martedì 2 maggio 2017

Recensione su un bimbo decenne (III)


DONNE D’ARCANI MINORI

Una riflessione, più che una recensione, sul romanzo noir di Oscar Montani e soprattutto su Corto che da dieci anni sta al timone della Delta, veliero costruito dalla Perini Navi.
di 
Carmen Claps
III

Il gruppo di Corto ha dei luoghi riservati: molto privè, come  lo chalet “da Pippo”. Un casotto mitico, tanto importante che Oscar ha dedicato a questo ambiente un intero volume di racconti.


È la vera e propria casa degli amici di Corto; non vediamo mai descritte le loro abitazioni private ed è giusto così perché questi personaggi contano solo in quanto membri del gruppo. Perfino il protagonista: della sua casa conosciamo solo il grande letto matrimoniale a due piazze nel quale si tuffa per fare lunghe dormite al rientro da ogni crociera. Lo chalet di Pippo è una baracca un po’ sbilenca, un po’ stinta, molto abusiva, cresciuta nel tempo per errori molto voluti, mimetizzata negli avamposti della pineta. Come clienti, non molto consumatori, solo Corto e la sua corte; meno male, perché Pippo serve specialità spesso improponibili. Qui il gruppo si riunisce la sera per fare il punto sugli avvenimenti della giornata e per decidere le mosse future. Ma è anche teatro di partite a carte ora epiche e accanite ora svogliate e distratte, di accesissime discussioni di donne e di sport. È anche il luogo dove il nostro investigatore cerca concentrazione e raccoglimento, è qui che scrive le sue storie, ce lo racconta lui stesso, astraendosi da tutto ciò che gli accade intorno e guai a chi lo disturba. Una statuta fiera e pensosa. 

Novello Indro Montanelli inviato di guerra, sta seduto appoggiato ad un albero, solo che lui sulle ginocchia non ha la mitica, romantica lettera 22, ma un anonimo e tecnologico computer.
La sede invernale del gruppo, quando il clima non di riunirsi da Pippo, è lo studio del Bestia. Il Bestia è un sedicente fotografo high-tech, un mago dell’informatica, definito il Frankenstein dell’elettronica, perché sostiene che un computer non muore mai, tranne due o tre componenti e in effetti riesce ad operare miracolose resurrezioni. È un colosso di oltre 100 chili, irsuto, triviale, da tutto questo il suo soprannome. Le donne, però, che ne intuiscono al volo la grande sensibilità, chissà perché solo le donne, lo chiamano per nome, Gianfranco o addirittura Gianfranchino. La cosa non smette mai di suscitare perplessità in Corto. Lo studio del Bestia è inquietante fin dall’ingresso, che sembra un’agenzia di spionaggio sovietica o israeliana. Dentro un ammasso intricato di fili, mensole sovraccariche di pezzi ormai non più identificabili e giacenti li chissà da quanto tempo perché coperti da un notevole strato di polvere. Nello studio del Bestia, il protagonista vivrà momenti fondamentali per la vicenda. Proprio al Bestia, per confermare la sua grande sensibilità, tocca il compito di tirare le fila di quella storia nella scena finale; vorrà pur dire qualcosa.



Infine il salone di Rodin, Romano Dinelli, barbiere, ma anche e soprattutto artista dei carri del carnevale. Il soprannome è geniale, come sempre: acronimo e riferimento al grande scultore. Il salone non è molto ben frequentato e non gode di ottima fama: a parte non meglio identificati clienti, vi stazionano alcuni vecchietti, che Corto, con un linguaggio politicamente corretto, definisce “non clienti” o “finti clienti” incartapecoriti, “dalle facce sgherre”, magari calvi, che non hanno alcun bisogno delle sue prestazioni. Corto vi entra invariabilmente per farsi dare una sistemata alla chioma fluente, lunga e arruffata prima della partenza di ogni crociera, ma vi entra anche, ora con fare mellifluo, ora fin troppo deciso per attingere informazioni: si sa che in tutto i saloni dei barbieri le notizie circolano.
Tutti questi luoghi saranno fonte preziosa di informazioni utilissime al nostro detective.
Ma all’inizio si diceva che la vicenda si svolge anche ben lontano dalla Versilia, in Spagna, precisamente a Valencia, in occasione delle regate di Coppa America, e a Barcellona. Oscar ci accompagna a visitare luoghi particolarmente rappresentativi di queste città, ma non con il tono freddo e anonimo di un manuale turistico, bensì li descrive sempre e soltanto per quello che quegli scorci contano per la vicenda e per il protagonista.

 









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