martedì 31 dicembre 2019

Porte chiuse (4)


Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!


Parte 4
 
Dai racconti al romanzo


Seguendo il sentiero di ricerca e scoperta indicatoci dagli  infidi   accademici ci imbattiamo nel primo romanzo dedicato al mistero della Camera Chiusa:  The Big Bow Mystery (1891 – Il grande mistero di Bow) un giallo  stile commedia, scritto da Israel Zangwill.
Il merito (se di merito si tratta) di Zangwill, autore assai meno geniale di zio Edgar,   è di aver ideato un delitto della camera chiusa con una soluzione razionale: una vera e propria sfida all’intelletto. Secondo me l'idea dello scimmione è invece geniale!

Questo metodo sarà spesso imitato (ma anche sviluppato) negli anni a seguire da vari autori. Mi piace citare il romanzo Maschera Bianca, del 1930, di Edgar Wallace.



Un altro buon esempio è    il racconto (ma di racconto si tratta!)  Il diario della morte, del 1929, di Marten Cumberland). Lo potete trovare nella raccolta mirata Delitti impossibili dalla copertina è involontariamente ridicola.


Ritorniamo a Zangwill.  Nel capitolo quarto  propone una serie di soluzioni al mistero della stanza chiusa a chiave, una specie di conferenza che precede di 44 anni quella ben più famosa (c'è Gideon Fell che la tiene: tanta roba! Grasso soprattutto) di John Dickson Carr in The Three Coffins (1935 – Le tre bare).




L’uso (quanto mai noiso) di proporre varie soluzioni alternative al mistero, utilizzato da Zangwill, anticipa anche molti celebri libri della Golden Age del giallo classico, come ad esempio Il caso dei cioccolatini avvelenati di Anthony Berkeley. Sapore e odore di mandorle amare? No, di muffa stagionata!
Zangwill scrisse in solo due settimane il romanzo (e si vede!). La giusta punizione: fu pubblicato a puntate sullo Star, il quotidiano della sera di Londra, come dire "potevi anche prenderti più tempo e fare di meglio!". Nonostante tutto The Big Bow Mystery ebbe subito un enorme (per me incredibile) successo, tanto che numerosi lettori scrissero al quotidiano, proponendo una loro personale soluzione all’enigma della camera chiusa. Il romanzo apparve in volume l’anno successivo.

Curiosità.

Da The Big Bow Mystery sono state tratte due versioni cinematografiche:
The Perfect Crime (1928), diretta da Bert Glennon e quasi venti anni dopo The Verdict (1946, La morte viene da Scotland Yard) diretto da Don Siegel con Sydney Greenstreet, Peter Lorre e Joan Lorring. Greestreet e Lorre scaldavano i muscoli per girare, l'anno dopo, Il Mistero del falco! Altra roba e altro genere.
Per oggi basta, alla prossima: ne scopriremo delle belle!
 

lunedì 30 dicembre 2019

Porte chiuse (3)


Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!


Parte 3

Edgar Allan Poe e il primo racconto della “camera chiusa”


I delitti della Rue Morgue di E. A. Poe, pubblicato nell’aprile 1841 sul Graham’s Magazine di Philadelphia, è considerato la prima “camera chiusa”. Tutto inizia da un articolo di giornale. Il protagonista, il Cavaliere Auguste Dupin, leggendo un articolo su La Gazette des Tribunaux, che descrive il ritrovamento dei cadaveri di Madame L’Espanaye e della figlia in una casa della Rue Morgue, s'incuriosisce.  Decide d'indagare, in accordo con la polizia che brancola nel buio, e riuscirà  a svelare il mistero di un delitto impossibile:  la camera è completamente isolata dall’esterno, tranne che per un camino, troppo stretto perché vi possa passare un uomo.
Con questo racconto, Poe inventò un nuovo genere letterario, il poliziesco, e allo stesso tempo un suo sottogenere, quello dell’enigma della Camera Chiusa.  
Di conseguenza la nascita del poliziesco coinciderebbe con la nascita dell’enigma della camera chiusa. In realtà non è proprio così. Esistono, oltre ai due casi storici citati, altri dei precedenti. Ma come fa l'autore a confezionare la storia?



