mercoledì 20 maggio 2020

COVERMANIA XXIII


COVERMANIA
 Un lungo affascinante viaggio dalle regioni del noir ai territori del west
XXIII 
Wyatt Earp nel cinema: le locandine dei film

Wyatt Earp

La figura di Wyatt Earp, forse il più famoso sceriffo del west, ha ispirato numerosi registi che hanno girato film western (e non) incentrati sulla sua complessa figura. Un uomo della frontiera, dai mille mestieri, discusso e discutibile, ma un gigante.
Non cito le serie fiction TV, non tutte sono infatti citabili!

Wild Bill Hickok
    Wild Bill Hickok, film western muto del 1923 di Clifford Smith, primo film dove compare il personaggio di Wyatt Earp, anche se in un ruolo marginale, e unico film prodotto quando egli era ancora in vita. Non sono riuscito a trovare la locandina, vi propongo una foto del vero personaggio principale.

    Law and Order, film western in bianco e nero del 1932 di Edward L. Cahn, primo film a rappresentare la sparatoria all'O.K. Corral. La locandina è persa, ma c'è una foto dell'OK Corral.


    Frontier Marshal, film western in bianco e nero del 1934 di Lewis Seiler, ove George O'Brien interpreta un personaggio di nome "Michael Wyatt";

    Gli indomabili (Frontier Marshal), film western in bianco e nero del 1939 di Allan Dwan, ove Wyatt Earp è interpretato da Randolph Scott;

    Tombstone, the Town Too Tough to Die, film western in bianco e nero del 1942 di William McGann, ove Wyatt Earp è interpretato da Richard Dix;

    Sfida infernale (My Darling Clementine), film western in bianco e nero del 1946 di John Ford, ove Wyatt Earp è interpretato da Henry Fonda;

    Winchester '73, film western in bianco e nero del 1950 di Anthony Mann. Il paese dove si svolge il torneo per aggiudicarsi il fucile Winchester è proprio sotto la tutela dello sceriffo Wyatt Earp che fa il giudice della gara di tiro. Come si dice "un cameo"!
    Wichita, film western del 1955 di Jacques Tourneur, ove Wyatt Earp è interpretato da Joel McCrea. Uno dei primi dove si vede il tiro a due mani!

    Sfida all'O.K. Corral (Gunfight at the O.K. Corral), film western del 1957 di John Sturges, ove Wyatt Earp è interpretato da Burt Lancaster. Un classico.

    Il grande sentiero (Cheyenne Autumn), film western del 1964 di John Ford, ove Wyatt Earp, in una parte non di protagonista, è interpretato da James Stewart;

    L'ora delle pistole (Hour of the Gun), film western di John Sturges (1967), ove Wyatt Earp è interpretato da James Garner;

    Doc, film western del 1971 di Frank Perry, ove Wyatt Earp è interpretato da Harris Yulin;

    Intrigo a Hollywood (Sunset), film-commedia del 1988 di Blake Edwards, ove Wyatt Earp è interpretato da James Garner. Per chi non lo sapesse Wyatt aveva fatto anche il consulente cinematografico sulle scene di sparatoria!
    Fievel conquista il West (An American Tail: Fievel Goes West), film d'animazione del 1991, in cui il "personaggio chiave" è lo sceriffo Wylie Burp, evidente citazione a Wyatt Earp. Tralascio la locandina.

    Tombstone, film western del 1993 di George P. Cosmatos, ove Wyatt Earp è interpretato da Kurt Russell: credibile... ma non fa dimenticare Jena Kid!!!
    Wyatt Earp, film del 1994, di Lawrence Kasdan, ove Wyatt Earp è interpretato da Kevin Costner. dettagliato e preciso: perciò parecchio noioso, anzi pallosissimo!
    Pallottole cinesi (Shanghai Noon), film western-comico del 2000 interpretato da Jackie Chan e Owen Wilson: nella scena finale del film Roy O'Bannon (Owen Wilson) dichiara che il suo vero nome è Wyatt Earp. Tralasciamo per carità di patria.

    Wyatt Earp - La leggenda (Wyatt Earp's Revenge), film del 2012, di Michael Feifer, Wyatt Earp è interpretato da Shawn Roberts nell'anno 1878 e da Val Kilmer nel 1907. Nel film, in un'intervista concessa ad un reporter, Earp ripensa al suo passato. Poca emozione, molta storia.

