giovedì 18 gennaio 2018

Una tranquilla provincia criminale (IV)


 Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti  della "provincia liquida" italiana

 (IV)

Varese (I) 





Nel 1987, in quel di Varese, Lidia Macchi fu massacrata a coltellate, ci son voluti 30 anni per arrestare un credibile colpevole... ma sarà lui? Scrivo e pubblico questo post con la convinzione che Stefano Binda sia innocente... il tempo, lo so, mi darà ragione!


"La provincia cova sonnolenta le sue malefatte", scrisse tanti anni fa Mario Soldati. Più seguo i delitti di provincia e più sono convinto che avesse ragione. Io, nei miei gialli, mi sono ispirato alla metafora della gora o del laghetto. La provincia è liquida: ci tiri un sasso s'alzano onde, le rane si zittiscono, poi le onde si ammortizzano sulle rive erbose e le rane riprendono il loro gracidare, ma non parlano del sasso: tutto tace.
A distanza di anni, nonostante tutto, la provincia continua a sorprendermi. Quasi due anni fa appresi con stupore pari alla meraviglia, la notizia dell'arresto di un compagno di scuola della ragazza uccisa quasi trenta anni prima in un bosco nei pressi dell'ospedale dov'era andata a trovare un'amica ferita in un incidente stradale.


Cosa successe allora
Il 5 gennaio 1987 Macchi, studentessa di Giurisprudenza all’università Statale di Milano, era andata a trovare un’amica ricoverata all’ospedale di Cittiglio, in provincia di Varese.
Doveva tornare a casa per cena a Casbeno, un quartiere di Varese dove abitava coi suoi genitori, ma non si fece vedere. L’amica ricoverata raccontò che Macchi era uscita dall’ospedale alle otto e dieci. Il padre di Macchi ha raccontato che la sera del 5 gennaio cercò l’automobile di sua figlia nel parcheggio dell’ospedale, ma che non la trovò.
Il giorno successivo circa un centinaio fra amici, compagni scout e membri di CL (Comunione e Liberazione) organizzarono una ricerca per trovare Lidia nelle strade fra Varese e Cittiglio.
Il corpo di Macchi venne ritrovato il 7 gennaio nel bosco di Sass Pinì: era riverso accanto alla sua Panda, coperto da cartoni e parzialmente svestito. Più tardi la procura stabilì che Macchi era morta nella notte fra il 5 e il 6 gennaio dopo aver ricevuto 29 coltellate.

30 anni dopo


Stefano Binda, il sospettato (è ancora in corso uno zoppicante processo), è stato individuato grazie a una lettera anonima (una poesia dolente) che allora era stata recapitata ai genitori di Lidia. Confrontata con una cartolina postata di recente, gli inquirenti hanno stabilito che la grafia coincide e che lui (Stefano) è il colpevole! 


Si tratta del teorema indiziario de "Il postino suona sempre due volte!". Riporto la foto della lettera con composizione poetica, che arrivò ai familiari il giorno del funerale di Lidia. Come c'era da aspettarsi su questo manoscritto si sono fiondati come avvoltoi sedicenti psico grafologi e criminologi di dubbia fama, ma che ostentano odiosa sicumera!


Prima di continuare è meglio premettere subito che ci sono alcune cose che non quadrano.
1. La sadica vessazione di un sacerdote che al momento del delitto fu trattenuto in interrogatori interminabili. Lo sputtanarono e nonostante il rilascio "immacolato" fu costretto a trasferirsi altrove. 
2. L'incriminazione del già pluriomicida (delitto delle mani tagliate) che, bastava ben indagare, non c'entrava un tubo (metafora impropria perché non era idraulico, ma imbianchino).
3. Che il presunto omicida, ora arrestato, ai tempi del delitto non sia mai stato considerato dagli inquirenti.
4. Che si sia fatto grande spreco di soldi per analizzare tracce organiche (anche del dna) e liquidi seminali degli abitanti del luogo.
5. Perché non si è indagato sui compagni di scuola. Una lettera scritta a mano è facile da raffrontare con compiti in classe, sono conservati in archivio per cinque anni e  a volte le professoresse ( a distanza di così poco tempo) possono ancora avere dei pacchi di compiti "prove d'esame" in casa.
6. Perché la lettera anonima non fu, allora, resa pubblica?

7. Infine perché mobilitare una compagnia di genieri sminatori per cercare, 30 anni dopo, oggetti metallici in un parco dove si fanno pic nic?
Alla prossima.

 
 

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