Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!
Parte 5
Non voglio infierire sugli accademici ma devo dire che anche
sul primato di The Big Bow Mystery ci
sono ragionevolidubbi. Balzac, infatti, al termine di Splendeurs et misères des
courtisanes (1847), narra di
una vittima in una stanza chiusa a chiave dal di dentro.
Restando in Francia è da ricordare anche il romanzo Les
Mohicans de Paris (1854) di
Alexandre Dumas, in cui il poliziotto Jackal spiega come una ragazza è stata
rapita da una stanza in cui porte e finestre sono chiuse dall’interno.
Andiamo avanti.
Nel 1862, Thomas Bailey Aldrich fu il primo americano a
scrivere un poliziesco dopo Edgar Allan Poe, Out of his head. In
realtà solo alcuni capitoli del romanzo sono dedicati all’indagine poliziesca, e guarda
caso proprio relativa all’enigma della stanza chiusa.
Il ballerino Mary Ware viene trovato morto, con la gola
tagliata, in una stanza chiusa con la chiave all’interno della serratura. Tutte
le finestre sono chiuse e non c’è altro ingresso nella stanza.
E' opera ormai dimenticata dal grande pubblico, secondo gli
accademici (sempre loro!) ha il grande pregio di essere l'esempio più
accattivante di romanzo poliziesco in
cui il protagonista non è solo il detective ma (spoiler tardivo!) anche
l'assassino, nel senso che il detective stesso è responsabile dell'omicidio
commesso. Una bella bufala insomma!
Per onestà intellettuale bisogna osservare che nei romanzi
di Balzac, Dumas e Aldrich troviamo sì l’enigma del delitto impossibile
commesso in una stanza chiusa, ma le indagini non sono al centro della trama e
soprattutto: non sono due romanzi polizieschi.
Esiste, per fortuna, un romanzo di Eugène Chavette, sconosciuto
qui in Italia, La Chambre du crime (1875), che è a tutti gli effetti un
poliziesco. Il romanzo di Chavette, ispirato ad una storia vera e ambientato
nella Parigi del 1840 circa, racconta la storia di una coppia che scompare
improvvisamente da un appartamento, in cui vengono trovate tracce di sangue. Il
giudice incaricato delle indagini sospetta che il marito abbia ucciso la moglie
e poi sia fuggito, ma la stanza della donna è chiusa dall’interno e non vi è
traccia del cadavere. La Chambre du crime è quindi il primo vero romanzo
poliziesco dedicato all’enigma della camera chiusa, circa 16 anni prima della
pubblicazione del ben più famoso The Big Bow Mystery (1891) di Israel Zangwill.
Abbiamo messo un punto fermo!
La sfida intellettuale della “camera chiusa”
Con la "camera chiusa" la sfida intellettuale che
è alla base di ogni buon poliziesco classico, ossia scoprire chi è l’assassino, viene
oscurata da un’altra sfida, molto più affascinante e appagante: scoprire come
sia riuscito ad uscire l’assassino, lasciando chiuse tutte le porte e le
imposte.
Fondamentale è che lo scrittore non inganni il lettore
usando passaggi segreti o finte pareti. Lo scrittore deve essere leale con il
lettore (lo regolamentò poi S.S. Van Dine), pur giocando con la sua
intelligenza.
A quei tempi gli amanti del giallo si cimentavano con
l’autore in uno scontro che è più vecchio di quello di Edipo con la signora (o era un signore?) Sfinge (ma si
ricordi anche la Turandot): la soluzione di un enigma. Il resto è contorno, più
o meno importante. Meno male che in USA qualcuno già bolliva le uova più del dovuto!
Non ci meravigli che anche lo scrittore di avventure fantastiche
Jules Verne, forse pressato dal suo editore, scrisse un brutto poliziesco, Un dramma in Livonia (pubblicato nel
1904), che proponeva un mistero della camera chiusa. Verne trasse spunto dal
celebre caso «Dreyfus», che aveva sconvolto la Francia dal 1894 al 1902.
Non poteva mancare Conan Doyle che fece cimentare il suo
Sherlock Holmes nella sfida dell’enigma
della camera chiusa: The Speckled (1892, La banda
maculata).
Nel duello fra "il detective maximo" e il lettore ancora
una volta il tema della stanza tutta chiusa al cui interno giace il cadavere
costituisce una sfida affascinante: mette in gioco sia l’intelligenza
dell’investigatore e quella del lettore intento via, via che scorrono nuovi indizi
a formulare delle ipotesi. Con Holmes abbiamo il trionfo, ma forse anche il
limite (credo che Conan Doyle l'abbia fatto di proposito!) evidente di questo sotto genere poliziesco, il
suo essere nella sostanza solo un exploit intellettuale!
A cavallo di fine secolo '800 (età vittoriana), la "camera
chiusa" fu sviscerata in migliaia
di modi, e la casistica del delitto impossibile all’interno di una stanza subì
infinite variazioni: vittime al centro di distese di neve o sabbia intatta;
ambienti limitati e isolati come manieri, antiche biblioteche, abbazie, treni,
aerei, navi. Il fatto che l’omicidio avvenga in uno spazio chiuso o ristretto e
il numero limitato di sospettati rende ancora più intrigante il puzzle che deve
essere risolto. In questi ambienti chiusi, fondamentali sono le abilità logiche
dell’investigatore.
La limitatezza degli ambienti e dei percorsi temporali entro
cui si svolge una vicenda poliziesca non può che giovare, in definitiva, alla
stessa bontà del suo esito. C'è su questo una vasta tradizione che va dalla
Philosophy of Composition di Edgar Allan Poe alle pratiche letterarie di Arthur
Conan Doyle. E il giallo, soprattutto quello classico, ha molto profittato
degli ambienti chiusi: treni, aerei, navi, case isolate dalla neve.
Voglio bene a zia Agatha, ma questo è il romanzo più brutto (per
me) da lei scritto: Dieci piccoli indiani. e sono brutti pure i film da esso tratti.
Nei casi della camera chiusa lo scrittore spesso amplifica la
tensione, generata dagli spazi limitati, creando situazioni di confinamento
forzato (isole circondate da mari in tempesta, aerei ad alta quota, traversate
in mare, un treno che mai si ferma...).
È il caso del romanzo più ingiustamente celebrato della Camera Chiusa, Ten little niggers,
(Dieci piccoli indiani) di Agatha Christie.
La situazione è forzata, violentata dieri. Dieci persone
vengono invitate, da un misterioso signor Owen, a soggiornare a Nigger Island,
una piccola isola al largo della costa del Devon. L’assassino, fin dall’inizio,
tramite la sua voce registrata su un grammofono, accusa i dieci ospiti di aver
commesso crimini che la giustizia non ha potuto punire. Intrappolate
sull’isola, le dieci persone iniziano ad essere uccise a una a una, seguendo le
rime di un’antica odiosa filastrocca.
In questo caso, è l’isola stessa la camera chiusa, in quanto gli ospiti non
possono comunicare con la terraferma e non hanno alcuna imbarcazione a
disposizione, e chi arriverà sull’isola, il giorno dopo, troverà dieci piccoli
indiani assassinati e dovrà risolvere il mistero di come l’assassino è riuscito
a fuggire dall’isola.
Tralascio, anche di citare, i film... per carità di patria!
Nessun commento:
Posta un commento