Abduzione e gusto
cosa aiuta di più la mente di un detective
durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?
(I)
Dolci bocconi amari
Cominciamo allora da Sherlock
Holmes. Scorrendo le storie
si scopre che possiede una certa
raffinatezza in fatto di cibi, che mostra di conoscere e riconoscere gli ingredienti, sia di base che di arricchimento, e non è ignorante in fatto di
vini. Ma è inglese e quando lavora rifiuta di "rimpinzarsi"!
Spesso riesce ad accontentarsi di un pasto frugale, se è
preso com’è dal vortice incalzante delle sue indagini, gli basta anche uba tazza di te e un dolcetto.
Succede invece che,
durante le pause dalla sua attività, si conceda manicaretti raffinati, con
ingredienti difficili da procurare e molto costosi: volatili, ostriche, vini
della Borgogna. Si sospetta che a volte li cucini di persona, con la
supervisione di Watson e la consulenza operosa della signora Hudson (la prima cuoca che incontriamo qui), la loro
padrona di casa. ( In un mio racconto apocrifo l'ho fatto agire proprio così: si veda questa appendice ). La fine del XIX secolo ha visto la nascita, il diffondersi e
il successo dei locali pubblici. Holmes,
personaggio pubblico, non può esimersi dal sedersi in un pub o dal partecipare
a un pranzo al ristorante. Nei romanzi
Conan Doyle lo fa apparire per ben tre volte a pasteggiare al tavolo di un locale
realmente esistito: Simpson Sinderstrand e in due ristoranti italiani.
Lo snodo è Philo Vance. Siamo intorno poco dopo il 1925, vive, beve (tanti soft drink, dice lui, ma quando sono pi di cinque a serata...!) e mangia bene
il detective dandy, ma ad un certo punto si lamenta di essere stato trasformato
in un personaggio di discendenze nobiliari, colto e raffinato, amante della
cucina francese, mentre per sua natura sarebbe stato portato più ai modi spicci
e naturali dei campagnoli. Una volta confessa che di nascosto, la notte, frequenta
bettole e puttane. Fiumi di birra con cibi indecorosi e pepati. Non credetegli, non ci si può
troppo fidare di lui! Del resto la foto testimonia il contrario.
Il fatto interessante è che
S.S. Van Dine (che simula di essere il biografo e il segretario del suo
personaggio) sul serio ne sapeva parecchio di cucina, non cosette: un vero
gaudente!
Anni fa, mi dicono, uscì un
suo libro di ricette, in Italia anni dopo, credo con la Sonzogno (ma chissà?), non so se
sia ancora disponibile. Strepitose le
ricette di Van Dine: una montagna, ma alcune è bene dirlo, parvero agli
esperti di difficile esecuzione. Non ebbe successo. Anche di un solo S.S. non ci può
dunque fidare!
Ma i primi protagonisti
di gialli che siano certificati come veri buongustai e intenditori prendono
vita solo dopo, a partire dagli anni trenta
del XX secolo, ad opera di autori che vogliono per i loro personaggi
caratteristiche più reali e più umane.
I precursori,
affidabili, di questa nuova tendenza sono i personaggi di Agatha Christie.
Il raffinato Hercule Poirot, innanzitutto, ex poliziotto belga che, oltre a far lavorare le piccole preziose cellule della materia grigia del suo cervello, ama far funzionare anche la bocca, ce ne accorgiamo spesso, soprattutto quando resta estasiato davanti a delle crostatine alla crema di lamponi (gli ricordano le Ardenne).
Il raffinato Hercule Poirot, innanzitutto, ex poliziotto belga che, oltre a far lavorare le piccole preziose cellule della materia grigia del suo cervello, ama far funzionare anche la bocca, ce ne accorgiamo spesso, soprattutto quando resta estasiato davanti a delle crostatine alla crema di lamponi (gli ricordano le Ardenne).
C’è poi
la più provinciale e istintiva Miss Jane Marple che ben si sa muovere in una cucina e ama scambiarsi
ricette con le amiche. Non d’alta cucina, roba country da anziane signore di campagna; come gli scones
al miele, i kidney pie, deliziosi Pâté
en croûte , il soufflé al
cioccolato o gli scones
al miele (vedi immagine).
I due personaggi, che
si alternano nelle uscite in libreria, diventano espressione di chi, come la
loro autrice, ama la vita e le cose buone. Di recente è uscito Creme
e crimini un ricettario apocrifo con tutti i cibi citati nelle storie
di Miss Marple. Nei romanzi di Agatha Christie, però, il cibo non è solo fonte
di piacere (gratifica i personaggi), ma anche protagonista e complice dei delitti, visto che spesso la
morte sopraggiunge per una dose di veleno aggiunta ad una bevanda o ad un cibo.
Negli scones, nel soufflé e nelle crostatine il veleno si nasconde bene. Anche
nelle kidney pie, ma se alla vittima non piace il rognone?
Vi ricordate questo
passo?
<<
Mary Dove spense la luce e tirò le tende della portafinestra. Solo allora si
girò e vide la donna riversa sui cuscini del sofà. Aveva passato uno degli scones al miele (*) accanto alla tazza di tè
ancora mezza piena, dopo averlo appena sbocconcellato. La morte aveva colto
Adele Fortescue del tutto di sorpresa, e l’aveva folgorata all’istante …
>>
(Polvere negli occhi, A. Christie)
E anche, assai più appropriato:
<< Miss Marple si girò verso di
lui:
“Le cuoche mettono sempre delle
decorazioni di zucchero sul pudding e sulla zuppa inglese, e chiamano quei vermicelli
rosa e bianchi centinaia e migliaia. Quando ho saputo che cosa avevano avuto a
cena per dessert ho subito capito. L’arsenico era nelle decorazioni di
zucchero” ... >>
(I tredici
problemi, A. Christie )
Non mi piace per
niente questa strumentalizzazione, mi leva il gusto del mangiare. Montalbano,
infatti, quando mangia manco parla! Io sono come lui. Passiamo oltre.
Una delle massime
espressioni del legame fra cibo e giallo ci viene fornita dal personaggio di
George Simenon: Jules
Maigret. Su di lui bisogna soffermarsi e mettersi seduti a un tavolo di
bistrot.
(*) Ricetta degli scones al miele
Ingredienti (6 Porzioni):
- 240g di farina integrale
Una bustina di lievito
4 cucchiai di margarina
2 cucchiai di miele liquido
20cl di latte scremato
2 cucchiaini di sesamo
Scalda il forno a 7 (230°C).
Mescola la farina con il lievito.
Aggiungi la margarina poi il miele e il latte.
La pasta dovrà risultare molle.
Stendila con un matterello sulla tavola leggermente infarinata ottenendo uno strato dell'altezza di 1cm.
Con l'apposito utensile forma dei cerchi di 5cm di diametro e disponili sulla placca del forno precedentemente ricoperta con un foglio di carta oleata.
Spennella gli scones con un po' di latte e spolverizzali col sesamo.
Lascia cuocere per 10 minuti.
Servili tiepidi.
Stendila con un matterello sulla tavola leggermente infarinata ottenendo uno strato dell'altezza di 1cm.
Con l'apposito utensile forma dei cerchi di 5cm di diametro e disponili sulla placca del forno precedentemente ricoperta con un foglio di carta oleata.
Spennella gli scones con un po' di latte e spolverizzali col sesamo.
Lascia cuocere per 10 minuti.
Servili tiepidi.
Nessun commento:
Posta un commento