martedì 2 dicembre 2025

Il Gufo Giallo 155

 

 


Il Gufo Giallo

recensioni di romanzi gialli

 

 

 


Dove si mangia la nebbia
De Bellis&Fiorillo
Piemme


Giudizio n 152


Al “Lector in Fabula” è vietato entrare!

In Lector in fabula, Umberto Eco analizzava il tema dell'interpretazione testuale come essenziale lavoro che è compito e costume  del lettore.  E’ assioma del saggio che il lettore non è mai ingenuo (nato ieri, altrimenti non saprebbe leggere)  e che cercherà sempre di mettere a frutto le sue esperienze di vita e le precedenti letture, il suo bagaglio esperienziale ed esistenziale, insomma! Il lettore si aspetta, nell’affrontare un romanzo (la fabula) una casistica di molto "non detto" e poco "già detto" che gli consenta una lettura particolare (la sua), insieme frutto della sua competenza e della "enciclopedia" di sensi epocali che cooperano per portare verso una direzione particolare di lettura.

Sono strenuo sostenitore di questa tesi e detesto le ridondanti descrizioni, sia dei personaggi che dell’ambiente. Ritengo che l’uso del non detto, faccia evitare il già detto. Si crea così uno spazio che il lettore può personalizzare, far suo, arricchendolo e rendendolo unico.

Ebbene, in questo romanzo mi sono subito scontrato con un eccesso di descrizioni dell’ aspetto dei personaggi, della loro gestualità,  degli ambienti… insomma tutto è talmente preciso che risulta impenetrabile: il lettore è costretto a restarne fuori.

Un esempio: "Era alto poco più di un metro e sessanta, un maglioncino a collo allto color senape sotto una giacca di lana marrone, pantaloni di velluto beige a coste, grandi occhiali spessi che coprivano il viso rubicondo dominato da un grosso naso a patata con qualche capillare rotto. Sotto il riporto biondiccio, c'era un uomo che senza dubbio  amava la birra..." Non credo che al lettore venga voglia di aggiungere il colore delle mutande! Lectori ingredi non licet!

Alla fine, il povero lettore, avrà anche letto un bel libro, ma non l’avrà fatto suo! Un bel danno!

Detto questo torniamo al libro, opear non trascurabile, ma, per onestà intellettuale, bisogna subito dire che De Bellis&Fiorillo, pur bravi e motivati, non sono paragonabili, neanche alla lontana, a Fruttero e Lucentini, che io, con infinita stima, amo chiamare La Premiata Ditta!

So che i due hanno scritto, e pubblicato, tre romanzi e forse il primo (questo si è involuto, chissà perché!) è già più leggero. Se qualcuno me lo presterà per un giorno darò un’occhiata alle prime cinque pagine (sono sufficienti per un giudizio sullo stile!), non lo leggerò, già è stato faticoso affrontare questo, e mi risulta meno quotato. Non sono un martire!

 

Vediamo insieme pregi e difetti (sì, perché come  afferma Osgood Fielding III a chiusura del film A qualcuno piace caldo:“Nobody is perfect!”)

Pregi:

La protagonista, Alida Savich(*): originale e credibile

La trama: solida

Difetti:

La Proceduralità dell’indagine: dettagliata e, come già detto appesantita, da un eccesso di particolari, di movimenti, di cose fatte. Se si cuoce una pasta non c’è bisogno di descriverne il modo di cucinarla, tipo ricetta Giallo Zafferano!

La protagonista, Alida Savich(*): studiata a tavolino con professionale accuratezza, da risultare tanto realistica da rendere credibile il nomignolo “mostrino”. “Nomen Omen” dicevano i latini… No, non è simpatica.

La mancanza di ironia: tutto è troppo serioso… perfetto sempre, ma a volte palloso. Soprattutto quando, per bocca dei personaggi, si esprimono pareri sulla realtà.

La lunghezza: eccessiva! 

