giovedì 24 aprile 2014

Delitto e cucina (0)


Abduzione e gusto


cosa aiuta di più la mente di un detective durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?


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Premessa
Torno, dopo due anni a trattare il tema del rapporto tra cibo e indagine. Un tema apparentemente di "contorno" (scusate il gioco di parole), è invece il fulcro su cui si appoggia la leva che muove l'indagine. Il diversivo che facilita il pensiero laterale. La distrazione che innesca l'abduzione
Presentazione

Nel leggere questa sfilza di nomi, Adelina, Pinot, Biscuter, Calogero, Fritz, Dauphine, Maria Hudson; a cosa pensate? A niente? Pensateci meglio e comincerete a sentire delicati sapori. Son cuochi che fanno un utile lavoro oscuro: preparano delicati cibi per le menti che indagano. Sì, per le menti, perché un detective che si rispetti (se non è hard boiled) per ragionar bene deve mangiar bene! Sam Spade, Philip Marlowe e Mike Hammer si accontentano di uova sode (hard boiled appunto) o di hot dog: hanno infatti lo stomaco che ribolle di acidi gastrici. Maigret, no, mangia meglio che può. Salvo Montalbano se non può mangiar bene, per mantenersi lucido, preferisce digiunare!

L’incontro fra tavola e mistero non è stato proprio immediato.  Il genere poliziesco prende avvio nelle grandi città della prima industrializzazione. Siamo nella seconda metà dell’800, rappresenta sotto forma di mistero, i grandi contrasti fra le classi sociali. E’ l’epoca in cui   delitto e  criminalità assumono le proporzioni di grave problema sociale. Dietro la folla anonima, ben descritta da  Dickens, si nascondono pericoli nuovi e sconosciuti.  Soprattutto c'è una grande fame di cibo! Si muore uccisi, ma anche di fame e di tisi.

Per esorcizzare la paura nasce un genere letterario dove bene e male sono sì contrapposti, ma dove, anche, la razionalità del detective riesce a risolvere il mistero, espressione di un’umanità irrazionale. La soluzione riporta ordine. Criminale e detective si affrontano in un duello che vede sempre trionfare il bene, ma possiedono alcuni tratti in comune: spesso sono individui solitari, perseguitati da insolite manie, che vivono un poco ai margini della società, dove, nel frattempo, si sta affermando il gusto per la buona tavola. Mentre la classe emergente apprezza sempre più il rito del pranzo conviviale, l’investigatore ottocentesco mostra per il cibo una superiore indifferenza o apparente distacco. Il personaggio che più rappresenta questo modo di sentire è   Sherlock Holmes. Inizieremo con lui a esaminare le abitudini alimentari dei detective più famosi e cercheremo anche di portare alla ribalta i bravi cuochi che hanno, con raffinate prelibatezze, alimentato le loro cellule grigie.
(0-segue)

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