Abduzione e gusto
cosa aiuta di più la mente di un detective
durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?
(IV)
Nel
Rinascimento molti delitti, grazie ai cibi speziati e al vino
"carico", si consumavano a tavola. Il veleno era molto di moda e,
mentre per il pugnale si preferiva assoldare un sicario, per somministrare il veleno si provvedeva di
persona. Vuoi mettere la soddisfazione!
Il rito del pranzo faceva parte della cultura
del tempo. Se ben ricordate, è ad un sontuoso pranzo, apparecchiato nella
pineta di Ravenna, che si conclude felicemente la triste storia di Nastagio
degli Onesti.
« ... e a Ravenna
tornati, quando tempo fu, coloro invitarono li quali Nastagio voleva, e come
che dura cosa fosse il potervi menare la giovane da Nastagio amata, pur v’andò
con gli altri insieme. Nastagio fece magnificamente apprestare da mangiare, e
fece le tavole mettere sotto i pini d’intorno a quel luogo dove veduto aveva lo
strazio della crudel donna; e fatti mettere gli uomini e le donne a tavola, sì
ordinò, che appunto la giovane amata da lui fu posta a sedere dirimpetto al
luogo dove doveva il fatto intervenire.
Essendo adunque
già venuta l’ultima vivanda, e il romore disperato della cacciata giovane da
tutti fu cominciato ad udire. Di che maravigliandosi forte ciascuno e
domandando che ciò fosse, e niun sappiendol dire, levatisi tutti diritti e
riguardando che ciò potesse essere, videro la dolente giovane e ‘l cavaliere e’
cani; né guari stette che essi tutti furon quivi tra loro. ... ».
Mastro
Berto de' Bardi (qui ritratto dall'amico Filippino), detto Bertuccio, detctive del Rinascimento, è un fabbro evoluto. Sapeva leggere e conosceva bene questa novella di messer Boccaccio. Ma gli
capitava anche di assister invitato o no a banchetti di nobili. Così racconta
il suo incontro col marchese dei Malaspina alla Rocca di Massa (Nova Tempora).
« ... Antonio Alberico II marchese dei Malaspina,
come ci aveva preannunciato Felipe Gonzalo, era nel giardino interno in gioiosa
compagnia. Due musici con liuto e zufolo suonavano un’allegra canzone, un suo
uomo, in piedi e bardato da falconiere, ingollava vino a gargarozzo. Alberico,
adagiato su un basso scranno, era intento a scarnificare con vigorosi morsi un
cosciotto d’agnello. Lo teneva con la mano sinistra; con la destra s’ingegnava
d’insinuarsi sotto le gonne per palpare le chiappe di una serva compiacente
che, più procace delle altre due, gli ronzava intorno con risolini ammiccanti.
... »
Così
invece la festa della primavera del 1494. Il primo banchetto, quello benedetto
dalla Chiesa e pagato, per se stessi e dei notabili (Mala Tempora).
«... i banchetti
dovevano essere opulenti et interminabili. Le numerosissime vivande arrivavano
ai tavoli in due ondate: "portate del sole" prima del tramonto,
"portate della luna" dopo il calar del sole. In alternanza:
"servizi di credenza" e"servizi di cucina". A rompere
queste file lunghe e "a seguitar monotone" apparizioni improvvise di
dolcetti, frutta, formaggi, carni lessate e salse varie, pasticci, selvaggine
in crosta, potaggi, arrosti, insalate,pesci ben accarpionati e fritti, torte
d'erbe, formaggi, e altro. Nessuno doveva trovarsi col piatto vuoto a guardare
il piatto altrui. Il vino, ben due botti alte come torri di bianco Trebbiano.
le paste, tagliatelle, tordelli(*), ravioli e lasagne, erano utilizzate per
accompagnar gli arrosti ... »
Il secondo, quello degli artigiani e mercanti,
ben più pagano davanti a un "gran foco". Così racconta Bertuccio.
«
... Il banchetto campestre era un'altra cosa: niente tavola, niente sedie e,
soprattutto, niente tenda. Si stava seduti sotto le stelle. in libertà: con
qualche licenza amorosa, come si conviene a carnevale. Sobrio, ad essenza e
gustoso nei cibi: solo arrosti. Un giovane maiale allevato con le ghiande delle
colline di Caposelvi, due capretti comprati a Mercatale e conigli, polli, oche,
fagiani. Etichetta poca, le portate s,andava a prenderle direttamente sul foco,
accompagnate, altra sostanziale differentia, da vino vermiglio che le donne ci
versavano a volontà ...».
Il maiale era cotto in parti. Una delle più gustose, alla brace, le costolette (*).
Il maiale era cotto in parti. Una delle più gustose, alla brace, le costolette (*).
Venivano molto pepate, allora era
spezia pregiatissima, ma anche accompagnate con rosmarino e dragoncello. Il resto veniva spiedato, o gettato su griglie molto
grandi.
(*) Le ricette di Bertuccio
Tordelli magri
Ingredienti:
Zucchero
Mandorle
Uva passa
Spinaci
Acqua rosata
Pasta (Farina, Uova, Sale)
Olio
Preparazione
Piglia
una libra di zuccaro, e libre tre di mandorle ambrosine, libra mezza di uva
passa,
libra due di spinaci, il tutto pestato nel mortaio amalgamare il tutto con un
po'
di acqua di rosa. Farai due spoglie sottili, e col bussolo farai le pastelle
grandi e
piccole
secondo ti piacerà, e fatti i tortelletti, li friggerai i buon olio, e
imbanditi
nei
piatti, ci porrai sopra oncie di zuccaro.
Costolette di maiale
Ingredienti:
Costolette di maiale
Mosto di mele
Aceto di vino
Arance
Melangole (arance
amare)
Aglio
Pepe
Sale
Preparazione
Poni
la schiena del maiale in addobbo per un giorno e in luogo fresco con mosto di
mela,
aceto di vino, succo d'arancia, aglio en pepe.
Sgocciola
e fanne brivasoli alla veneziana tagliandole costa per costa e
spolverizzale
di sale e pepe ammaccato e ponile una sull'altra per un'ora e cuocile
sulla
graticola a foco dolce e rigirandole, e cotte che fossero, si servirebbero con
sugo
di melangole e altri sapori sopra.
Altre ricette potrete trovarle qui: http://rinascimentale.altervista.org/ Cucina Rinascimentale
Altre ricette potrete trovarle qui: http://rinascimentale.altervista.org/ Cucina Rinascimentale
Nessun commento:
Posta un commento