La ricetta narrativa è semplice. Si prende un morto e lo si piazza in modo che, praticamente, nessuno possa averlo assassinato. Particolari che accrescono il mistero: quanto basta!
Gli ingredienti a contorno di una simile trama, rivenduta all’epoca come moderna enigmistica pura, venivano da lontano. Dal tenebroso e inquieto e perverso popolare del romanzo d’orrore gotico; e si era diffusa poi, in modo virale, nei pamphlet a dispense che alla fine del secolo distribuivano emozioni sensazionali.


Secondo accreditati storici della letteratura di genere giallo (ma non fidatevi troppo degli accademici!), l’invenzione dell’enigma della camera chiusa spetterebbe a Sheridan Le Fanu. Nel 1838, scrisse il racconto gotico A Passage in the Secret History of an Irish Countess (pubblicato anonimamente sulla Dublin University Magazine: anche lui accademico?). In questo racconto, un uomo viene trovato morto, apparentemente suicida, dentro ad una stanza impenetrabile e chiusa a chiave dall'interno.

La porta è chiusa a doppia mandata dall’interno e, a rafforzare il concetto del fatto,   la chiave è ancora infilata nella serratura. La finestra, anche se non è stata bloccata all’interno, è chiusa: un particolare sconcertante per un normale detective, visto che non esistono altre vie di uscita dalla stanza oltre alla porta. La finestra si affaccia  su un cortile intorno al quale sorge  l’abitazione.  A questo cortiletto un tempo si arrivava mediante un’arcata e uno stretto passaggio che si trovavano nella parte più vecchia del quadrangolo, che però successivamente erano stati chiusi per precludere ogni via di ingresso e di uscita.
Non è finita: bisogna esagerare! La stanza si trova  al secondo piano, e l’altezza della finestra, per giunta, è considerevole; infine, il davanzale di marmo è troppo stretto per consentire a qualcuno di passarvi sopra, se la finestra è chiusa. Vicino al letto sono rinvenuti trovati due rasoi di proprietà del morto, uno dei quali per terra, ed entrambi sono aperti. L’arma con cui erano sono inferte le ferite non è nella stanza, né vengono trovate orme di piedi o altre tracce dell’assassino.



Come avrete inteso A Passage in the Secret History of an Irish Countess propone un vero e proprio enigma della stanza chiusa, tre anni prima de I delitti della Rue Morgue. Il racconto di Le Fanu, però, non è un vero poliziesco, fa piuttosto parte, con tutta una collezione di elementi inquietanti,  del genere horror psicologico.
Come vedete non c'è da fidarsi degli accademici: sono sempre in gara tra loro e spesso, troppo spesso, fanno a chi la spara più grossa. Alla prossima!



 

domenica 29 dicembre 2019

Porte chiuse (2)


Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!
 Parte 2

Questi enigmi della stanza inaccessibile, tanto apprezzati nella seconda metà dell'ottocento, vengono da molto più lontano! Ecco alcuni dei primi "vecchi assai" esempi di misteri misteriosi della Camera Chiusa.



Molto prima che Edgar Allan Poe pubblicasse nel 1841 I delitti della Rue Morgue, il delitto impossibile, commesso all’interno di una stanza sigillata e impenetrabile, aveva affascinato scrittori e lettori per la “magia” e il “mistero” che lo circondano.
Perché si sviluppò, e crebbe,  intenso, il morboso interesse per tale forma di giallo? Credo sia per il fatto che la stanza chiusa evoca il mistero ancestrale, ovvero il mistero della magia, stimola l'amigdala. Nel leggere un giallo impostato su una stanza chiusa, il lettore entra in un mondo che rievoca un possibile fantastico spettacolo magico: esseri umani passano attraverso le pareti, si infilano attraverso il buco della serratura e svaniscono, come bolle di sapone mentre si librano leggere nell'aria. E non solo: si apprendono e si sperimentano effetti magici e si prova pure soddisfazione ad essere ingannati da metodi magici.


