
di solito raggiunto quando il mistero trova soluzione, nei thriller si
ha l'apice quando il protagonista, alla fine, riesce a battere l’antagonista,
salvando la vita a sé stesso e agli altri personaggi coinvolti nel pericolo.
La tecnica dello zapping
Per la sua natura coinvolgente, il thriller è stato molto sfruttato
al cinema. Uno dei registi più rappresentativi di questo sottogenere è stato Alfred
Hitchcock. Nella letteratura poliziesca ci
sono vari esempi da cui sono stati tratti film: Il Padrino (1969) di Mario Puzo,
Il
codice da Vinci (2003) di Dan Brown, i romanzi di Robert Ludlum
dedicati al personaggio di Jason Bourne, Il rapporto Pelican (1992) di John
Grisham, i thriller di Patricia Cornwell, o di Cornell Wolrich...
La lista è molto più lunga, ma già tra questi pochi autori c'è un
colpevole. A Il codice da Vinci sono state attribuite molte colpe e pochi
meriti, non intendo aggiungermi alle schiere dei denigratori, alcuni rei
d'invidia per l'enorme successo di vendite. Credo però che una colpa, forse
involontaria ce l'abbia. Quella di aver introdotto (e peggio aver diffuso:
troppi milioni di copie!) nella scrittura di un thriller la "tecnica
zapping". Forse qualcuno, magari chiamandola tecnica del gioco
dell'oca, l'aveva già fatto. In cosa consiste: serializzare un certo numero di scene dopo averle scozzate come un mazzo di carte. Poi si fa lo stesso con un altro mazzetto: scene sincrone, rese asincrone.
Dan Brown è il reo! Rileggetevi le prime 20 pagine del Il codice (non tutto, diamine l'avete già fatto due volte!) e la riconoscerete dal fatto che non ci avete capito un ciufolo! La rese universale e divenne, per motivi biechi di denaro, un modello per gli altri autori meno fortunati di lui. Purtroppo, come lettore coatto (faccio il curatore di un marchio editoriale (Nerocromo) che pubblica anche thriller) ne subisco le conseguenze. Mi facilita il fatto che di solito a pagina sette non ci ho capito nulla e cestino a coscienza libera! Povero cestino, così stracolmo...
Ci risentiamo domani.
Dan Brown è il reo! Rileggetevi le prime 20 pagine del Il codice (non tutto, diamine l'avete già fatto due volte!) e la riconoscerete dal fatto che non ci avete capito un ciufolo! La rese universale e divenne, per motivi biechi di denaro, un modello per gli altri autori meno fortunati di lui. Purtroppo, come lettore coatto (faccio il curatore di un marchio editoriale (Nerocromo) che pubblica anche thriller) ne subisco le conseguenze. Mi facilita il fatto che di solito a pagina sette non ci ho capito nulla e cestino a coscienza libera! Povero cestino, così stracolmo...
Ci risentiamo domani.
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