Le Dark Ladies del
cinema
Chi ha
detto che sono “belle senz’anima”?
parte I
Il mito, il teatro, le favole e la storia sono pieni di Dark Ladies! Una breve carrellata, tanto per richiamare alla memoria alcune delle più significative.
Clitennestra uccide il marito Agamennone, ne aveva di ragioni (non si lascia la moglie sola per dieci anni a premeditare!) ma è cinica, efferata e spietata.
Continuando col teatro bisogna ricordare Lady Macbeth, la ferale mortifera eroina (si fa per dire!) di Shakespeare.
Passando al mito, anzi al fantasy, chi segue Il trono di spade la conosce bene: incestuosa, assassina, perfida, manipolatrice, ma madre (come cinica reggente) appassionata.
E le favole? Scritta dai fratelli Grim, ma vista da Disney La Regina cattiva.
E poi Jessica, l'esplosiva Jessica Rabbit, debordante (sul davanti, ma anche dietro) Dark Lady di carta, anzi di cartoon. Che c'entra. C'entra, cercate di dimenticare quello che c'è disegnato sotto e ricordatevi della pettinatura mossa a coprire l'occhio destro. Spiegheremo tra poco.
Ma torniamo alla storia, al 1625, anzi al 1948. La più famosa,
la più terribile, la più affascinante, la più cattivissima Dark Lady è la
velenosa Milady de Winter; ma I tre moschettieri non è un "noir", in più è a colori! Lana Turner
nella parte della malvagia donna è perfetta, ma torniamo al noir
La Dark Lady è
un personaggio chiave del cinema noir. Lo era anche nella letteratura, ma nel cinema ha avuto il volto (e il corpo) di
indimenticabili dive: Ava Gardner, Barbara
Stanwyck, Veronica Lake, Anna Savage,
Gene Tierney, Jane Greer, , Peggy
Cummins… Ruoli stimolanti per le attrici. Personaggi capaci di votarsi, anima e
corpo, alle ragioni della perfidia, motori di sentimenti perversi, passion travolgenti,
subdole malvagità, cadute nell’inferno, delitti d’indicibile egoismo. Ma anche
personalità decise a tutto, capaci d’andare incontro al proprio destino con
orgoglio e consapevolezza: espressione del male, ma a suo modo anche angeli e
giustiziere, che nell’universo maschile si immergono e ne incrinano il potere,
mettendone a nudo l’ipocrisia.
Negli anni ’40,
pur essendo in voga il rigido Codice Hays (1930) che ne regolamentava l’uso delle
Dark Ladies lo trasgredì. In effetti come sipoteva fare altrimenti? Poco sesso,
poca violenza, poco delitto. Impossibile praticare la nobile arte di donna
tragicamente fatale, di bella senz’anima!
Nel 1942, per la regia di Stuart Heisler, esce La chiave di vetro tratto da un romanzo di Dashiell Hammett.
Veronica
Lake, interpretando la Dark lady (riconoscete ora la pettinatura di Jessica?), lascia un ricordo indelebile e, soprattutto, lancia
l'immagine della cattiva platinata. In verità qui si redime, o meglio,
cambia rotta, ma non si sa per quanto. Tutti personaggi sono border line
tra legalità e malavita.










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