mercoledì 23 maggio 2018

Seriali si nasce... e io lo nacqui!


La difficile arte della serialità
Da Salvo Montalbano a Rocco Schiavone, tutti hanno bisogno dei consigli di Snoopy, il cane di D'Artagnan

Riflessioni surreali sulla serialità. Totò, soprattutto nei primi film (tanti) era una maschera del teatro classico. Quindi un universale, ergo un seriale nato! Non rispondeva: "Seriale sarà lei, s'informi!".
Ci gongolava, endava in sollucchero, perché sapeva di venire dopo Dumas, ma prima di Snoopy. Non venite a dirmi che D'Artagnan non aveva un cane, semmai un cavallo! Dumas non parla del cane, ma c'era, e si chiamava Snoupì, con l'accento sulla "i"!

Vi spiego. L'aspirante moschettiere è, per sue doti caratteriali ed esistenziali, personaggio seriale, Snoopy, che di problemi di carattere ne ha da vendere, è il Re indiscusso dei personaggi seriali. E' anche aspirante scrittore e quando non riesce neppure a iniziare con "Era una notte buia e tempestosa..." ci fa tanta tenerezza.

Piccola premessa teorica. Un  racconto  seriale  può  essere  di due  tipi. Nel primo la storia si suddivide in parti separate e consecutive per far venire al lettore la voglia di continuare (parlo del feuilleton: romanzo che usciva su un quotidiano o una rivista, a episodi di poche pagine ). Nel secondo si  ripete   un  modello,  uno  schema,  una  struttura  narrativa sviluppando variazioni e sfumature. 





La  seconda  modalità  è  forse  la  più   antica:  deriva  dal  meccanismo  di  comunicazione  orale  del  racconto  e  può  essere   identificata  già  nella  fiaba,  nel  racconto  mitologico,  nei  cicli  omerici,  nelle  saghe   nordiche,  nei  cicli  cavallereschi  medievali,  nell’epica  rinascimentale  (e  oggi   nella  paraletteratura,  nelle  saghe  cinematografiche  e  nelle  serie  televisive  a   episodi) e nei fumetti a strisce.

 




La  prima  emerge  soprattutto  nei tempi moderni (apice nel 1800)  ed  ha  come  tratto   distintivo  la  pianificazione  della  suddivisione  in  unità  discrete,  pubblicate  a   intervalli  di  tempo  regolari, come appunto I tre moschettieri. Se ci pensate bene D'Artagnan appartiene a tutte e due le modalità: si merita un cane come Snoopy!

In  entrambe  le  sue  forme,  con  le  infinite  ibridazioni  possibili,  la  serialità  è   stata  adottata  da  tutti  i  generi  e  da  tutti  i  media:  dal  fumetto  al  cinema,  dalla   radio  alla  televisione,  dai  videogiochi  al  web. La verità è che la serialità è l'evoluzione adulta della ripetitività della fiaba. La serialità ci mantiene fanciulli. E' per questo che piace tanto.  


La  serialità  è  “contagiosa”:  passa  da  un  mezzo  di  comunicazione  ad  un  altro,   dall’oralità  alla  scrittura,  dalla  scrittura  ai  media  tecnologici. Colpische gli intellettuali alla pari degli analfabeti.  
In  "buona sostanza"   la  serialità  è democratica,  intermediale  e  interculturale,  perché  appartiene  sia  alla  cultura  di   élite  che  alla  cultura  popolare  (e  spesso  mette  in  contatto  culture  diverse  tra  loro   mediante  i  meccanismi  delle  comunicazioni  di  massa),  perché  coinvolge  logiche   di  creazione  innovative  e  allo  stesso  tempo  logiche  di  mercato,  perché  i   meccanismi  della  ripetizione  o  della  successione  che  la  regolano  possono  essere   allo  stesso  tempo  molto  semplici  quanto  estremamente  complessi  e  raffinati,  e   migrano  da  un  medium  ad  un  altro  con  estrema  facilità.  
  

Il  racconto  seriale,  soprattutto quando è giallo, noir o thriller,  crea  una  complessa  interazione  tra  narrazione e   attribuzione  autoriale,  spesso annulla la  separazione  tra  autore  e  fruitore, annulla la  compiutezza  e  a   volte  perfino  la  conoscibilità  di  un  universo  narrativo  che  può  espandersi  fino  a  diventare  incontrollabile. Charlie Chan ne è un esempio:  arrivò al cinema, alla radio, ai fumetti, in teatro fino a contagiare Hollywood.


Detto questo, era importante farlo, vediamo di dare, per bocca di Snoopy (personaggio seriale, e autore d'incipit "bloccanti") qualche consiglio agli aspiranti autori seriali. Non andate a cercare consiglio in rete. Nel web ci sono i consigli,in abbondanza, ma sono offerti da: sedicenti agenti letterari (la mossa successiva è offerta di pubblicazione a pagamento!), sedicenti editor (spero abbiano la laurea, ma hanno copiato da internet la tesi!), sedicenti autori con varia esperienza di pubblicazione (andate a controllare le case editrici: le trovate sulle pagine gialle sezione tipografie!) o cialtroni che vogliono spillarvi i soldi dal cassetto (non il manoscritto!).

Così parlò il Grande Piccolo Cane:


0. Se è il primo romanzo di una storia che prevedi sarà seriale prepara bene i caratteri dei personaggi e solo dopo un po' pensa alla trama.





Disse a Snoopy il gatto del vicino: "La salsiccia è cibo seriale. Per cui, quando scriverai i seguiti, abbi sempre la regola del macellaio: "Le salsicce devono essere tutte diverse e tutte eguali!". 


In altre parole:

1. Rispetto per il lettore ultimo arrivato:

a. ripetere alcuni elementi essenziali per descrivere i personaggi

b. dare tutti gli elementi necessari a comprendere l'evoluzione dei personaggi;


2. Rispetto per il lettore che c'è fin dall'inizio:

a. non dilungarsi in tediosi riassunti

b. non dilungarti sulla descrizione dei caratteri: usa i dialoghi per farli intuire




3. Ricerca l'equilibrio stilistico tra il punto 2. e il punto 3.


4. Rispetto per i personaggi:

a. Non far loro cambiare troppo carattere e vita. Nel reale non succede così,

b. Falli agire e chiacchierare in pace, sanno loro, meglio di te, cosa dire e soprattutto, cosa possono fare.


5. Rispetto per se stessi: sei un autore non svenderti a idee editoriali perverse. Ce ne sono di tutti i tipi, troppo lungo l'elenco!
Lezione di scrittura gentimente offerta dallla premiata ditta:

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