La prima indagine di Idamo Butini
Il delitto della Domenica
(Montevarchi maggio 1899)
II
II
A suivre
« Ho
letto nella presentazione, due domeniche fa, che nella prossima avventura Sherlock avrà a che fare con una donna cattiva
della Boemia, tu la conosci già quella
storia? ».
« Sì,
ma ora non divaghiamo, come si intitola questo racconto? »
« La lega dei capelli rossi, ma ancora non
ho capito perché ».
«
Bene cominciamo a leggere, forse lo si capirà tra poco ... ».
Cercava
d'interessarmi, con poco successo. La interruppi.
«
Zia, dai, lo leggo dopo, da solo. Posso
andare a giocare? ».
Mi
fulminò.
«
Che capocchia dura! Un pina verde è più tenera! Ti ho detto di no. Mettiti a
sedere e ascolta! ».
Cominciò.
« Il signor Jabez Wilson scoppiò in una fragorosa risata. "Be', questa
poi!", esclamò. "In principio, pensavo che lei fosse di un'acutezza
eccezionale, ma adesso mi accorgo che, dopo tutto, non c'è niente di strano... »
La zia s'era
fermata e ghignava.
« Che
grullo, questo Wilson; se ne accorgerà ... ».
Si aggiustò
la gonna e riprese a leggere. Io intanto, pur ascoltando attento, caricavo lo
spago sulla trottola.
La domenica
successiva, il 21 maggio stessa scena;
che si ripeté anche quella dopo, e dopo
ancora, fino a giugno. Mentre la zia, seduta su una panchina all'ombra di un alto
leccio, leggeva la quinta, e ultima, puntata la mia attenzione s'era fatta
eccitata. Verso la conclusione mi colpì
un passo.
« ... "Be', avevano chiuso l'ufficio della Lega,
il che stava a significare che non si preoccupavano più della presenza del
signor Jabez Wilson; in altre parole, che avevano finito di scavare il tunnel.
Ma era essenziale che se ne servissero presto, prima che esso venisse scoperto
o che l'oro fosse rimosso. Il sabato sarebbe andato meglio di ogni altro giorno
perché avrebbero avuto a disposizione due giorni per fuggire. Per tutti questi
motivi, mi aspettavo che agissero questa notte"... ».
Un lampo mi
attraversò la testa. Fermai Ida.
« Aspetta
zia, aspetta! ».
Ida s'era
innervosita, come sempre le succedeva, se la interrompevo mentre leggeva.
« Idamo, che
c'è? Non chiedermi di andare a giocare, eh ... ».
Rimasi un
po' incerto.
« Dunque? ».
« Posso
andare a chiamare Dino? ».
S'inalberò.
« Nanni, allora
non ci siamo capiti! Ora si finisce, che ci saranno solo venti righe. Chiaro!
».
Avevo le
lacrime agli occhi. Lacrime rabbiose d'impotenza. Con una mossa d'orgoglio, le
trattenni. Pestai i piedi per scaricare la rabbia.
« No, Ida!
Ora faccio venire qui Dino. Lui ti racconta quello che è successo a suo zio
Ettore. Poi si finisce, se tu vorrai. E' importante. Credimi è roba da Sherlock
Holmes! ».

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