domenica 2 ottobre 2016

Il film giallo italiano (X)


Il film giallo italiano

Storia disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte X)


1996

"Una giovane, Anna Manni, mentre visita il museo degli Uffizi a Firenze è colta da inspiegabili allucinazioni alla vista dei quadri esposti e sviene. Dalla borsetta sono scomparsi la pistola e i documenti: un giovane le paga il taxi per l'albergo. Qui, guardano la riproduzione della Ronda di Rembrandt appesa alla parete, Anna "entra" nel quadro e ricorda d'essere un'agente della polizia romana incaricata di seguire le tracce di un maniaco stupratore, divenuto anche omicida, a Firenze...".



E' l'inizio del film La sindrome di Stendhal. E' detta anche sindrome di Firenze (città in cui si è spesso manifestata); è una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati.



Col film, un horror psicologico con tracce di giallo, la sindrome c'entra il giusto, ma a Dario si son perdonate tante cose, figuriamoci se l'interprete è sua figlia Asia! Da dimenticare.
1997
Albergo Roma, diretto da Ugo Chiti, è ispirato dall'opera teatrale Allegretto perbene.... ma non troppo dello stesso regista.




Provincia toscana: il macabro ritrovamento di un presunto feto umano è il fatto di cronaca che turba la coscienza del paese in fermento per l'imminente visita del Duce. Le indagini per scoprire il colpevole si mescolano all'arrivo in paese di un misterioso personaggio.



Cast ben scelto di attori di teatro, tutti nella parte, Benvenuti su tutti. Film agile e scorrevole, a tratti divertente ma non apprezzato dalla critica che l'avrebbe voluto più cattivo.




Eppure, nel passare dalla regia teatrale a quella cinematografica, Chiti mostra una notevole abilità di impaginazione corale: ben fotografato e montato. Albergo Roma, insieme ad un'analisi acuta della piccola borghesia della provincia,  sfodera perfino qualche raffinata intuizione visiva, come quel prete con la mantella nera gonfiata dal vento che s'inerpica per il paesino, simile a un'ombra minacciosa. Intonata al tono tra il grottesco e l'amaro la prova dell'assortita compagnia di interpreti: che si vuole di più?



 Intanto Carlo Lucarelli torna al top delle classifiche: il cinema se ne accorge.

1999


I produttori affidano la regia di Almost Blue,  un thriller a due passi dall'horror ad Alex Infascelli.   Riduzione fedele  dall'omonimo romanzo viene presentato alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes.  
Al suo esordio nella regia di un lungometraggio cinematografico, Infascelli ottiene gli unanimi riconoscimenti dei maggiori premi cinematografici italiani   come miglior regista esordiente dell'anno. Non ho mai capito perché.
2002
Un terribile nano malefico è L'imbalsamatore. Piccolo, ferino e terrificante. Fa davvero paura o, come minimo, genere inquietudine e tensione.

Un discreto film che, non si capisce perché, è riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero dei Beni Culturale.     Il film si limita a riprendere una vicenda di cronaca nera romana, quella del del "Nano di Termini" Domenico Semeraro, un tassidermista omosessuale ucciso dal suo protégé, Armando Lovaglio, nel '90.




L'intento di Garrone è stato quello di raccontare la storia di un uomo brutto, nanismo a parte, che ricerca la bellezza inseguendo un amore impossibile verso un ragazzo giovane e bello.  Ne risulta un ottimo noir, che supera le specificità dei personaggi per darci un quadro universale di desolazione individuale e sociale. Un film da rivedere e su cui riflettere, un buon inizio per il nuovo millennio.

FINE

 

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