lunedì 26 marzo 2018

Donne detective (1)


Questa volta lasciamo indagare le donne!
Donne detective nella letteratura, nel cinema, nella Tv e nei fumetti di genere giallo e noir
  "Intuito femminile è come penna su freccia: porta al bersaglio"(Charlie Chan). 
(1)

Le precorritrici


Non pensiate, dopo una sola passeggiatina nella Parigi del re Sole, di essere già arrivati alla porta del cottage di Miss Marple per una tazza di te.


Prima dobbiamo occuparci di tre + tre sue progenitrici. Per far questo, dopo un salto di due secoli letterari (ma solo di 25 anni editoriali) ci fermiamo al 1864 ed entriamo nella storia del giallo. Sì, la Signorina De Scudéry è preistoria: ella non sapeva andare in velocipede! Attrezzo invece molto comodo (anche se appariscente) per seguire e spiare la gente.
La Londra del diciannovesimo secolo non era Chicago che si preparava a ospitare Al Capone. Anche se c'erano centinaia di biciclette era più propensa e più adatta a Jack lo Squartatore. Nella metropoli vittoriana (allora la città più grande del mondo) le donne della classe media non si impegnavano in quelle che erano viste come "attività poco femminili". C'erano molti lavori che una donna semplicemente non  poteva pretendere di fare perché erano considerati inadatti alle sensibilità femminili più fini. L'idea che una donna fosse coinvolta nelle tenebre dell'identificazione di un criminale deve essere sembrata un'idea sovversiva, adatta a  una persona radicale, divergente e avventurosa. E anche "filo suffragette"!



Nell'epoca vittoriana, funestata da terribili serial killer (non solo Jack!), la Polizia aveva il suo bel da fare.


Non solo i poliziotti erano considerati inefficienti, ma anche ottusi e prepotenti. Accanto a loro, a salvare la situazione, occorreva un uomo geniale:   uno Sherlock Holmes!
Le donne, spesso vittime dell'assassino di turno, semplicemente non facevano (non potevano fare) quel genere di cose. Eppure, nel 1864, per la gioia di uomini e donne, due autori maschi, quasi in contemporanea, pubblicarono romanzi con protagonista una detective donna.



The Female Detective di Andrew Forrester è del 1864, ma è stato ripubblicato dalla British Library nel 2012.


William Stephens Hayward, pochi mesi dopo, pubblica, sempre nel Regno Unito, Revelations of a Lady Detective.
Evento importante:   quello di Hayward è il terzo romanzo mai pubblicato con una detective femminile. 
3) La Signora Paschal è l'eroina di Hayward   Vedremo più avanti il suo "carattere".
Taglio caratteristico dei romanzi dell'epoca, The Female Detective presenta un numero di casi diversi, ciascuno dei quali è narrato in prima persona da Miss Gladden stessa. Lei usa, senza esitazioni, metodi simili a quelli dei suoi colleghi maschi, esaminando accuratamente la scena del crimine, cercando indizi e impiegando abilità e sotterfugi per raggiungere i suoi scopi; cercando nel frattempo di nascondere le sue tracce e la sua identità agli altri. (Si tenga conto del fatto che siamo ben 23 anni prima che Sherlock Holmes cominci ad indagare facendosi pagare!).




2)   Miss Gladden, temibile prima detective femminile della narrativa britannica, è ricomparsa in libreria (per merito della British Library)  dopo  150 anni dalla stampa. Non dimostra gli anni che si porta sulle spalle.
Narrato da Miss Gladden, che viene spesso definita G.,  il romanzo vede la "Lady detective" ispezionare scene del crimine in incognito, rintracciare gli assassini e risolvere misteri mentre cerca di nascondere la propria identità agli altri. Un mistero nel mistero.
Fino all'inizio del '900 ci sono stati solo due autori che hanno utilizzato una donna come detective. Ce lo dice la British Library che ha fatto ricerche accurate nelle biblioteche del contado inglese alla ricerca di volumi gialli dimenticati sotto la polvere.  Come sottolinea Miss Gladden, "I criminali sono sia maschi  che femmine, anzi, la mia esperienza mi dice che quando una donna diventa una criminale è molto peggiore della media dei suoi compagni maschi, e quindi ne consegue che i detective necessari dovrebbero essere di entrambi i sessi.
Più tardi, afferma anche che: "Senza entrare nei particolari, il lettore comprenderà che la donna detective ha opportunità molto più grandi di un uomo di indagare nell'intimo, e di tenere gli occhi su questioni vicino alle quali un uomo non potrebbe convenientemente  soffermarsi".
Il direttore del team per la ricerca testi della British Library, sostiene che il romanzo è "molto raro", con solo poche copie elencate nelle biblioteche di tutto il mondo. "Sentivamo che il primo romanzo in assoluto con un detective femminile professionista meritasse di essere di nuovo stampato perché di grande interesse per i lettori.  Ha, a ben diritto, il merito di essere l'inizio di una tradizione ricca e continua nella letteratura criminale dei detective donna".
Andrew Forrester è lo pseudonimo di James Redding Ware, autore di una serie di altre storie poliziesche.  Sembra, dal testo, che Forrester abbia scelto   una protagonista femminile, per far capire chiaramente che era convinto che le donne avessero maggiori possibilità di conquistare la fiducia degli altri e quindi di ottenere maggiori informazioni.   Secondo lui   le donne erano probabilmente più fidate dei detective maschi, ma ricorda che in quel momento non c'erano detective ufficiali in Gran Bretagna, quindi col personaggio donna stava esplorando un nuovo territorio. La divisione investigativa di Scotland Yard aveva infatti solo 20 anni.
Forrester, come accadeva allora, potrebbe aver attinto a casi reali. Nel suo romanzo,   in un caso, ha adattato un famigerato omicidio stradale di un bambino che riempì le prime pagine per giorni e giorni.   
La signorina Gladden,   è altrettanto geniale, determinata e adattabile come le sue controparti maschili, forse anche di più. È disposta ad affrontare gli uomini anche nelle circostanze più difficili, quindi in questo senso può sembrare molto moderna, ma non assomiglia alla signorina Marple.



