Lo “sbirro” nel genere giallo
Storia e fenomenologia del detective pubblico ufficiale
nella letteratura, nella TV e nel cinema di genere
(9)
I figli e i nipoti del “piccolo grande tenente”
Gli anni ’70 iniziano con il tenente Sheridan che
imperversa in TV. Sono più di dieci anni che lo fa, ma solo allora ci si
accorge che ha “sparigliato” il gioco. Non si sa niente della sua vita privata:
gli autori, ispirandosi all’hard boiled “de’ noantri” si sono dimenticati di Maigret!
Il poliziotto americano diventa presto virale; da sceneggiato tv
cresce a film tv, originale la trama, la sceneggiatura e la produzione: solo il
bianco trench è prodotto in UK!
Più di venti anni dopo rimetterà le cose a posto Salvo
Montalbano. Sì, ma in venti e più anni cosa è successo?
Intanto in USA, sfoggiando un “quasi
trench” tutto
ciancicato, ha enorme successo il tenente Colombo. Affermanmdo d'aveve
una moglie sagace che mai si vede e mostrando un cane bolso, smitizza la
polizia
dell’Universo Mondo, tenente Sheridan
compreso. Il candido trench non basta a proteggerlo!
Impossibile clonare Colombo, ma Loriano Macchiavelli
tira fuori dal suo cappello magico Sarti Antonio, brigadiere prima, sergente
anche, ispettore poi.
Sarti Antonio (è di rigore declamare prima il cognome)
ha successo in libreria e, un po’ dopo, di più, grazie al bravissimo Gianni Cavina
anche in TV. A riguardarla oggi l’interpretazione di Cavina è grandiosa, il suo
under statement è graffiante: è corrosivo come vetriolo. Inimitabile e ben
sopra il manierismo bonariamente pissero del tenente Colombo. Macchiavelli,
tempo prima del Sarti non ne poteva più: lo sopprime. Antonio non Riposa In
Pace. Il successo TV arrivato nel’91 è strabordante: Loriano è roso dall’invidia, non potendo uccidere
Cavina (di cui tra l’altro è amico) decide di far resuscitare il suo
personaggio. Così, mentendo sulla ragione profonda, si confessò: mai fidarsi di
un autore malevolo verso il suo personaggio!

“Come i miei
numerosi e affezionati lettori sanno, Sarti Antonio, sergente, è morto il 3
aprile 1987. Quello che non sanno è che l’ho ucciso io. Erano le 15 e 30
e il suo cadavere era sul mio tavolo da lavoro, la testa fracassata da una
pallottola di P38. E come potevo uccidere un dannato questurino nato negli anni
feroci della P38 se non con una P38? La fine che meritava. Dal 1974 aveva
viaggiato nelle pagine di chissà quanti romanzi e racconti, si era guadagnato
la simpatia e la stima (o solo la comprensione?) di tantissimi lettori in
Italia e fuori, molti dei quali sono convinti di averlo incontrato per strada
almeno una volta. Nelle università era entrato nelle tesi di laurea e nelle
scuole medie si era fatto un sacco di amici. Insomma, le cose gli andavano
bene. E andavano bene anche a me. Allora perché ammazzarlo? Perché compiere
l’estremo atto, il più odioso che un autore possa compiere sul proprio
personaggio?
Ho ammazzato Sarti Antonio perché non lo sopportavo più, perché sono riusciti a
farmelo odiare, perché mi hanno fatto capire il grande divario fra lui e i suoi
colleghi stranieri e infine perché turbava i sonni infantili della critica
specializzata di casa nostra.”

Come
accadde con Sherlock Holmes il personaggio di Sarti Antonio, "soppresso" dall'autore per biechi
motivi (in Stop per Sarti Antonio, Cappelli, 1987), fu poi, a furor di popolo (si mormora da parte di
voci maligni che Loriano sia stato aggredito per strada da un gruppo di virago
sessantenni) riportato in vita, grazie anche all’interessamento di Francesco
Guccini. Sarti Antonio, è entrato anche in un fumetto (Orient Express) con una
serie di avventure tratte dai romanzi. A ben considerare era facile sopprimerlo:
non teneva famiglia, solo un paio di sodali!
Nel
frattempo c’era stato il Maresciallo Rocca, amato, ma non alla follia forse perché
di mogli ne ha prese due (una, la Sandrelli, viene soppressa, lei consenziente).
Tre
anni dopo 1994 esce La forma dell’acqua, la prima indagine del Commissario
d’Italia: Salvo Montalbano. Ha una fidanzata, una villetta, una domestica, un padre
e un passato noto: da cui poi anche una seconda serie TV. Perfetto!
Cinque
dopo (1999) con Il ladro di merendine inizia l’immensa gloria di Zingaretti.
Tutto a posto, come all’inizio? No, in realtà qualcosa è cambiato.
Prima
gli resiste (e continua, nonostante l’età) un
prete (Don Matteo vince sul filo di lana
vince, puntata dopo puntata, la competizione con un altro illustre sbirro, il
Capitano Tommasi, col maresciallo Cecchini che tifa per il parroco e dà pure “aiutini”).
Dei due sbirri tutto si sa, vorrei vedere sono pure imparentati!
In tempi di magra va bene anche la nebbia del Po.È l'estate del 1989
quando il commissario Soneri inizia la sua prima indagine lungo le umide, nebbiose e piovose rive del fiume: siamo in quel di Ferrara. Schivo,
taciturno, segnato dalla vita: così lo descrive il suo creatore, Valerio
Varesi, affermando che aveva in mente Maigret, ma Jules è molto più solare e sereno! La tv, con la serie Nebbie e delitti del 2005, interpretata dignitosamente da Luca
Barbareschi lo ha fatto conoscere, ma non poteva competere con Don Matteo e Montalbano. In realtà è una bella fiction, con un'atmosfera singolare, non risaputa, anche se durante la storia a vote la si perde. Forse si prende troppo sul serio: manca un Catarella o un maresciallo Frassica!
Arrivano
poi anche nuovi sbirri: Rocco Schiavone,
Montalbano da giovane, il commissario Maltese, il commissario Manara e tanti
altri, come ho detto, troppi.
Per
concludere. Dopo Sheridan (che tra l’altro americano è) gli sbirri italiani diventano
familiari, addirittura con famiglia, alcuni (a modo loro) “buoni” e addirittura
umani.
Non credo che questo viraggio seppia sia stato spontaneo. I brutti fatti
della Diaz lo testimoniano. Credo anche che ci sia una precisa volontà politica
e istituzionale tesa a far recuperare, dopo le cariche della Polizia nel ’68 e nel
’77, un rapporto di fiducia che andava svanendo. Speriamo che questa mia visione
sia solo quella di un cinico pessimista. “Tiremm innaz!”.
FINE
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