Yellow balloons
Quando il fumetto si tinge di giallo
Trentottettesima parte
Tintin
1930
Conobbi Tintin
nella prima metà degli anni '50, grazie all'editore Vallardi. Lo conobbi quando
era già vecchio. Lo conobbi insieme a Mortimer &Blake, altra roba! Aveva
cominciato del '46 a uscire insieme a quei due in Belgio. Durante il primo anno
di pubblicazioni sulla rivista Le journal de Tintin ,paradossalmente, ma
non tanto a ben guardare, Le secret de l'Espadon ebbe più successo delle avventure dello stesso
Tintin, che appariva con la sua serie nella stessa rivista. Il confronto (grafica
a parte) era impietoso: quei due indagavano davvero, Tintin viveva avventure esotiche
ormai un po' datate.
Arrivato a quota
XXXVII nella conta dei detective di noir di china, dopo due anni d'incertezza,
mi son detto: "Se nella lista ci ho
messo Topolino, ci può stare anche Tintin!". Dirò la verità. Amo
Pluto, ma non sopporto Miluo il cane di Tintin. Adoro Paperino (anche se Paperone è super!), mi è simpatico
Topolino (quello degli anni d'oro) mentre Tintin (di cui apprezzo le storie nell'insieme,
soprattutto per la grafica) è un personaggio pallosissimo! Ma indaga... e
allora? Come si fa?
Tintin è un detective anomalo. Combatte trafficanti di oppio, ladri d'arte,
falsari, complottisti vari, loschi uomini d'affari ... un proto 007 senza licenza di uccidere, un
Topolino dalle forme umane con molte capacità talentuose. E' il protagonista del fumetto belga di gialli
avventura, Le avventure di Tintin di Hergé. Un fumetto solo
apparentemente ingenuo, in realtà furbetto assai e molto politicamente schierato.
Tintin
è un giovane reporter belga, detective sempre, reporter mai, protagonista di avventure esotiche in ogni
parte del globo insieme all'inseparabile cagnolino Milou.
A creargli problemi i due maldestri
poliziotti, quasi gemelli (copia conforme, si direbbe oggi), Dupond e Dupont. A
partire dal nono albo della serie Il granchio d'oro è affiancato dal
collerico capitano Haddocck, e a partire dal dodicesimo albo Il tesoro di
Rackam il Rosso dallo scienziato Trifone Girasole. La presenza della cantante
Bianca Castafiore è da considerare, volendo esser buoni, una jattura comica.
Di Paperino si sa quasi tutto, di
Topolino pure, di Tintin non si conosce nulla. Nulla della famiglia, né l'età,
né i suoi studi, né di che campa. A dire la verità viene dichiarata la sua professione, quella di reporter, ma non
lo vediamo mai al lavoro e viene subito qualche dubbio. Per "ovviare"
alla contraddizione data da un personaggio costantemente impegnato in viaggi
attorno al mondo senza una evidente fonte di reddito, l'autore Hergé lo fa
partecipare (nella sua prima avventura in due parti) a una fortunata caccia al
tesoro, che (evidentemente) permette a lui e ai suoi soci (il capitano Haddock
e il bizzarro scienziato Trifone Girasole) di vivere di rendita. In molti
episodi vi sono anche i due poliziotti non molto sagaci, imbranati e casinisti,
amici di Tintin, con i nomi simili Dupond e Dupont. Sono gemelli, tutti e due
vestiti con bombetta e bastone, e appaiono come personaggi la prima volta
nell'episodio I sigari del Faraone con i nomi X-33 e X-33bis.
I personaggi cattivi con cui Tintin si
deve confrontare sono in genere spie, falsari, trafficanti di droga e
schiavisti.
L'intera serie delle sue avventure è
stata completamente ritradotta e ristampata in italiano nel 2011 da Giovanni
Zucca per Rizzoli Lizard, con la supervisione di Philippe Daverio e con la
consulenza filologica di Gianfranco Goria.
Le
avventure di Tintin è stato pubblicato per la prima volta in francese
il 10 gennaio 1929 nel settimanale belga a fumetti Le Petit Vingtiéme,
supplemento del quotidiano cattolico Le
vingtième siècle. Le storie si snodano in 23 avventure e una
ventiquattresima incompiuta.
Percorrendo le storie di Tintin si
ottiene un ripasso panoramico della realtà sociale e politica del secolo
scorso:
- la prima delle sue avventure lo vede, con visione fortemente anticomunista, nell'Unione Sovietica del 1929, e nella Repubblica di Weimar;
- nel 1930 va in Congo (allora colonia belga) dove la narrazione è di un razzismo così esagerato da arrivare al ridicolo;
- l'anno dopo, 1931, lo ritroviamo in America in difesa degli indiani (meno male!);
- nel 1934 è nella Cina occupata dai giapponesi;
- nel 1937 rincorre i falsari tra l'Inghilterra, il Belgio e la Scozia;
- nel 1940 difende la monarchia della Syldavia, corrispondente all'allora Jugoslavia, poi l'invasione dell'Austria da parte dei nazisti.
E
così via, storia dopo storia, cambiandosi il costume, arriva sino alla Luna, ai
dirottamenti aerei e ai dittatori sudamericani, l'antagonista Farc compresa.
La
geografia e la storia del '900 creano per Hergé la sceneggiatura e le
ambientazioni mentre le trame sono fatte di comicità e storie avvincenti,
legate da personaggi strambi e speciali a volte surreali. Tintin è un eroe
acculturato, dotato di spirito di avventura ma anche di osservazione e sete
di conoscenza che lo porta a capire e apprendere la cultura di ciascun popolo
con cui entra in contatto.
Hergé
disse: "Se mi sono messo a
viaggiare non è stato solamente per vedere nuovi paesaggi o per documentarmi,
ma per scoprire altri modelli di vita, altri modi di pensare: insomma, per
allargare la mia visione del mondo".
Lo
stile che caratterizza le vignette di TinTin è stato creato in modo originale
da Hergé e ha dato luogo a un filone che nel 1977 è stato denominato ligne claire; portato avanti da una
scuola di autori franco-belgi, è uno stile che ama il tratto limpido e netto,
le vignette pulite, senza altri tratti oltre a quelli essenziali, pur in una scenografia
molto curata e dettagliata. Ricordiamo che in Italia è Vittorio Giardino il più grande rappresentante di questo stile.
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