Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 25)
(giorno 25)
Domenica 25
Doppia adozione
"Passare il tempo". Dal primo giorno di
pensione, diventò il problema. Per giorni girai desolato per la cinta
delle mura. Un manifesto coi fiori attirò la mia attenzione da lontano. Mi
avvicinai: Adotta un’aiuola! Mi sembrò la soluzione al problema,
ne cominciarono altri.
Carriola, vanghetta,
forbici, un paio di guanti, una zappa, un falcetto… un patrimonio: un
terzo della pensione per dotarmi degli attrezzi giusti.
L’avevo scelta su un bastione delle mura, laterale e
un po’ isolata. Cominciai il lunedì: zappettavo per estirpare le erbacce.
Grassa e acida mi corresse: “Ci
vuole la vanga e… vada in profondità!” Mi alzai in piedi;
strusciando i piedi, era già andata. Si tirava dietro, recalcitrante, un canino
bianco con la coda pezzata di nero.
Martedì riapparve. Esaminava il mio operato con
la pignoleria di un geometra: “Lì
sul bordo c’è ancora gramigna. La tolga dalle radici: stia attento è invasiva!”
La guardai sconsolato. Per me, nato e vissuto in un appartamento del centro, la
parola “gramigna” era tratta dal vangelo, mentre “invasiva” era un oscuro
termine esoterico. Il cane, forse interessato alla mia aiuola, tendeva il
guinzaglio. La mia preoccupazione era un’altra: sarebbe tornata a
evangelizzarmi.
Il mercoledì stavo impiantando le pansé che mi avevano
affidato in comune. “Non le
soffochi! Le interra troppo! Mica si gelano, sono fiori del nord!”
Il cane, tirando verso di me, arrivò fino al bordo.
Giovedì mi fece notare che le avevo messe male
allineate, non parimenti interrate e
troppo rade: “Rimedi subito; prima
che radichino! Se no non si forma il tappeto!”. Si allontanò, il
cane sembrava non volesse.
Venerdì apparve che stavo per annaffiare: “Aspetti un attimo!”. Si chinò
con sadico sogghigno. “Ecco mi vuole insegnare”, pensai. Il cane ne approfittò:
in un impeto d’affetto balzò nell’aiuola come una palla e, scodinzolandomi, si
mise a scavare tra le pansé. Con un
calcio lo scaraventai oltre il bastione. Lei, basita, non fece parola o forse
guaì. Si protese nel vuoto a recuperare il cane. Riavvolgeva il guinzaglio come
un pescatore la lenza.
La grassona aveva aizzato quel bastardo! Bastò una
spinta sull’enorme deretano. Sentii il crack del collo sul selciato di
sotto. Quando il cane arrancò oltre il bordo dello spalto capii l’errore, ma
avevo comunque fatto giustizia: mi
scodinzolava festante. L'ho adottato: poverino non si staccava da me.
Sono molto orgoglioso della mia aiuola. Una
bellezza rispetto a quelle degli altri pensionati. Ho addestrato l’affettuoso cagnetto: niente
buche. Passeggiamo insieme sulle mura.
Lui sa cosa fare: la pipì in
tutte le aiuole. Veder seccare i fiori degli altri mi tiene su di morale.


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