 

Voto ***1/2/5 Potrà piacere a molti, ed è sicuramente un lavoro di pregio. Se il duo troverà un editor autorevole nell'imporre la giusta elisione ("Tagliate!"), potrà fare di meglio.

(*) Da qualche anno, in contrapposizione con i detective del giallo classico (superintelligenti, sagaci, con un passato rimarchevole,  solidi nel carattere e di cultura elevata) sono di moda detective sì intelligenti e sagaci, ma con un passato problematico e molta instabilità psicofisica. Esempi: Willander, Schiavone, Petra, e quasi tutti gli altri. Alida Savich mi sembra sia  stata costruita a tavolino, dopo attento progetto e circostanziata ricerca, prendendo le tessere meno usate del puzzle, ma... pur potendo selezionare e scartare li hanno usati tutti! Viene il sospetto che presto la vedremo in TV...

Il Gufo Giallo 154

 

 


Il Gufo Giallo

recensioni di romanzi gialli



 Sotto mentite spoglie
Antonio Manzini
Sellerio

 

Giudizio n 151

Ma si può: da 40-60 a 20-80!

Quando uno scrittore scrive per la TV (una produzione fiction in più puntate dai suoi romanzi)  ha ormai venduto l'anima al Diavolo! E' infatti subito costretto ad adeguarsi alla regola del 40-60! Che cosa orribile: il "40-60"!

Con 40-60 s’intende la formula narrativa delle fiction gialle Rai e altre reti) che bilancia elementi del giallo (40%) con elementi relativi alle vicende personali dei protagonisti (60%). Ai tempi del Commissario Maigret (Gino Cervi, anni ‘60) era 60-40, poi è degenerata.
Una quindicina di anni orsono Margherita Oggero (autrice dei gialli della Prof. Camilla Baudino) da me intervistata a un festival, si definì "solo" soggettista della fiction TV, mostrandosi molto critica sull’uso della formula da parte della Rai. Altri tempi!
Ho appena finito di leggere (fuori pioveva!) Sotto mentite spoglie, l’ultima indagine del Vice questore Rocco Schiavone . Non è stata un’impresa da poco: 546 pagine! Posso dire, ho fatto anche l’editor, che 450 sarebbero avanzate. Sicuramente ne avrebbe guadagnato il ritmo e la suspence.
Il caso che affronta Rocco è complesso e, devo dire, ben congegnato dall'autore, ma spesso ci sono pagine inutili che ti fanno assalire dalla noia.
In ultima analisi l’ho letto per affetto all’autore (ha scritto pagine migliori) e per dedizione professionale alla materia. Non mi sono divertito, ma comunque sono rimasto a leggere perché la storia lo meritava. Le vicende personali dei comprimari invece no!
Capisco che ci sia da far lavorare (per la Rai) i bravi attori che recitano nella fiction, ma esistono anche i lettori, occorrerebbe un po’ di rispetto.

Vediamo in particolare.  

Trama: articolata e convincente, ma non ve la racconto perché troppo complessa, commetterei un delitto di spoiler!

Scene d’azione: troppo lunghe e dense di dettagli inutili che attenuano la suspence
Dialoghi: spesso noiosi e inutili, se dei comprimari sempre banali...
Intermezzi: da intervalli con le pecore della Rai tv negli anni '60.

Voto***/5,        
Tre stelle, ma solo perché stimo molto Antonio Manzini, e perché sono sempre dalla parte delle vittime (soprattutto se il carnefice è la Rai!!).

 

domenica 28 settembre 2025

Il Gufo Giallo 153






Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli







Il negozio fantasma

Edmund Crispin

Blackie-edizioni






Giallo n. 150

Solo per “sedicenti” storici del giallo.


