venerdì 20 gennaio 2017

Torna (in TV) Fred Vargas


ALCUNE COSE SU FRED VARGAS
(ovvero il metodo del coro)

L’altra sera, alla presentazione di un mio libro c’erano alcuni appassionati lettori di  Fred Vargas (alias di Frédérique Audouin-Rouzeau esperta di malattie epidemiche medioevali); dopo aver visto su laEffe una puntata della fiction con J.B. Adamsberg mi chiedevano del metodo d'indagine del commissario Adamsberg.   


Non lo amo troppo e per spiegare il suo metodo dovevo partire da lontano. In breve ho dirottato il dibattito, Così è diventato: “A proposito dei primi romanzi della Vargas”.
Luois Khelweiler, detto il Tedesco, appare per la prima volta nel romanzo Un peu plus loin sur la droite   tradotto con colpevole ritardo  in Italia. Iniziai a leggere di Khelweiler con Io sono il tenebroso (terzo romanzo) e mi   sentiì subito in colpa per il fatto di non sapere niente di lui e del suo rospo Bufo. Un personaggio dalle enormi potenzialità che potrebbe, con divertimento di tutti, narrare in prima persona un prossimo romanzo a venire. E' un consiglio che do alla cara Fred e nel seguito cerco di spiegare perché. 

Sono partito da qui ma devo fare un passo indietro fino a Chi è morto alzi la mano. Confesso di averlo letto dopo per capire meglio gli Evangelisti e il padrino sbirro di Marc, Vandoosler (tutti personaggi su cui presto produrrò una scheda ritratto).  


L’ombra del filosofo e, suprattutto, storico C.S. Peirce (l'ideatore dell'abduzione) pervade il romanzo. Non ne bastava uno di storici! Eppure Marc si occupa di medioevo, come la cara Fred Vargas. eppure Marc, anche se tardivamente, risolve! No; occorreva anche un esperto di Preistoria e uno della Grande Guerra (Siamo in Francia: la Seconda meglio di no!). Il primo per la lettura delle orme e dei segnali deboli, il secondo per le strategie "belliche" del gruppo. Ci stava bene anche uno sbirro “alternativo” che avesse contatti con la polizia ufficiale. Quattro indagatori che rendono forte il gruppo dei detective, una specie di “comune” di emarginati, che mettono in pratica quello che chiamo "il metodo del coro". Non hanno una lira e vivono in una stamberga che assomiglia, troppo, parecchio al motel di Norman Bates. Si capisce subito quanto sia "costruita" la situazione e la narrazione in terza persona non aiuta Fred. Poi, nel secondo romanzo, arriva anche il Tedesco (Khelweiler) e ti chiedi “un altro sbirro?”. Nel terzo episodio indagano in cinque su una poesia di Nerval… troppi, per un manifestino affisso in metrò poco prima di Natale.

I difetti sono sostanziosi:
· Aggregazione poco realistica dei personaggi, molto costruita.

· Il colpevole si vede poco e alla fine ci sorprende che lo sia: mah?

· Ritmo altalenante, a volte dispersivo, altre troppo incalzante... sempre legato al carattere del personaggio sulla scena...

· Il movente è sempre un po’ melò (forse decadente).

I pregi:
· La falsa pista è ben tracciata, avvolgente.

· Un bell’esempio di indagine cooperativa.
. La narrazione è stupenda e il montaggio divertente

Allora? Non resterebbe che affidarsi al "Tedesco", concreto, disincantato, cinico il giusto. “Forza Fred!” verrebbe da dire, ma, sì c’è un ma. Chi legge gialli sa che che tutti gli investigatori, per far funzionare le loro capacità abduttive, hanno un metodo, delle ritualità che fanno loro funzionare il background. Montalbano ha un metodo introspettivo, aiutato da cibi prelibati che gli conferiscono visioni di "pensiero laterale". Poirot è metodico ossessivo: "Metodo, ordine e cellule grigie". 


Maigret ce lo conferma con autorità ha il famoso "metodo Maigret": parlare con le persone fino a stanarne le ombre dell'anima. Sherlock Holmes "è" lui stesso il metodo e Watson prende accuratamente nota. Petra Delicado usa la tenacia e la determinazione come metodo, il suo vice la mitiga. Il commissario Adamsberg (anche di lui farò una scheda) ha un metodo? No verrebbe da dire, e invece sì! La sua indolenza, unita all'apatia, genera sogni, a volte questa abduzione onirica sembra confonderlo non poco, ma lui può “spalare le nuvole”, rimuovere la nebbia e illuminare le ombre del mistero. Sta agli altri aiutarlo (altro modo di attuare il metodo del coro)a dipanare la matassa: lui, sempre bisognoso d'aiuto, ispira affetto materno e fraterno. Per risolvere il caso del Tridente (Sotto i venti di Nettuno) ci si mettono in cinque a dargli mano: una squadra di volontari della Misericordia. Lui ondeggia sbanda, gigioneggia (in realtà è la Vargas a farlo) ed alla fine arriva ad una soluzione del tutto insoddisfacente. Sì è un metodo, un po’ truffaldino ( che ne penserebbe S.S. Van Dine?) ma piace ai lettori. A me non ha divertito e un giorno vi spiegherò meglio perché.

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