giovedì 25 agosto 2016

Teketekeblog Delitti e Cucina (VI)



Abduzione e gusto
cosa aiuta di più la mente di un detective durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?

 (VI)

Con Salvo Montalbano, visto che c’è di mezzo la Sicilia, il discorso sul cibo bisogna affrontarlo con ampie e “colorate”  vedute prospettiche. 
Secondo i siciliani "Cumannari è meggiu ca futtiri", e per futtiri "bene abbisogna mangiari"! 
 
Così afferma il vecchio boss dei Sinagra. Dalle passioni (atavici rancori, odi, sesso e amori), passando per l’ironia, a volte amara, s’arriva alla cucina. Se sia per la via maestra o per intricati sentieri non è mai certo. Sono elementi presenti ovunque nel mondo di Montalbano e del suo autore, che ci disegna una nuova trama delle emozioni in quell’isola metafora del mondo come ebbe a definirla Leonardo Sciascia.
La passione per la cucina in Montalbano, a maggior ragione, è espressione della storia e della cultura siciliana: i cibi sono tutti in linea con la tradizione popolare. In questi il cibo ha (o esprime coi suoi sapori)   valenze affettive molto forti. In genere sinonimo di privazioni storiche, ma anche materializzazione dell’amore, nella fattispecie materno, che nel cibo trova il suo prolungamento. Montalbano è spesso da solo, mangia da solo e se c’è qualcuno non parla: lui dialoga col cibo, un dialogo intimo.  Nel cibo trova pace, riflessioni di background,    speranza di poter cambiare quella brutta realtà che affronta nel quotidiani, di una ricomposizione con le cose, con il mondo, con sé stesso. E’ un profondo rapporto intimo. Cibo come legame alla vita, ad una terra, ad una cultura, espressione di una affettività che trova nella visceralità della ingestione del cibo il proprio rituale di continuità, forse con la memoria o con il semplice piacere di gustare la vita in un sol boccone.
In tutti i libri in cui è protagonista Montalbano, la cucina, siciliana, acquista un ruolo rilevante (grazie anche ai due personaggi di Adelina, la cameriera (madre culinaria), e di Calogero, proprietario della trattoria omonima (l’espressione culturale, appunto), perché il commissario è un buongustaio, ma anche perché solo. Affettività, spesso convivialità, passionalità, comunicazione.
 
Riassaporiamo alcuni significativi passaggi tratti da alcuni libri di Camilleri, proponendovi nello stesso tempo una piccola raccolta di ricette di cucina siciliana.
Dal Cane di terracotta: <<...nel forno troneggiava una teglia con quattro porzioni di pasta 'ncasciata, piatto degno dell’ Olimpo, se ne mangiò due porzioni" (pag.120); "...Montalbano trovò pronto in frigo il sugo di seppie, stretto e nero, come piaceva a lui. C'era o no sospetto d’origano ? L'odorò a lungo, prima di metterlo a scaldare..." (pag. 143), "Che mi hai accattato? Ci faccio la pasta con le sardi e pi secunnu purpi alla carrettiera”. >> (pag. 234). 
Da La gita a Tindari: << “Appena aperto il frigorifero, la vide. La caponatina (*) ! Sciavuròsa, colorita, abbondante, riempiva un piatto funnùto, una porzione per almeno quattro pirsone. Erano mesi che la cammarera Adelina non gliela faceva trovare. Il pane, nel sacco di plastica, era fresco, accattato nella matinata. Naturali, spontanee, gli acchianarono in bocca le note della marcia trionfale dell’Aida. Canticchiandole, raprì la porta-finestra doppo avere addrumato la luce della verandina. Sì, la notte era frisca, ma avrebbe consentito la mangiata all’aperto. Conzò il tavolinetto, portò fora il piatto, il vino, il pane e s'assittò.” >> (pag. 219).
Da Il ladro di merendine: << “Perché non resta a mangiare con me ? Montalbano si sentì impallidire lo stomaco. La signora Clementina era buona e cara, ma doveva nutrirsi a semolino e a patate bollite. Veramente avrei tanto da... Pina, la cammarera, è un’ottima cuoca, mi creda. Oggi ha preparato pasta alla Norma , sa, quella con le milinzane fritte e la ricotta salata. Gesù ! Fece Montalbano assettandosi.  ….”>> (pag. 62)
Da Gli arancini di Montalbano: << “Gesù, gli arancini di Adelina ! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta: Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si prìpara …” >> (pag, 329).
Provate a raccontarle in italiano! Non sentireste i sapori che trasmettono! Le potete trovare tutte, con tante altre, sul sito dei fans di Camilleri, da cui ho tratto utili spunti: http://www.vigata.org/cucina/ricette.shtml

(*) Ricetta della caponatina (Scusate se non metto quella degli arancini, ma ci vorrebbero tre pagine!)

Ingredienti

4 grandi melanzane tonde

150 g di olive verdi denocciolate

90 g di capperi sottosale
30 g di uvetta
30 g di pinoli
4 dl di salsa di pomodoro
1 dl di aceto
50-80 g di zucchero (dipende dal tipo di aceto)
1 cipolla
2 coste di sedano
basilico
3 cucchiai di mandorle
pangrattato
olio
sale
Procedimento
Tagliate le melanzane a cubetti e friggeteli in una padella colma d’olio ben caldo, sgocciolateli con la paletta bucata e asciugateli su carta assorbente da cucina. In un tegamino con il doppio fondo fate caramellare la cipolla tagliata ad anelli sottilissimi con 40 grammi di zucchero. In un pentolino fate scaldare la salsa di pomodoro poi unite l’aceto e il restante zucchero. Sbollentate il sedano e tagliatelo a pezzetti. Sbollentate le olive e tagliuzzatele. Fate ammorbidire l’uvetta in poca acqua calda. Lavate i capperi in una ciotola di acqua e aceto. In una larga padella fate scaldare due cucchiai d’olio e fatevi dorare il sedano con la cipolla caramellata, aggiungete i capperi, le olive, le uvette strizzate, i pinoli e, dopo alcuni minuti, la salsa di pomodoro, il basilico spezzettato a mano, la dadolata di melanzane e fate sobbollire per 15 minuti. Regolate il sale e lo zucchero. Ritirate e trasferite la caponata sul piatto da portata. In un padellino scaldate un filo d’olio, aggiungete il pangrattato, fatelo dorare e poi cospargetelo sulla caponata, completate con le mandorle pelate, tostate e tritate e lasciate raffreddare prima di servire a tavola.
 
(VI - segue)

 

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