martedì 22 maggio 2018

Una tranquilla provincia criminale (XV)


 Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti  della "provincia liquida" italiana


(XV)
Napoli (II)
Un caso incredibile

Il colpevole innocente.

Dalla scoperta dei tre cadaveri il tempo passa. La stampa cerca lo scandalo ma trova pochi appigli.

La poliziaa nicchia. Se la "Scientifica" poco poté fare, le indagini non scientifiche invece procedono.  Sulla base delle dichiarazioni rilasciate da un testimone e di altri elementi indiziari (tra cui, una ferita sulla mano compatibile con un morso di cane), queste portarono all'arresto il 25 marzo 1976 e alla condanna all'ergastolo in primo grado di Domenico Zarrelli il 9 maggio 1978 (accusato d'aver compiuto la strage perché in preda a un raptus dopo essersi visto rifiutare la richiesta di un prestito di denaro dalla zia Gemma). 

Successivamente seguendo l'iter processuale, fu assolto, con formula piena, dalla Corte di cassazione il 9 gennaio 1984 e in via definitiva il 18 marzo 1985. 


Non era finita: nel 2006 risarcito dallo Stato per danni morali e materiali con un milione e quattrocentomila euro!
Tuttora il coltello da cucina usato nel delitto e la coperta utilizzata per soffocare il cane della famiglia sono custoditi nell'Ufficio Reperti del Tribunale di Napoli dell'ex Tribunale di Castel Capuano e nel 2013 sono stati esposti per la prima volta al pubblico nell'esposizione temporanea, allestita all'interno del Tribunale, "Corpi di reato". Purtroppo (per probabile contaminazioane) divennero così inutilizzabili per successive indagini scientifiche.

Nuove indagini con il ricorso del DNA

 

Nell'ottobre 2011 il Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo, in seguito a un esposto in cui venivano indicate informazioni utili al rinvenimento di alcuni reperti presso gli archivi del tribunale, ha disposto nuove analisi scientifiche tra cui quella dell'impronta genetica.
Tra i reperti ritrovati negli archivi ci sono un bicchiere usato, alcuni mozziconi di sigaretta, e un asciugamano macchiato di sangue che, a seguito delle analisi effettuate dalla Polizia Scientifica, risultano presentare tracce di origine biologica incompatibili con i profili delle vittime.
Il 28 agosto 2014 viene diffusa la notizia secondo la quale le analisi scientifiche effettuate sui reperti avrebbero dato come risultato l'individuazione del profilo genetico di Zarrelli. 
Nonostante la conferma dell'identificazione, in base al principio del NE BIS IN IDEM (non due volte per lo stesso reato), Zarrelli non potrà incorrere in un nuovo procedimento penale. Non sapremo mai se sia lui il vero colpevole, intanto lui, ogni tanto rilascia interviste alla Rai.

(XV - segue)
 

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