    Tombstone Rashomon, film western del 2017 di Alex Cox. Senza gloria! Da non vedre e dimenticare subito!

(XXIII - Segue)



 
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giovedì 14 maggio 2020

COVERMANIA XXII

COVERMANIA
 Un lungo affascinante viaggio dalle regioni del noir ai territori del west
XXII
Ormai avrete capito che sono appassionato di copertine, cover, locandine e manifesti. Sabato mattina, ben attrezzato (mascherina e guanti), sono andato a fare un giro "interessato" ad un mercatino di libri e fumetti usati. A dire il vero ero interesasto ai fumetti, ma mi accompagnava un amico esperto: lui è  collezionista di gialli e di magazine (meglio se con fanzine!) anni venti e trenta.  Volevo approfittare di lui per risalire alle fonti segrete (ma non troppo) del giallo. Era già davanti alle bancarelle, "vieni con me", mi ha portato a un banco e si è messo a trattare il numero uno de Il cerchio verde (vedi sotto più avanti). 
Si è sentito chiedere “non trattabili” 650,00 euro (un anno fa erano 530,00!). In tempo di crisi epidemica ci aspettavamo meno. Non ci siamo neppure sognati di comprarlo, ma è stata l'occasione di far quattro chiacchiere col venditore, davvero esperto, appassionato e rigoroso nel rispettare le distanze.  
Mi sono segnato alcuni nomi e qualche data, poi sono corso a casa e ho fatto una ricerchina. Ecco qua il risultato.
Nel 1929 la Mondadori inizia la pubblicazione de I romanzi gialli (Solo nel ’46 diventeranno I gialli Mondadori). Di seguito i primi tre numeri. Si noti l'assenza del cerchio, nei primi è un esagono, brutto e un po' invadente. Il cerchio verrà dopo, se andate avanti capirete perché. Come vedete si parte alla grande.



Il confronto non regge: il colore giallo è molto più accattivante!
n.1:  S.S. Van Dine – La strana morte del signor Benson (1926)
n.2: Edgar Wallace – L’uomo dai due corpi (1922)
n.3: R, L. Stevenson – Il club dei suicidi ( 1878)
Nel 1935 la Mondadori decide di avviare anche un magazine: Il cerchio verde. Durerà solo fino al 1937, non rimarrà che un cerchio rosso a caratterizzare i gialli! Sotto il primo quotatissimo numero (quello che ho visto era in condizioni migliori!). Racconto clou: Il fantasma dell’americana.
n.1: Il cerchio verde
Poi l'evoluzione che porterà al "Giallo Mondadori" come l'abbiamo conosciuto noi.


n.37, anno II: Il cerchio verde
n.38, anno II: Il cerchio verde 



Nel 1935 esce Orient Express, da Charlie Chan siamo arrivati a zia Agatha! A dire il vero la scritta in testata "Poirot sempre più in gamba", fa un po' sorridere. Oggi nessuno la scriverebbe. Come vedete ormai il "giallo Mondadori" è definito, Il cerchio non è più verde e il cerchio rosso è elemento stabile della copertina.


Non dimentichiamoci del Commissario Maigret
Belli, ma se volete far acquisti chiedete prima un mutuo, ve lo consiglio!

(XXII - segue)

mercoledì 13 maggio 2020

Intervista al seriale


Sono un serial thriller!
Intervista a un autore seriale
Lo scorso ottobre, Helen e Demetriu, due sedicenti giornalisti, mi hanno bloccato nella Pineta di ponente di Viareggio mentre pedalavo tranquillo sulla mia Atala black bike, modello anni '50.  Costretto su una panchina davanti ai campi da tennis ho dovuto rilasciare questa orrenda intervista! Solo dopo lunga trattativa (quattro cecine e due pizze… per non parlar della birra) ho ottenuto il file con la registrazione dell'intervista. Ve la ripropongo trascritta tale e quale.

INTERVISTA
H+D: Confessa, sei uno scrittore seriale!


Oscar: Lo ammetto, e non è solo un fatto statistico (quattro personaggi con più di venti titoli!)... è che mi piace esserlo!
H+D: E... non te ne vergogni?

