domenica 6 ottobre 2013

Inconfessabilmente (26)

Oscar  Montani – Glauco Dal Pino

Inconfessabili moventi 
 
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria  follia
(giorno 26) 
 
 
 
Lunedì 26
Il caro estinto

Riposava in pace in un angolo appartato sul lato sinistro, tra   aiuole di pansé, giaggioli viola e ciuffi d’erica selvatica. Un giardinetto privato, creato da poco dal Comune, riservato e a pagamento con affitto annuale: un po’ caro, ma c'erano anche due panchine di ghisa. Il lusso si paga! 
Non amo andare al cimitero, mi intristisce il luogo e mi vien da piangere a vedere i suoi occhioni che mi fissano dolci dalla  foto sulla lapide. E’ per quello che per la piccola fioriera avevo scelto fiori di plastica: non appassiscono e la tomba è sempre in ordine.
Quella mattina ebbi un colpo al cuore. Avevano rubato i fiori: rose canine, garofanini e gigli. Tutti spariti! Superato il primo momento di sconforto, mi misi a girare rabbiosa tra le tombe.
Non dovetti andare troppo lontano. M’inchiodai davanti a una tomba monumentale, con statua liberty piangente sul gomito appoggiato alla lapide. Due lumi d’ottone, tipo diligenza, infilati in occhielli di bronzo ai lati della foto. Il Rag. Giovanni Lastrucci sorrideva con gli occhi furbescamente socchiusi. Dalla fioriera spuntavano, un po’ misere in quel contesto, le mie rose canine made in China. C’erano anche i garofanini e i gigli,   cinesi come le roselline. La paradossale scritta sotto il nome spiegava perché la vedova, e i figli, avessero fatto scrivere “ragioniere” sulla tomba: “Amministratore oculato e integerrimo, compianto da molti condomini della nostra città”. Solo allora mi ricordai che nel condominio di mia nipote avevano scoperto un grosso ammanco sulle forniture di gasolio.
La mattina dopo riportai un mazzo di roselline “fresche” sulla tomba, erano ancora in offerta saldo dalla signora Chang. Le sistemai per bene, poi andai ad appostarmi dietro un cipresso.
Verso le dieci arrivò la vedova. Si era di nuovo servita: portava in mano le mie rose. Quando si chinò per infilare il mazzolino nella fioriera l’affrontai. “Dove ha preso quei fiori?”. Nemmeno si voltò. “Che ti importa?”. Feci un passo avanti. “Perché mi ruba i fiori?”. Nemmeno allora girò la testa. Sorrideva sprezzante: “Non ti sembra d’esagerare? Tomba e fiori a un bassotto!”.
Sfilai dall’occhiello il pesante lume d’ottone. Le infilai l’asta sul collo, proprio all’attaccatura con la spalla. “E a te, stronza, non ti sembra d’esagerare con quel ladro?”. Non sopporto le critiche, e non certo da una sconosciuta che mi da del "tu".

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