Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 27)
(giorno 27)
Martedì 27
La negoziazione
Nella patana afosa di metà agosto era dura camminare
sulla sabbia bollente portandosi dietro tutta la merce. Sempre meglio, però,
che trascinare una tanica d’acqua fangosa su una mulattiera nel Senegal.
Spiaggia deserta: in quel meriggio c’erano solo
fissate dell’abbronzatura. Mi schiantai su un lettino all’ombra. Il bagnino
dormiva: nessuno in acqua. Potevo scroccare una doccia… una voce da dietro me
lo impedì: “Cos’hai di bello?”.
Distesa sul lettino dietro a due sdraio, non l’avevo notata. Alzai le borse: “Buono prezzo, ultime novità!”. Si tirò su a sedere
coprendosi lentamente il seno nudo: rotondità al silicone. “Fammi vedere, carino!” Mi
avvicinai. Artigliò lo zainetto taroccato Prada. “Quanto?”. Due giorni che non vendevo, partii basso: “Centosettanta”. Lei, senza
guardarmi, rilanciò: “Settanta, io
ti do settanta.” Pentito di non esser partito da duecentocinquanta,
provai a tenere: “Prezzo ultimo centocinquanta, perché primo affare!”
Sogghignò bagnandosi d’acqua con uno spruzzatore : “Affare per te! Ottanta, visto che
hai bisogno!” Di bisogno ne avevo da vendere, se no non
sarei stato lì. Ero nervoso, ma anche digiuno. “Signora, lei sa: vendono tutti duecento!” Feci una pausa:
sudavo e morivo di sete: “Centoquaranta,
signora.” Lei: “Salgo
se mi regali quella cintura nera.” Margine magro: undici
euro. Giusto per mangiare un po'. Gli porsi la cintura. Se la cinse e storse la
bocca: “E’ lunga, me l’accorci
quindici centimetri?” Svitai la borchia e tagliai il pezzo. Se la
riprovò: “Bene, cento con la
cintura! Ok?” Stremato; dalle labbra secche mi uscì un sospiro
senza dignità: “Centoquaranta… io
mangiare, bere, signora!”. Si spruzzò di nuovo a lungo, fissò lo
zainetto: “Cento, carino, se no ti
tieni tutto!”. Gemetti: “Ma…
ho tagliato la cintura!”
Ultimo spruzzo di fiele: “La vendi
a una bambina o… a una magra come me!”.
Sogghignava, senza guardarmi. Prese una bottiglia
di minerale da sotto il tavolino. Il
primo sorso lo sputò a terra, “Che
schifo… è calda come piscio!”, sibilò rovesciando l’acqua sulla
sabbia.
Con un colpo di trincetto le tagliai la gola. Non
sopporto chi spreca l’acqua. A casa, per far bere i bambini, facevo ogni giorno
dodici chilometri a piedi. Sei con sulla spalla una tanica da venti litri
piena.
(27-segue)


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