sabato 25 febbraio 2017

Lo spettro di Maigret



DALLE UOVA ALLA COQUE
ALLA PIPA
passando per un Beaujolais



"Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del co... mmissario Maigret! Tutte le po... lizie della vecchia Europa si sono coalizzate per fare analisi del DNA contro questo spettro: i processi durano all'infinito e gli errori giudiziari prolificano!"



Una settimana fa ho guardato su NETFLIX il documentario Amanda Knox.   Non voglio entrare nel merito della produzione, che considero fuorviante e troppo orientata a coltivare la personalità di vari attori, Amanda compresa. Ma non posso non citare quelli che mi hanno veramente inquietato:  il magistrato  Giuliano Mignini e il giornalista Nick Pisa. Sono due esempi e ologrammi  dei casi giudiziari più confusionari: il teorico dei teoremi e il cacciatore di scoop.  Ho sempre pensato che in questi delitti, che avvengono in ambienti ristretti, non bastassero i RIS; "ci vorrebbe anche Maigret!". Il pensiero, ovvio, è un po’ banale, mi è ritornata in mente davanti alla TV.  Sul momento me la sono presa con gli inquirenti, la loro tensione che genera assurdi teoremi e la loro sciatteria, poi mi son messo a riflettere.
Quella piccola frase mi ha fatto sorgere un dubbio: quale tipo d’investigatore sarebbe più adatto? Dopo aver messo su per scherzo (più di cinque anni fa) e poi sostenuto (a causa delle tante frequenze) un blog sul genere soft boiled, mi trovo costretto a confrontarmi con altri generi del giallo, poliziesco, hard boiled e classico. A volte la sera a cena con glia amici (niente cene con delitto, per carità!)  coinvolgo tutti nel gioco  d’individuare l’investigatore perfetto per i delitti della provincia italiana.



La provincia italiana, da sempre coltivata come un valore, è in realtà liquida. Nasconde delitti e trame e insabbia tutto, come "sabbia mobile". Lo è sempre stata, come tutte le province del mondo; da tempo immemorabile, si tinge di sangue. Le indagini ristagnano. Ci vorrebbe un investigatore speciale: Maigret. Perché no? La tesi da discutere potrebbe essere: Maigret sarebbe adatto per indagare nelle cittadine di provincia?
Dobbiamo esaminare diversi candidati. Procediamo per esclusione.



Sherlock Holmes, archetipo e modello dell’investigazione scientifica (si ricordi Umberto Eco), credo sarebbe sommerso dai troppi indizi, soprattutto non trovati da lui. Le sue abduzioni (da lui impropriamente chiamate deduzioni) sarebbero subito bloccate per eccesso di dati. Quando ci sono troppe informazioni la fantasia non sposa l’immaginazione: per mancanza di spazio.


Poirot, modello dell’investigatore del giallo classico ce lo vedrei male a Cogne o a Garlasco. In Egitto va alla grande, sulle rive del Trasimeno non ce lo vedo! No, l’investigatore francofono lo escluderei, già è un po’ ridicolo di suo, non possiamo metterlo in situazioni così: poi dovrebbe tagliarsi i baffi per la vergogna!


Miss Marple sembrerebbe più adatta, ma è una detective da villaggio agricolo o da agglomerato padronale, tipo Downton Abbye. Nelle nostre cittadine di provincia, Perugia fa, credo, più di 150.000 abitanti, non si troverebbe a proprio agio.






