Questa volta lasciamo indagare le donne!
"Intuito femminile è come penna su
freccia: porta al bersaglio"(Charlie Chan).
(7)
Le sbirre (II)
Il Comandante
Florent
Isabelle Florent,
una donna complessa, completa e sensibile, nasce in Francia e in TV. Sembra che le serie poliziesche francesi non abbiano
avuto in passato un buon seguito in
Italia. Ipnotizzati dai detective statunitensi, all'inizio gli italiani non
hanno saputo apprezzare gli eroi venuti
d’Oltralpe: recentemente un attore del calibro di Bruno Cremer col suo magnifico
Maigret ha subito varie traversie di
palinsesto su Rete4; meno male che La7 ha saputo rivalutarlo. Da tempo vanno in
onda, sempre su La7, repliche (molte e reiterate) de Il commissario Cordier,
ma è sintomatica la destinazione che le reti offrono alla produzione francese: audience
femminile e “anziana” per eccellenza, quella, per capirci, che è pure
destinataria di pubblicità Kukident, pannoloni, protesi per l'udito e
montascale.
Stessa sorte per
Il comandante Florent (peraltro intitolato in patria più incisivamente Une
femme d’honneur) che a solo vederla, la comandate, può attizzare anche gli anziani che hanno
ormai raggiunto la pace dei sensi.
Arrivò dalla Francia con pregevoli credenziali (30 film tv dal 1996,
successo di pubblico sempre crescente, al centro della storia una donna
interpretata dall’affascinante attrice quarantenne Corinne Touzet), fu
dirottata su Rete4 al mercoledì sera: ma, a differenza dei suoi colleghi
transalpini, sempre grazie a La7, sembra
che la "sbirra" francese abbia scalfito il muro d’indifferenza del
pubblico italiano.
Il comandante Florent infatti presenta una serie di caratteristiche che
sconvolgono piacevolmente le nostre abitudini televisive, tra una non
dirompente novità e un caldo e benefico déjàvu. Molto bravi i comprimari, nel recitare
nel rendersi credibili.
Il personaggio offre vari spunti e sfaccettature per l'agile sceneggiatura. Isabelle Florent,
divorziata con figlio, prende servizio nel dipartimento della Yonne, in
Borgogna, in una caserma di Gendarmerie, l’equivalente francese dei nostri
Carabinieri (anzi, a dire il vero, la Benemerita fu creata nell’Ottocento dai
Savoia modellandola sul corpo di polizia francese). Anche lì c’è rivalità con
altre forze dell’ordine (la polizia); e la tranquilla routine di piccoli furti
e astuti appostamenti con l’autovelox può essere drammaticamente interrotta da
omicidi, rapimenti, fatti di sangue.
Fin qui si respira
un’aria familiare: ma laddove in Italia si vira verso la commedia (vedi come
esempio Il maresciallo Rocca di Gigi Proietti), qui si mantiene un
ammirevole equilibrio tra elementi delittuosi (e relative indagini) e momenti
privati (la crisi matrimoniale, poi rientrata, dell’aiutante della Florent,
Rivière; la discreta corte dell’altro collaboratore, Roussillon; la morte di
una recluta; il ritorno di fiamma tra la Florent e un capitano della Brigata
Fluviale di Strasburgo) che si alternano, sulla più congeniale lunghezza dei 90
minuti, favorendo un minimo di approfondimento psicologico.
Certo, c’è sempre
in agguato il pericolo della lentezza, delle cadute di ritmo (quelle che noi
italiani etichettiamo come tipiche, appunto, dei prodotti francesi); e la
protagonista, benché splendida sia in uniforme (passano in rassegna tutte le tenute:
campagna, parata, ufficio...) sia in alcuni
travestimenti (peraltro improbabili da femme fatale in un night club), non
regge come presenza scenica se messa a confronto col nostro mostro sacro
Proietti: viceversa dà dei punti alle nostre carabiniere televisive non meno
dotate fisicamente (ma io preferisco di gran lunga Corinne!), ma non molto
espressive (lei invece fa pure teatro!).
