“UNA TELEFONATA TI
ALLUNGA LA VITA”
... ma potrebbe anche no!
... ma potrebbe anche no!
1993, qualche telefonino (si fa per dire: pesava almeno tre etti!) squillava in giro attirando l'attenzione e le voglie dei passanti. Ora si fanno le file (anche tre giorni con canadese) per acquistare il nuovo smart phone... Mi sono convinto che lo smart del proprietario sia inversamente proporzionale allo smart del cell!
Il telefono fisso, nel '93, era all'apice. La Telecom non aveva concorrenti e l'unico suo problema, come nella Palermo di Johnny Stecchino, era il traffico! Bisognava aumentarlo.
Il telefono fisso, nel '93, era all'apice. La Telecom non aveva concorrenti e l'unico suo problema, come nella Palermo di Johnny Stecchino, era il traffico! Bisognava aumentarlo.
Uno spot pubblicitario molto riuscito e soprattutto seriale (rinnovava, dopo
anni, lo spirito di Carosello) di
quell'anno, ruotava intorno alla battuta secondo cui "una telefonata ti allunga la vita". Un condannato (Massimo
Lopez, perfetta faccia da schiaffi) alla fucilazione, anziché una sigaretta,
chiede un’ultima telefonata e non la fa più finita. Alla fine lo spot era
diventato un tormentone, per lo spettatore che aveva cominciato a parteggiare
per il rigido (nei gesti) e stizzoso tenente Champignon della Legione Straniera,
vessato dalle continue richieste di “servizi” da parte del condannato.
Fin qui solo simpatici ricordi. Ma riflettendo si scopre che lo spot è coevo
(anno più, anno meno) dei film che recensisco e recensirò. Una mia
piccola fissazione personale: l’uso del telefono come oggetto, o
situazione, per creare la suspense. La cornetta soprattutto, benissimo se la giocava Alfred Hitchcock, polarizza
l’attenzione dello spettatore. Gli oggetti diventano messaggeri di morte: Delitto perfetto ne è un esempio, ma ce ne sono altri. Ovviamente le
situazioni dei film non sono altrettanto “gioiose” come quelle che si possono
vivere in uno sperduto fortino del Sahara!
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