Il film giallo italiano
Storia
disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte VII)
1970
Quando ho visto la sua foto ho pensato che quel ceffo con quel ciuffo appiccicaticcio non potesse essere autore da giallo classico. "Horror si nasce, modestamente io lo
nacqui!", sembra abbia scherzato un giorno con un giornalista parafrasando
Totò. Il giornalista guardò in faccia basito, quel "bel giovine"! Non
ebbe il coraggio di trascrivere, me ne parlò solo a voce e io faccio da
testimonio apocrifo!
Nel 1970 Dario
Argento, dopo una breve ma intensa gavetta da cosceneggiatore (anche con Sergio
Leone), passa (grazie babbo che operava nel settore!) alla regia: fa subito
centro con un giallo classico: L'uccello dalle piume di cristallo.
Nel primo film di
Argento la tecnica di narrazione non è così sviluppata come nei suoi film
successivi, ma la semplicità dell'intreccio lo rende molto bello. Ha
un'apertura affascinante e l'atmosfera si mantiene fino alla fine. Il colore
gioca un ruolo importante nella filmografia di Argento, ma qui è l'assenza di
colore a diventare il punto focale. Le scene chiave accadono al buio, con
personaggi che cercano disperatamente di fuggire, mentre l'assassino usa tutto
questo a loro vantaggio.
Nella scena dell'aggressione
dentro la vetrina l'assassino è in
perfetto "standard Bava". Il giovane Dario non poteva che aderire
agli stilemi dettati dal maestro. Così lo intravede Tony Musante attraverso il cristallo
infrangibile: a prova di ladro, ma anche di soccorritore. Esce di scena, il
killer, entrando nell'ombra di una statua: vestito nero lucido, guanti di pelle nera e un
cappellaccio nero a falde larghe.
Un po' di trama non
guasta mai. Sam Dalmas, italo-americano, lavora a Roma in un istituto di
scienze naturali (lavoro trovato grazie all'aiuto di un suo amico ornitologo
Carlo); in realtà è uno scrittore, che ha deciso di passare un po' di tempo in
Italia, il suo paese di origine, per ritrovare calma e ispirazione. Sam ha
appena terminato uno studio sulle caratteristiche dei tipi più rari di uccelli
e si appresta a ripartire per gli USA con la sua ragazza italiana, Julia
(interpretata da Suzy Kendall: vi ricorda qualcuno?). Sam,
in USA, non ci tornerà tanto presto...
1971
L'anno dopo Dario si
ripresenta, ha già fatto un passo, anzi quattro, verso l'horror (modo gentile e
anglofono per dire "truculento"). 4 mosche di velluto grigio
è il secondo film della trilogia degli animali. L'ha detto Argento, ma che
centrano le mosche di velluto e la frusta di canapa grezza (Il gatto
a nove code - sempre 1971) con un uccello esotico?
Non l'ho mai capito
e non mi interessa capirlo. Dico solo che più Argento elaborava e articolava la
trama e meno mi piacevano i suoi film esageratamente truculenti. Mi chiedo se "il trucido non sia l'horror
all'italiana". Sangue a secchi, bassa macelleria, bassa qualità, ma grande
successo. Non dimentichiamo che il mainstream del "giallo
all'italiana" è ancora un travolgente sciagurato fiume in piena. L'Italia
nazional popolare ama bagnarvisi, come gli indiani nel Gange.
Gli incassi danno
ragione agli autori (o meglio ai produttori) e consentono di ingaggiare anche
attori di spicco.
Nel Gatto c'è Karl
Malden, venuto da Hollywood per interpretare la parte del cieco: un elemento
ricorrente in Argento, ma con funzionalità differente rispetto all'Uccello
dalle piume cristalline.
Nel fiume di denaro
si tuffa e vi nuota alla grande il campione di nuoto Pedersoli, in arte Bud
Spencer. La foto è tratta da 4 mosche di velluto grigio: lui è
già strafamoso con in carriera due Trinità. "E'
evidente, penserete, si divertiva a fare
il serio!" No, incassava un assegno sostanzioso e nel contempo cercava
di percorrere altre strade. Di affrancarsi da Don Matteo. Non ci credete? Attenti
"Altrimenti ci arrabbiamo!".
1975
Tra titolacci, titolucci, titoletti e titolini, tutti
caduchi, quattro anni dopo, arriva a
consolare il pubblico più esigente un film importante: La donna della domenica.
Tutti furono convinti che fosse, finalmente, il giro di boa del giallo all'italiana,
invece... alla prossima.
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