La “golden age” del giallo, sostenuta dalla Regina Vittoria e dai costumi fine ottocento che ancora persistevano all’inizio del secolo breve e maledetto (Guerra Mondiale, Fascismo e Nazismo) è passata e non può tornare. E’ meritevole la ripubblicazione delle opere di quel periodo, ma credo che siano utili solo a chi si occupa di storia della letteratura.
Inutile, per me, anche la prefazione “Amarcord” di Marco Malvaldi che precede il romanzo. Malvaldi non è un giallista, è solo un redattore mancato del Vernacoliere (mensile satirico labronico). Lo humor inglese del romanzo, pur datato, è “altra roba”, quindi il Marco farebbe meglio ad astenersi… ma come diceva il famoso polpo: “Che s’ha da fa’, pe’ campa’!”.
Da ragazzo, più fanciullo che adolescente, leggevo i Gialli Classici (rigorosamente Mondadori), li amavo, ora non mi piacciono più che tanto… anche Zia Agatha ormai mi lascia perplesso e Poirot m’innervosisce. Tollero solo Miss Marple perché mi sembra poco vittoriana e perciò mi sta un tantino simpatica.
Ho riletto, per dovere professionale, questo “romanzetto” appena rieditato, che già 65 orsono mi aveva lasciato perplesso.

Ma torniamo al testo, un po’ di trama non guasta.
“Siamo ad Oxford, autunno 1938. Il poeta Richard Cadogan giunge perigliosamente nella notte ad Oxford e, mentre vaga a piedi nelle vie della città universitaria, spinto dalla curiosità entra in un negozio di giocattoli la cui porta ha trovato stranamente aperta. Al secondo piano del negozio Cadogan si imbatte nel cadavere di un’anziana donna, accanto alla morta trova un biglietto con un numero di telefono. La donna è stata uccisa, strangolata con una corda sottile. Le indagini di Cadogan vengono bruscamente interrotte da un colpo alla testa che fa perdere i sensi al poeta per alcune ore. Al mattino l'uomo si ritrova chiuso in uno sgabuzzino, ma riesce ad uscire dal negozio attraverso una finestrella per recarsi al più vicino posto di polizia…. Nel successivo sopralluogo fatto insieme alla Polizia si scopre che il negozio non c’è più!” Sparito, cadavere compreso...!

Come vedete la trama è tipica dell’epoca, solo un po’ esagerata… di solito ci si limitava a non ritrovare il cadavere!
Ma il romanzo è tutto giocato sugli eccessi. Prolisso, barocco, ingenuamente paradossale ed esuberante. Anche questo lo rende datato. Non ne consiglio la lettura a meno che non vogliate, come il Malvaldi, fare “amarcord”.



Voti:


1/***** se letto per diletto (da evitare)

4/***** se letto per studio (premio alla carriera)

giovedì 21 agosto 2025

Lanterna Gialla 138






Recensioni di film di genere




Il cane giallo (Le chien Jaune) - 1932

con Abel Tarride


C’è sempre una prima volta

Antiquariato cinematografico, è l'inizio di una lunghissima serie. All’omonimo romanzo (1931) è ispirato Le chien Jaune, primo film di Maigret La regia è di Jean Tarride, con Abel Tarride, padre del regista, nel ruolo del già famoso commissario. Si tratta del sesto romanzo in cui indaga Maigret, il sonoro aveva rilanciato il cinema e le trame di Simenon si prestavano a bei dialoghi.

Trama in breve

Maigret è chiamato a Concarneau, per indagare sull'enigmatico ferimento del famoso commerciante di vini locale, Mostaguen. Quello di Mostaguen (anche solo tentato) è solo il primo di una serie di omicidi, o tentati omicidi, che coinvolgono il gruppo di amici del commerciante, tutti esponenti di spicco della città.

Maigret segue la sua pista, in qualche modo guidato da un bizzarro cane giallo sempre presente nei momenti e suoi luoghi degli omicidi. il confronto serrato, cercato da Maigret con tutti i protagonisti di questa intricata vicenda, porterà il commissario alla soluzione del caso.

Sì, la vicenda è molto ingarbugliata e il DVD, solo in francese e senza sottotitoli, non aiuta la comprensione. Me l’hanno regalato e sono contento perché nel guardarlo ho assaporato l’atmosfera di un tempo che, ahimè, non esiste più.

