sabato 17 febbraio 2018

Il Gufo Giallo (114)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 113

L'interrogatorio

  di  Liad Shoham 
Giano-i libri della civetta

 

 

Un noir a Tel Aviv

L'ho scoperto grazie alla Guida d'Israele del Touring Club! Sono stato più di due settimane in Israele con soggiorno a Tel Aviv.  In aereo, tornando in Italia, l'ho notato tra i libri consigliati. Dopo giornate intense e interessanti da turista pendolare (Gerusalemme, Haifa, Acri, Tiberiade, Gerico ...) m'era restata la voglia di conoscere meglio Tel Aviv, bellissima, incredibile e piacevole città "aperta". Ho scoperto un autore di grande qualità.

 

La trama
Il commissario Eli Nachum, della polizia di Tel Aviv, è un vecchio segugio che, consapevole del suo buon fiuto, non può imparare trucchi nuovi. E' uno di quelli di vecchio stampo (alla Maigret), che lavora di riflessioni, d'intuito e di abili interrogatori (da cui il titolo).  Ma anche se è meno acuto di Jules, è molto, molto tenace. E' un cane che sa seguire le tracce, che sta dietro al suo uomo senza mai mollare la pista. Più che un vecchio cane, un mastino incarognito dall'esperienza.
Ma le cose cambiano, così come i tempi e il ritmo della città. La polizia di Tel Aviv è entrata nel nuovo secolo fatto di statistiche, percentuali d’arresti e casi chiusi in fretta, perché il contribuente sta a guardare e pretende risultati rapidi che non pesino sul budget. Quando a Nachum viene affidato un caso di brutale stupro, la pressione dalle alte sfere è tale, che il commissario infrange troppe le regole per ottenere una confessione dall'unico sospettato e un’identificazione dalla ragazza stuprata. Pressione su pressione, schiacciati da questo peso insostenibile, tutti gli attori di questa tragedia commettono errori gravissimi, che si ripercuoteranno sull’indagine.
Nachum, il vecchio mastino, è un uomo con un suo codice morale in un mondo che cambia e che delle sensazioni di pancia non sa che farsene. Ci vogliono fatti, e soprattutto procedure inattaccabili in tribunale, altrimenti salta tutto. Purtroppo siamo nell’epoca di CSI e non di Maigret. Quest’uomo di granito, inamovibile è pronto a schiacciare Ziv Nevo, il sospettato di stupro oltre ogni ragionevole dubbio, con un interrogatorio degno dei più duri film noir. Ma Ziv Nevo è colpevole? Lo è d'avvero?
Tecnica narrativa
La struttura narrativa è sapientemente condotta. Il lettore è guidato, con ritmo stringente, a condividere e covare tutti i dubbi dei protagonisti. Soprattutto del presunto colpevole: non possiamo fare a meno di studiarne la reticenza sospetta, lo sguardo basso e colpevole, le sue cattive scelte. Dal caso di stupro si allungano però tentacoli oscuri ancor più inquietanti, che affondano in qualcosa di molto peggiore.
L’interrogatorio è un noir, condotto da thriller, di ottima costruzione, in cui tutti gli attori sono tridimensionali e convincenti. Dal giornalista galoppino un po’ fallito, al suo editore sopra le righe ma con un ruolo interessante nel meccanismo della storia, alla donna pubblico ministero costantemente in lotta contro la malavita israeliana. Ognuno di loro è ben disegnato, completo, accattivante nella sua umana imperfezione. Facile affezionarsi a dei personaggi così vivi.
Le vicenda si "rivela" con sapiente dosaggio attraverso i vari e diversi punti di vista dei  personaggi: vediamo il sospettato con gli occhi del poliziotto, e vediamo il poliziotto un po’ torturatore con lo sguardo terrorizzato del sospettato che difende la propria innocenza e il proprio angosciante segreto.

Vediamo dall’interno i dubbi del pubblico ministero, il suo contrattare una pena con pessimo stile da Gran Bazar (o da Carmel Market, tanto per restare in loco!), ci immedesimiamo nella moglie del sospettato, nella sua rabbia e nella sua disperazione, ma non solo.
Una storia narrata da molte angolazioni e prospettive diverse (Nachum, il giornalista, gli avvocati, il presunto stupratore, la vittima), che potrebbe essere ambientata in una qualsiasi grande città, se non ci fossero dei particolari sopraffini, sapientemente dosati; solo chi conosce l'ambiente israeliano può apprezzare e sentirne la sapidità: l’irraggiungibilità di un difensore per via dello  Shabbat, l’esperienza comune a tutti del servizio militare, la pitta da farcire per strada e i breve excursus nei Territori Palestinesi, una specie di Terra di Nessuno anche per i criminali israeliani.
Una gradita piacevole sorpresa, un romanzo molto ben narrato, stringente e introspettivo, che si fa fatica a smettere di leggere, coinvolgente e con pochi elementi superflui.

Voto ****/5

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