Il Maigret di Bruno Cremer
Italiano? No, svizzero!
postilla
Cervi versus Cremer
Molti amici mi hanno confermato (lo sapevo
già) la loro predilezione per il Maigret di Gino Cervi. Affetto, nostalgia, passione o simpatia? A parte il fatto che
anche Simenon espresse alto gradimento per il sindaco di Brescello (Cremer non
credo che l'avesse visto: andò in programmazione quando lui stava già mal messo), io devo giustificare
la mia opinione.
Innanzitutto due differenze. Cervi girava in
studio, mentre Cremer girava all'aperto su set reali. Cervi aveva una moglie
onnipresente, Cremer ha una moglie che sta più in sottofondo.
Non dovete pensare che siano cosucce da poco.
Nell'edizione italiana due attori teatrali (mostri sacri davvero) recitavano, come in teatro, nello studio in gara di bravura. Dopo un po', è ovvio, si gigioneggia. Sempre per colpa della mentalità teatrale (e degli spazi risicati) si muovevano poco, quasi sempre in ambienti chiusi, salvo qualche eccezione. Ricreare la piazza de Il
fidanzato della signora Maigret è costato tantissimo e comunque la piazzetta,
quasi una corte, nonostante l'apprezzabile sforzo, risulta ridicolmente angusta. Quando mai a Parigi (la città delle luci, ma anche delle panchine) si son viste panchine a due posti?
I duetti tra il commissario e la moglie (che sa' da fa' per l'audience!), molto
graditi dal pubblico ingenuo, mi risultano stucchevoli e non filologicamente
aderenti al romanzo dove sono molto più scarni.
Ma c'è di più. Maigret, quello di carta, quando inizia
un'indagine, si tuffa nell'ambiente e cerca di entrare in osmosi con l'atmosfera,
le persone, il clima, l'ambiente sociale... Vediamo Cremer aggirarsi incerto, pipa in bocca,
apparentemente straniato: perfetta aderenza al personaggio. Cervi, invece, non
s'aggira, calca il palcoscenico. E' come se conoscesse alla perfezione quello
che lo circonda. In aperta contraddizione coi romanzi se ne infischia, ma io
no!
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