giovedì 27 febbraio 2014

Racconto della Domenica (02)


La prima indagine di Idamo Butini

Il delitto della Domenica

(Montevarchi maggio 1899)
II 


A suivre
« Ho letto nella presentazione, due domeniche fa, che nella prossima avventura  Sherlock avrà a che fare con una donna cattiva  della Boemia, tu la conosci già quella storia? ».
« Sì, ma ora non divaghiamo, come si intitola questo racconto? »
« La lega dei capelli rossi, ma ancora non ho capito perché ».
« Bene cominciamo a leggere, forse lo si capirà tra poco ... ».
Cercava d'interessarmi, con poco successo. La interruppi.
« Zia,  dai, lo leggo dopo, da solo. Posso andare a giocare? ».
Mi fulminò.
« Che capocchia dura! Un pina verde è più tenera! Ti ho detto di no. Mettiti a sedere e ascolta! ».
Cominciò.
« Il signor Jabez Wilson scoppiò in una fragorosa risata. "Be', questa poi!", esclamò. "In principio, pensavo che lei fosse di un'acutezza eccezionale, ma adesso mi accorgo che, dopo tutto, non c'è niente di strano... »
La zia s'era fermata e ghignava.
« Che grullo, questo Wilson; se ne accorgerà ... ».
Si aggiustò la gonna e riprese a leggere. Io intanto, pur ascoltando attento, caricavo lo spago sulla trottola.

La domenica successiva, il  21 maggio stessa scena; che si ripeté anche  quella dopo, e dopo ancora, fino a giugno. Mentre la zia, seduta su una panchina all'ombra di un alto leccio, leggeva la quinta, e ultima, puntata la mia attenzione s'era fatta eccitata.  Verso la conclusione mi colpì un passo.
« ... "Be', avevano chiuso l'ufficio della Lega, il che stava a significare che non si preoccupavano più della presenza del signor Jabez Wilson; in altre parole, che avevano finito di scavare il tunnel. Ma era essenziale che se ne servissero presto, prima che esso venisse scoperto o che l'oro fosse rimosso. Il sabato sarebbe andato meglio di ogni altro giorno perché avrebbero avuto a disposizione due giorni per fuggire. Per tutti questi motivi, mi aspettavo che agissero questa notte"... ».

Un lampo mi attraversò la testa. Fermai Ida.
« Aspetta zia, aspetta! ».
Ida s'era innervosita, come sempre le succedeva, se la interrompevo mentre leggeva.
« Idamo, che c'è? Non chiedermi di andare a giocare, eh ... ».
Rimasi un po' incerto.
« Dunque? ».
« Posso andare a chiamare Dino? ».
S'inalberò.
« Nanni, allora non ci siamo capiti! Ora si finisce, che ci saranno solo venti righe. Chiaro! ».
Avevo le lacrime agli occhi. Lacrime rabbiose d'impotenza. Con una mossa d'orgoglio, le trattenni. Pestai i piedi per scaricare la rabbia.
« No, Ida! Ora faccio venire qui Dino. Lui ti racconta quello che è successo a suo zio Ettore. Poi si finisce, se tu vorrai. E' importante. Credimi è roba da Sherlock Holmes! ».

 

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