Film
n. 4
Detour
di Edgar G. Ulmer
con Tom Neal,
An Savage.
Un viaggio in autostop (per risparmiare),
verso Hollywood alla ricerca della fidanzata, si trasforma in un inferno per Al
Roberts, squattrinato pianista di night.
Inquietanti accadimenti e due
cadaveri cambieranno la sua vita svagata e ingenua in un incubo.
Dicono che sia un film agghiacciante dalle
atmosfere kafkiane, in cui a partire da un inizio casuale (l'uomo a cui il
protagonista dà un passaggio muore in macchina) si scatena una serie
implacabile di eventi. Narrato in flash-back dalla voce fuori campo del protagonista,
è considerato uno dei capolavori assoluti del B-movie. La critica, unanime,
afferma che riesce a far diventare punti
di forza tutte le carenze economiche e produttive. Andiamoci piano e non
facciamoci prendere da facili entusiasmi.
Al, il protagonista, appare come un perfetto
svaporato ingenuo. Oggi è poco credibile, ma credo che anche nel 1946, dopo
aver combattuto il nazismo, apparisse poco reale agli americani e anche meno
agli europei. Le scene sono di una povertà sconsolante. Va bene che anche Alfred
Hitchcock
ne faceva uso, ma mai ci aveva fatto attraversare l’America con un sottofondo.
Alla fine l’abuso rende finta e ridicola la storia e tutto crolla ...
Peccato
per la cattivissima Vera che, entrando in scena a un terzo della storia, non ha
neppure il tempo per provarci: viene subito ridicolizzata e la sua cattiveria
ci sembra finta.
Non
so l’effetto che possa aver fatto allora questo filmetto (sembra un tv moovie
fatto con poche lire), nel ’47 in
Italia. Certo è che nessuno me ne aveva parlato. Visto oggi fa un po’ tenerezza
e anche rabbia: per il credito che ancora gli da la critica. Sarà perché
conosco a fondo Kafka, ma qui l’emozione è vicina allo zero assoluto.
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