Oscar: Questa poi! Allora Dante che ha scritto una trilogia? Si dovrebbe vergognare pure lui?
H+D: Che c'entra l'Alighieri?
Oscar: Tre tomi con gli stessi due personaggi principali e un'unica donna, Beatrice. Se non è seriale questo!
H+D: Lasciamo stare Dante, che è meglio! Spiegaci perché si diventa autori seriali.
Oscar: Due i motivi principali. Il rifiuto dell'incompiuto, l'economia dell'impianto e il sindacato dei personaggi. Vi spiego. Confesso di essere un autore che toglie più che mettere. Tra l'altro per evitare pagine di descrizioni metto figure all'inizio di ogni capitolo. Purtroppo quando termino un romanzo mi accorgo che "forse avrei dovuto dire di più"! Su questo fanno leva le richieste "sindacali" dei personaggi. Davanti a queste io cedo. Allora entra in gioco un ragionamento gretto: se faccio un sequel questo mi costa almeno la metà di un nuovo romanzo con personaggi nuovi. Capite ora?

H+D: Intendi l'economia di aver già il contesto, la location, la carta d'identità e il profilo dei personaggi? Come esempio sarebbe più pertinente Corto maltese che Dante Alighieri.
Oscar: Proprio così, ma citare Dante fa più colpo! In più ci sono i lettori che nella serialità entrano con meno fatica. Sono abituati al racconto reiterato delle favole, alle strisce dei comics… sono insomma pronti!
H+D: Saranno anche esigenti.
Oscar: Stranamente esigenti e anche stranamente pignoli. Come i bambini quando racconti loro le novelle. Bisogna stia attento alle loro storie personali precedenti, purtroppo io, a volte, non sempre tendo a dimenticarmene… sapete non rileggo mai i miei romanzi e allora…
H+D: Non rileggi! Ma come?
Oscar: No, non rileggo. Che senso avrebbe dopo un anno o due? Non riconoscerei la mia scrittura, magari mi potrebbe anche fare schifo. Meglio non rischiare… certo, a volte, mi capita di consultare, per non fare salti troppo bruschi o errori marchiani. Potete capire ho tanti personaggi sulla scena.


H+D: Pirandello ne aveva sei, tu quanti?
Oscar: Sì, sei! Un dilettante! Fatemi fare un conto, vi metto solo i principali e i comprimari ricorsivi… Diciamo tra i cinquanta e i sessanta
H+D: Poi ci sarebbero i saltuari…
Oscar: Quelli che appaiono una sola volta mi danno meno problemi. Il problema nasce se ho lasciato loro troppo spazio e vogliono ritornare in gioco, allora sono della peggiore specie.
H+D: Esigenti?
Oscar: Molto. Tornano e vorrebbero anche più spazio. Ma c'è un rimedio estremo.
H+D: Quale?


Oscar: Minacciarli di farli morire ammazzati!
H+D: E se non ubbidiscono lo fai?
Oscar: Certo!
H+D: Ma allora tu sei un serial thriller!
Oscar: Ebbene sì, ma sapreste quanto si campa meglio a far sopprimere un personaggio scomodo!

FINE




















giovedì 7 maggio 2020

INDAGINI SILENTI


ELEMENTARE WATSON!
130 indagini mute di  Sherlock Holmes
Secondo gli studiosi, gli storici contabili del cinema, furono prodotti, tra il 1903 e il 1925 circa 130 film basati sul personaggio di Sherlock Holmes. 
Un dato per me impressionante. Che però fa riflettere.
Sul mitico detective ci sono varie correnti di pensiero. Due le principali. 
a) E' un genio dalla logica sopraffina, secondo gli ammiratori. 
b) E' un pallone gonfiato e "parolaio" secondo i detrattori. 


Premetto che io, essendo fanatico ammiratore dello Sherlock interpretato dal grande Basil (vedi foto) seguo la prima. Scoprire che gli spettatori sono accorsi a vedere, vedere e basta (musichetta a parte) 130 film mi credere di essere dalla parte del giusto. Non solo mi fa pensare che la logica di Holmes non sia poi così astrusa come sostengono i maligni. Se la gente l'ha capita senza udire una parola... sì, è vero sto un po' barando: avevano quasi tutti letto i racconti!

Non troppo però. Facciamo una breve rassegna (oltretutto un gran numero di pellicole sono andate perdute) e scopriremo che ci sono anche testi che non sono stati creati da Conan Doyle. Il primo film, Sherlock Holmes Baffled, cioè beffato, superato in astuzia. Non si trattava di un racconto di Conan Doyle risale al 1903, durava 32 secondi e ovviamente era un film muto.