Anche a causa della velocità con cui scorrono i fotogrammi i movimenti degli attori sono molto ottocenteschi. Mi ricordo che il regista Bolognini nel filmare Metello, insisté molto su come doveva muoversi Massimo Ranieri. Forse se avessero avuto questo film sarebbe stato più facile!
Voto: **1/2/5 (alla carriera)


mercoledì 26 marzo 2025

Il Gufo Giallo 152

 

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  149


 


 

 

I Cugini Meyer

Vittorio Giardino

Rizzoli- Lizard

 

“Chi non muore si rivede”

 

Un bellissimo libro! Attuale e utile a capire cosa ci potrebbe accadere, se non saremo determinati, nel prossimo futuro!

Confesso che James Bond mi faceva, e  mi fa, sorridere. Mentre La spia che venne  dal freddo o  il maggiordomo di Operazione Cicero mi hanno sempre affascinato e, per certi versi, angosciato. Sarà per questo che sono affezionato a Max Fridman, l’agente segreto ideato dal mio amico Vittorio Giardino.

Qui però non è incaricato di una missione, ma si occupa di “Una questione di famiglia”

Sì, questa recensione si può facilmente (gli hater sono tanti, milioni di milioni, come dice Negroni! E fa rima con coglioni!) accusare di “Conflitto d’interessi”, ma se andate a leggere, guardare e gustare, quest’ultima opera di Vittorio Giardino, capirete che è talmente ben fatta, che si difende da sola!

A di là del perfetto “disegno dinamico”(*), sua abilità fin dalle storie di Sam Pezzo, c’è il montaggio, e il rigore storico e geografico, come si può vedere dalla tavola sottostante.


 

Vittorio Giardino, è ( o forse bisogna dire “era”?) ingegnere come me. Decise di lasciare l’illustre professione per dedicarsi ai fumetti. “Ben fatto!”, non c’è altro da dire.

Tempo fa, a cena dopo una presentazione (tema Max e gli altri) a Montevarchi (tra l’alto da lui  rappresentata in un racconto breve) gli feci i complimenti per il rigore documentale con cui rappresentava i luoghi. Queste, più o meno, le sue parole: “Sono un pessimo fotografo, quando vado a visitare una città la disegno!”.

In questa storia c’è Vienna, anche una Vienna che non c’è più, ma Vittorio, con il rigore di un ingegnere, ricerca, si documenta e fa rinascere vivi, anche luoghi che sono stati distrutti dalla barbarie delle guerre.

Poi ci sono i personaggi. Studiati con altrettanto rigore (si veda le preziose appendici nel volume!) e resi, nel carattere non solo dalle espressioni, ma anche dai perfetti dialoghi. Lo dico con cognizione di causa. Anch’io, nel mio piccolo, cerco di usare i dialoghi per descrivere i miei personaggi. Io cerco, Vittorio ci riesce!

Infine un volume utile a far capire che la “concessione dei Sudeti” a Hitler fu un “calare le brache” da parte delle democrazie. Viviamo tempi inquieti e, ahimè, molti, troppi, ignorano la storia. Consiglio vivamente la lettura di questo lavoro: servirà loro a capire, anche se sono recalcitranti nel voler conservare la loro ignoranza, che concedere ai prepotenti serve solo a stimolarne l’appetito!

Ma non ho parlato di Max! Ma se parlo di lui faccio spoiler! Dirò solo che

entra in scena dopo pag. 93, nella seconda parte. Da quel momento non è più Hitler a dettare il tempo ma lui. E risolve, come sempre.

 

Voto ****1/2/5

 

(*) Per "Disegno dinamico" intendo la raffinata tecnica messa a punto dall'autore: crea un "piano sequenza", riproponendo un particolare o un pesonaggio (sia in primo piano che a figura intera) della scena precedente, spostando leggermente, o di molti gradi, il punto di vista. Si genera così, nella mente di chi legge, un effetto movimento che rende estremamente dinamica la storia e che, con lo straniamento del lettore,  suscita suspense.