Passiamo alla signora Paschal. E' una delle "persone temute", ma poco conosciute, chiamate detective femminili. Lavora per il colonnello Warner della Polizia. Uomo deciso,  dalla fronte sporgente,  che sa davvero come gestire una sessione informativa e dare fiducia alla sua collaboratrice:
"Molto bene!", esultò il colonnello Warner, "L'incarico che propongo per voi è scoprire dove, e in che modo, Lady Vervaine ottenga i fondi che le consentono di portare avanti la carriera, lo splendore e la ricchezza di ciò che supera quello di un principe del sangue reale durante l'età augustea della Francia, quando Luigi XIV diede un esempio di stravaganza che fu seguito fino alla  propria rovina dalla nobiltà dissoluta, che circondava le vie dei luoghi, e affollava i salotti dei suoi palazzotti di campagna. State ben attenta, mi raccomando, là fuori!
Fortificata da queste dure parole, la signora Paschal si avventura nel mondo del crimine.  Warner mostra di riporre tutta la sua fiducia su di lei, e tanto le basta.  In effetti la Paschal ha una buona opinione di se stessa: "Il mio cervello è vigoroso e sottile ... Ero ben nata e ben educata... possiedo tensione nervosa e forza d'animo ... astuzia e sicurezza."
Ha davvero bisogno di tutte queste qualità, la Paschal, mentre affronta alcuni terribili nemici nel corso delle sue avventure. I suoi avversari sono un miscuglio di aristocratici corrotti,  rapinatori di banche, unificatori carbonari italiani di lingua inglese, suore malvagie, religiosi laidi, artisti di spettacoli dal vivo, l'enorme moglie di un mercante di maiale e burro, avvocati biechi, gemelli malvagi e postini lacchè. Non ha paura di rimanere bloccata, è determinata. Adotta  l'approccio di "non prendere prigionieri" che ricorrerà decenni dopo ai tempi della guerra fredda con Mike Hammer, il più duro dei duri.
Alcune minitrame.
In The Secret Band  si trova aggrovigliata e infrenata in un'organizzazione clandestina di esuli carbonari italiani.   trova una bella intesa col capo, Zini, con il suo "sguardo accigliato e le sue narici tremanti", ma nonostante la sua ammirazione per lui, deve procedere risoluta.
In The Lost Diamonds  aiuta  il Duca di Rustenburgh a recuperare il Blo-y-Diamond (giocandolo più come se fosse stato scoperto in una miniera gallese che comprato dal "re di Delhi"), liberando di conseguenza un innocente dal erroneo arresto. Non è tutta azione, però: le storie hanno anche un lato sentimentale.



4) Loveday Brooke, la terza detective viene un po' dopo, dopo Sherlock. Quando ormai il movimento delle Suffragettes si era affermato e ingrandito. E' una donna a scriverlo: Catherine Louisa Pirkis. Il personaggio si chiama Loveday Brooke. Il romanzo The Experiences of Loveday Brooke, lady detective fu pubblicato verso la fine dell'era vittoriana nel 1893.  

L'autrice Catherine Louisa Pirkis, al di la della trama gialla, fa un'analisi profonda e una riflessione generale sulla sostenibilità del ruolo di detective da parte di una donna.  


Il libro è ricco di illustrazioni, come era ormai diventato una moda. Ciò   sbalordisce di più leggendo le avventure di Loveday è il fatto che lei raramente si prende il merito di aver risolto un caso, lasciando invece i riflettori ai professionisti della polizia (cosa che certamente non vediamo in nessuno degli altri romanzi su detective donne).
In queste storie, non è il tribunale, ma il detective, spesso in incognito, a garantire la giustizia   che la società, spesso, non riesce a fornire. Sebbene questi libri con "detective femminile" siano stati scritti da due uomini e il terzo da una donna, non è un caso che  siano stati prodotti durante il periodo in cui il divorzio è diventato possibile per le normali coppie della classe media. Le prime corti di divorzio civile inglesi furono aperte nel 1858, quando c'era un acceso dibattito pubblico sulla mancanza di potere legale delle donne sposate e sulla loro vulnerabilità verso i mariti che controllavano la loro proprietà e la custodia dei figli. I personaggi della signora Paschal, della signora Gladden e di Loveday Brooke  mostrano una pulsione a correggere errori che svela  la    mezz'età "vittoriana" delle protagoniste.




Credo che la decisione della Pirkis di fare questa scelta sia essenzialmente mirata a riconoscere tutto il duro lavoro e l'intelligenza usata da Loveday per arrivare a una conclusione corretta. E' come se la Pirkis lasci  che la sua eroina si spinga così lontano prima di essere costretta ancora una volta alla sottomissione. Si potrebbe sostenere che questo sia intenzionale; forse la protagonista sente che il suo lavoro è finito quando passa il suo risultato alla polizia.
Dopo la lettura rimaniamo con un carattere minimale in quanto non veniamo mai a sapere molto sulla Loveday. Credo sia una mossa intenzionale, permettendoci di apprezzarla davvero come detective in primo luogo piuttosto che una donna che ha assunto il ruolo. 
Ma il discorso non si chiude qui,ci sono altre tre donne detective da raccontare.



 

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