venerdì 9 dicembre 2011

Fabbro o detective? (I)


Un mestiere difficile
Sembra facile …
 fare il detective nel Rinascimento!

Parte I


Dopo le indagini di Mala tempora e Nova tempora (Schede libri), Bertuccio, il mio detective rinascimentale, avrà altre avventure. I lettori quando m’incontrano mi chiedono di lui sorridento soddisfatti. Vi posso assicurare che lui, invece, non si diverte. La curiosità lo spinge, ma è sempre in fuga. Potete capire perché: era molto pericoloso fare il detective nel Rinascimento! Riprendo l’argomento rispolverando alcune domande che mi sono state fatte durante le numerose presentazioni dei romanzi.

Una domanda ricorrente, quando parlo di Bertuccio: perché hai scelto di ambientare le storie del tuo personaggio nel 1494?

La mia è una scelta precisa, basata su un’idea fissa. I periodi di cambiamento fanno emergere tensioni, contraddizioni e violenze sopite. Gli accadimenti del 1492 segnano in modo netto un cambiamento profondo: il passaggio dal medioevo all’era moderna. Questo lo hanno stabilito soprattutto gli storici, diversi decenni dopo. Sarà meglio fare qualche riflessione.
Colombo scopre “ufficialmente” l’America il 12 ottobre del 1492, poi ha da tornare indietro e arriva alle Azzorre ai primi di marzo del ’93. Pensate che nel contado della Repubblica di Firenze la notizia arrivi subito e che provochi forti emozioni? No, ci vorrà molto tempo.
I Re cattolici entrano a Granada il 2 gennaio del 1492. La notizia, nel contado, si diffonde lentamente soprattutto per merito dei pellegrini spagnoli e dei mercanti, ma tocca poco la sensibilità pratica dell’epoca.
Lorenzo il Magnifico muore l’8 aprile 1492: questa è la notizia ferale. Il segno che “qualcosa è cambiato” si è letto anche dagli eccezionali fenomeni celesti! Ma non c’è un balzo in avanti verso lo sviluppo del Rinascimento già consolidato a Firenze, c’è piuttosto una regressione che monta, in questo caso per vicinanza e motivi economici e politici, rapidamente. Ed anche tanta paura...
Si preparano anni difficili: Mala Tempora appunto. Anni di transizione, d'incertezza e di timori per il proprio futuro "prossimo": per gente sopravvissuta alla recente pestilenza l'orizzonte temporale era davvero molto breve. Anni in cui i delitti sono più frequenti, soprattutto le vendette politiche. Ma anche quelli comuni sono in aumento perché, diciamo, “praticati” senza troppa paura per la punizione. A causa della regressione, sono anche più oscuri di prima.

Seconda domanda: perché hai scelto come protagonista un fabbro?

Bertuccio è maestro dell’arte dei fabbri. Arte minore delle corporazioni di arti e mestieri di Firenze. Arte tenutaria di elevati contenuti tecnologici: trasforma il ferro in acciaio.

In qualche modo è legata, imparentata e sodale con l’alchimia: sta sul lato non oscuro e certo molto più scientifico, anche se di empiria si tratta. La combinazione del carbonio col ferro per ottenere acciaio attraverso passaggi dosati nei tizzoni, sull’incudine e poi nell’acqua richiede conoscenze approfondite sulla materia (in fondo fuoco, acqua e terra …). Le conoscenze dei fabbri sono in evoluzione: armature resistenti alle armi da fuoco, macchine, archibugi,…
Bertuccio ha le potenzialità per rappresentare l’uomo nuovo del Rinascimento, inoltre sa leggere e conosce le opere di Boccaccio e di Dante. Addirittura a mente, come chi, sapendo, doveva. All’epoca si mandava a mente per raccontare agli altri che non sapevano leggere, i quali spesso memorizzavano: tradizione orale. Mastro Bertuccio è in rapporto con le cose e con le persone: un detective ideale. Ma ha una dote in più: sa ben usare la retorica, appresa dal priore (suo maestro di lettere) della chiesa principale del paese: l'insigne Collegiata.
Bertuccio fa volentieri il fabbro, soprattutto lo motiva la forgiatura delle spade e ambirebbe a trasferirsi a Toledo dove, si narrava, imparare tecniche ancor più “magiche”.. Questo per evidenziare come la sua mente sia aperta
(1-segue)

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