Passiamo a Marlowe e all’hard boiled, per me comunque indigesto. Quando posso, mangio solo uova al tegamino (“affrittellate” come si dice in toscana), quelle sode mi sembrano cibo alieno, pasticche per astronauti, meglio, molto meglio, se alla coque.
Le metafore quando rivitalizzano le nostre conoscenze comuni hanno presa, come il modo di cucinare le uova: non posso fare a meno di parlarne. Il termine hard boiled nasce da un'espressione colloquiale. Per un uovo, essere "hard boiled" equivale ad essere sodo, duro e irrimediabilmente indigesto. Il classico detective del genere giallo hard boiled (come Sam Spade di Hammett o Philip Marlowe di Chandler), non si limita a risolvere i casi, come Poirot o Maigret, ma affronta i pericoli metropolitani e, con piacere da masochista, si fa coinvolgere in scontri violenti. Il detective hard boiled ha, infatti, qualche genoma di "duro". Questi importanti modelli, impudenti, freddi, irriverenti, cinici e a volte spietati, oggi non potrebbero sopravvivere più di un giorno fuori di una grande metropoli.
Il loro fascino, la loro capacità d’interazione violenta, formidabili fino a tutto il periodo della Guerra Fredda, si scontrerebbero col gretto quotidiano delle nostra provincia. Davanti al pragmatismo economico degli attori delle cittadine padane sembrerebbero fastidiosi, obsoleti, fuori moda nel modo di fare e in quello che dicono.

Un esempio. Vi ricordate? Lei lo guarda e commenta: “Siete alto”. Marlowe è pronto: “Non lo faccio apposta”. In due frasi il primo dialogo che s’incontra ne Il grande sonno. Quando lo lessi per la prima volta, nel secolo scorso, ne rimasi folgorato, adesso mi infonde tenerezza. Se poi lo penso svolgersi a Vigevano, con una piccola imprenditrice locale, mi sembra davvero ridicolo e forse anche penoso.
Rimangono il genere soft boiled e il poliziesco: Corto e Maigret.
Il genere soft boiled nasce nel mondo della globalizzazione, della flessibilità: il detective non può essere duro. Le sue caratteristiche? Rispettoso, emotivo, ironico o sarcastico (lo si capisce da quanto è in collera con l’assassino), determinato con una velatura, solo una nuance, di cinismo. Ironia, cinismo e curiosità, nel caso di Corto lo skipper detective che indaga nelle mie storie, sono caratteristiche evidenti perché è nato e cresciuto a Viareggio. Una vera e propria tara ereditaria.
Sicuramente saprebbe inserirsi nel tessuto sociale di un paese del retroterra della Versilia: Camaiore, Pietrasanta o Massa. In tempi brevi non saprebbe, né potrebbe farlo in Lombardia o nel Veneto. Problemi di lingua e di amici. Ma col tempo, chissà? In Versilia è radicato, sta bene. Le sue donne sanno cucinare alla perfezione e se è in mare c’è Pino, il cuoco di bordo, un vero maestro, soprattutto col pesce. Gli amici poi. Corto ha un sacco di amici: Geco, il Bestia, la Luisa, Ginko, Sughero, don Sesto, la Twina, Rodin,... tutti con soprannome certificato. Amici veri, di basso profilo sociale, con discutibile passato e futuro incerto, ma amici fidati, radicati nella cittadina e pronti a dare una mano. Maldestra, ma è pur sempre un aiuto.



Maigret ha molte referenze. Ha molto indagato nella provincia francese. Sì,  ha a suo merito d’esser un bravo poliziotto (il suo genere è infatti il poliziesco): ciò comporta, rispetto a Corto, vantaggi e svantaggi. Ha il potere, ma trova nelle persone qualche chiusura in più. Sa però parlare con la gente, sondare gli animi ed è anche lui, pur con qualche accento autoritario, terribilmente curioso. Quando indaga in provincia, parte da Parigi e ci si trasferisce, s’intrufola, s’immischia, domanda, osserva, chiede... come Corto e i suoi amici. Maigret però è solo (i suoi agenti assicurano solo servizi fisici e supporto logistico) mentre Corto ha una corte efficiente di amici e sodali. Questo pareggia le potenzialità. Se i tempi sono lunghi. In tempi brevi, mio malgrado, devo scegliere Maigret. La provincia italiana è avvolta dalla nebbia, una coltre che, se non si fa presto, dilata il tempo a dismisura, ovatta i ricordi e tutto assorbe. Maigret, con la sua pipa, sa contrastare la nebbia: avvolge le persone di fumo odoroso, le seduce e le sa far parlare...

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