Era il tempo dei grandi illusionisti. Si ricordi che in quegli anni una delle magie più apprezzate del "mago" Harry Houdini era uscire da un baule ferrato chiuso (dall'esterno)!
Vale allora la pena citare, come antenati dei delitti commessi in camere chiuse dall’interno,  due famosi esempi antichi.

Daniele e i sacerdoti di Bel (dalla Bibbia)
I Babilonesi veneravano il dio Bel e gli offrivano una quantità esorbitante di cibo: nella fattispecie: dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino.



Daniele, il profeta, abituato a sfidare il pericolo (leoni ad esempio!), irride pubblicamente questa credenza, sostenendo che una statua non può mangiare.
Ciro il Persiano, re dei babilonesi, gli risponde che Bel è vivo, e la dimostrazione è il fatto che mangia e beve le offerte che vengono lasciate nel tempio.
I sacerdoti, sfidati da Daniele, propongono di sigillare il tempio e di porre dentro le vivande per il Dio Bel. Se al mattino esse saranno state consumate, Daniele sarà messo a morte altrimenti saranno uccisi tutti e settanta i sacerdoti (Settanta: ex ladri di galline  affamati!). Daniele, dopo che i sacerdoti si sono allontanati, alla presenza del re, fa spargere dai servi della cenere sul pavimento (Lo stratagemma è usato anche da Paperino per smascherare i nipotini Qui, Quo, Qua!). Il mattino dopo, quando il tempio viene aperto le offerte sono sparite. Daniele fa, però, osservare che sul pavimento ci sono le impronte di uomini, donne e pure ragazzi (I sacerdoti dunque tenevano pure famiglia!). Viene così scoperto un passaggio segreto, attraverso il quale i sacerdoti accedevano al tempio.

Questo plot di racconto, in cui il crimine sembra sia stato commesso da esseri soprannaturali e incorporei (in questo caso il Dio Bel), sarà sviluppato soprattutto da John Dickson Carr, Clayton Rawson e Hake Talbot.

Il ladro con la testa mozzata (Novella di Erodoto)
Il faraone Rampsinito si fa costruire una camera di sicurezza in pietra per la sua immensa ricchezza.




Il costruttore disonesto, però,  dispone uno dei massi di pietra in modo che possa essere rimosso con facilità. Prima di morire, il costruttore rivela il segreto della pietra mobile ai suoi due figli, i quali iniziano a rubare parte dell’enorme tesoro. Rampsinito, accortosi di essere derubato, fa disporre delle trappole. Quando uno dei due fratelli viene catturato da un laccio, l’altro convince l'accalappiato a farsi tagliare la testa, per evitare che possano risalire anche a lui.
Il fratello si lascia convincere e l'altro, cinicamente, si allontana portando via la testa. Il faraone scopre così nella stanza sigillata un cadavere senza testa. Cadavere che poi viene sottratto con destrezza alla gogna pubblica. Il Faraone decide allora di mandare la propria figlia in un postribolo  dove deve chiedere a tutti i clienti di raccontarle la loro azione più intelligente e scellerata. Dovrà bloccare quello più coinvolto nei fatti. Il ladro, intuita la trappola, taglia il braccio ad un morto e si reca dalla figlia del re. La ragazza, dopo aver ascoltato il racconto di quanto accaduto nella stanza sigillata, cerca di trattenerlo, ma lui le fa afferrae il braccio del cadavere e fugge.
Il re colpito dall’intelligenza del ladro, gli promette, se si costituirà, non solo l’impunità ma anche grandi doni. Rampsinito, ormai rincoglionito, gli da anche in moglie la figlia!




A questo antico racconto si ispirerà Robert Arthur Jr. per il suo piccolo capolavoro La 51a stanza sigillata (The 51st Sealed Room fu pubblicato per la prima volta sull'E.Q.M.M. - Ellery Queen Mistery Magazine - nell'ottobre del 1951), in cui ritroviamo sia la testa mozzata che l’espediente (simile) per uscire da un luogo ermeticamente chiuso.
Credo che abbiate già un'idea sul motivo che non mi fa gradire questi racconti, ma c'è altro: alla prossima!