Fu realizzato dall'American Mutoscope and Biograph Company e proiettato dentro quel marchingegno rosso. L'attore, di cui riporto due fotogrammi è purtroppo sconosciuto.

Dal 1908 al 1911 sono prodotti altri 13 minifilm da parte di una società danese.

Il successivo ciclo arriva finalmente dal Regno Unito e vede un totale di 47 pellicole con Eille Norwood nella parte di Holmes.

Hubert Willise recitava in quella di Watson. Tutti i sopracitati sono produzioni canon, cioè basate sui lavori di Arthur Conan Doyle.

Una trama originale fu adottata dal   leggendario Buster Keaton, che creò un film dove un giovane artista cinematografico sogna di diventare un grande detective.




Sherlock Holmes è   del 1922  diretto da Albert Parker. Fu il film d'esordio di Roland Young e di William Powell.
John Barrymore è Holmes e    Roland Young fa Watson.
Basato sulla commedia Sherlock Holmes di William Gillette andata in scena a New York il 6 novembre 1899 e sui personaggi creati da Sir Atthur Conan Doyle.

mercoledì 6 maggio 2020

Un mestiere da amare


Il "Private Eye"
ovvero l'investigatore privato.
 
L'abito per fare il monaco: ovvero il kit del "duro"



In Italia di agenzie fox, volpe, segugio o lince ce ne sono tante sparse  per tutto il territorio. Una, in passato, era famosa, la dirigeva Tom Ponzi. Era bravo, si dava da fare, forse troppo, diventò scomodo: dovette scappare in Svizzera.  Quindi da noi o fai la fame o devi andartene!  

Sembrerebbe più facile fare il private eye anni '40 a Los Angeles o New York. Non è così! In verità è un duro lavoro e anche parecchio pericoloso. Deve pedinare, osservare nascosto nell’ombra, bluffare col sorriso sulle labbra mentre ha paura, incassare pugni e botte, simulare gentilezza quando vorrebbe tirar pugni … non è facile riconoscerlo. Ma, allora, come si fa a diventare detective negli anni dell’hard boiled?

Per sua natura è animale notturno. Vive sempre nel chiaroscuro. Facciamo luce e lasciamolo guardarsi allo specchio, anzi in una foto di famiglia!

Padre e figlio, tutti e due si chiamano Sam, hanno indagato a trenta anni  di distanza, uno in California e l'altro a Bologna, eppure si assomigliano!

Facile per un figlio ispirarsi al babbo. Ma   il "padre" prima di affrontare il mestiere non era nessuno! Per trasformarsi gli ci è voluto un kit: il kit del "duro". Non pensate, però, che l'abito faccia il monaco!

Un kit di strumenti, oggetti, gadget e facility. Ma si ricordi: è un gioco pericoloso!
Facciamo l'elenco dell'essenziale.
Una pistola: revolver o semiautomatica, a discrezione, secondo gusto o necessità.

Un cappello a larghe falde, di feltro grigio scuro. Utile per la pioggia e per nascondere gli occhi durante i pedinamenti.
Un ufficio nell'angiporto o in qualche zona economica. Importante la scritta sul vetro. Meglio con un'uscita di servizio su un vicoletto per evitare creditori, scagnozzi o clienti pallosi.
Una licenza da mostrare alla gente, ma soprattutto al poliziotto ostile. Si consigliano due copie: il poliziotto spesso la trattiene.
Un trench chiaro di foggia militare: spalline, lacci serramaniche, mantellina. D'ordinanza insomma!

Un vestito da "elegantone", di lino o di lana, gessato, per mostrare quello che non si è!... o quello che si sarebbe voluto essere. Doppiopetto nero gessato è perfetto!
Un'auto fuoriserie, meglio se cabrio. Necessariamente usata con qualche difetto di combustione, meglio se con un parafanghi ammaccato..

Una segretaria procace, ma va bene anche una matura che vi fa da vice mamma! Sì, perché, se volete far questo mestiere, non avete avuto un'infanzia felice!

Un passato oscuro difficile da (o far) dimenticare. Così il nostro detective, "segnato da un passato enigmatico è spinto verso un futuro da eludere; non  ha che una scelta: il presente dell’azione!"

Come vedete non c'è da spendere molto, di certo, dopo, c'è da sputare sangue e denti! E non coltivate la speranza d'uscire da quel tunnel!