Grazia Negro
(Almost Blue)
Grazia Negro nasce col romanzo Almost Blue di Carlo Lucarelli, sedicente
scrittore e pervicace presentatore televisivo. Autore segugio (dotato di
notevole fiuto per il business) si era gettato, nel 1997, nel ricco bacino
letterario dei serial killer, ideando un assassino che uccideva le sue
vittime e quindi ne prendeva per qualche giorno le sembianze, continuamente
alla ricerca di una sua identità.
Ricalcando gli stili e le caratteristiche del romanzo
di genere statunitense, su tutti la serie con protagonista Hannibal Lecter,
Lucarelli adatta la caccia al serial killer, di cui grazie al Mostro di
Firemze si parlava allora anche in Italia, al nostro paese, non senza evidenti
stonature e stecche vere e proprie. Protagonista della vicenda è l'ispettore Grazia
Negro, una piccola poliziotta di origine pugliese che inizia una caccia
serrata all'Iguana, soprannome del serial killer protagonista di questo
primo romanzo.
Visto il successo ottenuto, Lucarelli, sempre devoto al
fiuto, pensa bene di proseguire la serie, prima con Un giorno dopo l'altro,
con il titolo e le atmosfere malinconiche "ispirate" all'omonima
canzone di Luigi Tenco, quindi con il "prequel" Lupo mannaro.
Tre i romanzi e tre storie ora nell'ordine cronologico
interno.
Nel complesso, anche per colpa di alcune scene
abbastanza scontate e molte (troppe) concessioni al genere, la serie di tre
romanzi è poco credibile nel suo essere calata nel contesto nazionale, alla
fine, per l'eccesso di "effettacci stile CSI" la figura di Grazia negro svanisce nel nulla come il sale nell'acqua
appena si alza il bollore.
Lolita
Lobosco
Lolita Lobosco, imbarazzante Commissario in servizio alla Questura
di Bari, sezione Omicidi, irresistibilmente antipatica. Spesso innamorata senza costrutto, uno spregio per l'essere femminile.
L'improbabile "butirròsa" Lolì si divide tra le investigazioni, i pericoli del
mestiere e la variopinta vita privata, fatta di cenette al lume di candela,
manicaretti afrodisiaci, amori dal sapore adolescenziale, amicizie non sempre innocenti e maldicenze a tutto
spiano. Insomma un personaggio che è meglio perdere che trovare!
Il commissario Lolita Lobosco, creatura letteraria di
Gabriella Genisi, è presentata come la versione femminile di Montalbano! Basterebbe
questa affermazione per arrestare e dare l'ergastolo a tutti i membri dalla casa
editrice, autrice compresa che l'ha avvallata e forse (legittima suspicione) suggerita.
Nelle varie indagini ci sono: l’ambientazione
meridionale (macchiettistica), il panorama mozzafiato sul mare (ma Raguasa è
altra roba: qui sono cartoline colorate a posteriori), la lingua umettata dal dialetto (non diciamo fesserie: il
linguaggio di Camilleri è frutto di approfondite ricerche!), il buon cibo
casalingo (Niente arancini: non c'è Adelina!), la mancanza di fortuna con l’altro sesso (ma
Salvo si astiene!).
Minicitazioni
Per
dovere di cronaca, ma forse nemmeno dovrei, due citazioni che potete subito dimenticare ...
Christine von Borries, ci propina, come camomilla, il
personaggio di Irene Bettini, una
agente del Sisde. Il suo libro più famoso, aggettivo improprio, ha come titolo Fuga
di notizie.
Adalgisa Calligaris
Adalgisa è la protagonista inventata da Alessandra Carnevali.
Insicura sul piano sentimentale, ma perfetta su quello professionale. Non ve la raccomando.
Gentilissimo, grazie
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