Abduzione e gusto
cosa aiuta di più la mente di un detective
durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?
(appendice parte III - cap.3)
Orchidee e salsicce
III
Quando l’occhio di bue
lo illuminò, dopo che Rubinstein l’aveva presentato Fritz non vide più niente:
quell’attrezzo dannato sparava una luce accecante che ti isolava dal resto del
mondo. Per fortuna che per tre secondi, prima che il fascio luminoso l’investisse,
aveva potuto vedere l’espressione falsa di Gaston le Poùlet. Gli bastava.
“Petti d’oca al vino del Perigord” (*): questo il piatto segreto della gara. I cuochi
ricevuti i vassoi con gli ingredienti si misero al lavoro.
Un’ora dopo i piatti
erano disposti sul tavolo della giuria. Arrivò il momento dell’assaggio dei
petti d’oca preparati dal sedicente
Baguette. Il portavoce della giuria, dopo attento consultò si espresse.
<< Non sono ben
rosolati come si dovrebbe: “l’esterno è bruciacchiato e l’interno risulta un
po’ crudo”. Ci avrei scommesso quando ho visto che adoperava la padella
d’allumino, quella per mantecare. Perché
non ha usato la padella di ghisa? >>
Il cuoco allargò le
braccia. Stava per rispondere qualche scusa, quando Fritz intervenne.
<< Chiedete
perché, signori della giuria? Ci sono due motivi. Il primo è che questo
signore, che dice d’essere Gaston le Poùlet, non credo sia nemmeno francese e,
probabilmente, non sa niente di come, nel Perigord, i petti d’oca vengano
saltati in padella. Ovviamente in una padella di ghisa. >>
Si rivolse al
poliziotto dell’Hotel.
<< Credo sia
meglio che l’arresti, sentendo quello che sto per dire potrebbe tentare la
fuga. >>
Allo scatto delle
manette, Fritz, rivolto verso la giuria, riprese.
<< Perché non ha
usato la padella di ghisa? Se anche avesse saputo che è di rigore, coi
petti d’oca, non avrebbe potuto: non
l’aveva con se. L’aveva tirata in testa a Pierre Gerard Baguette. Lui - il
poveretto è stato anche drogato - giace come morto in una camera al 27° piano.
Unica colpa aver smascherato il falso Poùlet. Peccato che anch’io conosca
benissimo Poùlet. >>
Fritz si voltò verso
il falso cuoco.
<< Perché l’hai
fatto sciagurato? Mica avrai fatto del male al vero Poùlet? Non credo che te lo
perdonerei. >>
Fritz mangiava beato
mentre Wolfe e Goodwin pendevano dalle sue labbra.
<< Allora... ?
>>
<< Non siate
impazienti. Non sopporto i bambini che sollecitano chi gli racconta le favole.
>>
Bevve un sorso di vino
rosso e poi si decise.
<< Nella padella
avevo riconosciuto l’odore dei petti d’oca: è stato facile. Gaston le Poùlet
sta bene: l’ho liberato io stesso un’ora dopo. Quel furfante l’aveva rapito e
rapinato. Poi vedendo l’invito capiì che un mestolo e un forchettone d’oro – i
premi – potevano valere un sacco di dollari. Notò anche la borsa con le padelle e decise di partecipare alla gara, pensando che
tre anni di esperienza come cuoco su un peschereccio gli sarebbero bastati per
introdursi e rubare i due attrezzi d’oro. Appena entrato nella sala Rubinstein
fece le presentazioni. Pierre Gerard Baguette lo notò subito e gli chiese
spiegazioni. Il ladro aveva la camera allo stesso piano: chiese un colloquio
privato e lo colpì con la padella di ghisa. >>
Fritz aveva terminato
il suo parco pasto basato su le “salsicce mezzanotte”, la ricetta preferita di
Nero Wolfe, che lui, cuoco di scuola francese, aborriva. Fece un’espressione
appagata e soddisfatta.
<< Chi le ha
cucinate? >>
Wolfe gonfiò il petto.
<< Io. >>
Fritz con una
forchetta arpionò una salsiccia.
<< In cucina c’è
una padella di ghisa. Peccato non l’abbia usata. >>
Alzò l’arpione e mostrò la salsiccia a Wolfe.
<< Vede capo: “L’esterno è bruciacchiato e l’interno -
mi creda - risulta un po’ crudo”.
>>
(fine)
(*) La ricetta dei petti d'oca
Ingredienti per 3 persone:
3 petti d’anatra (circa 700gr)
1 bicchiere di vino rosso di un dominio di Sarlat
1 cucchiaio da tavola di zucchero
1 spicchio d’aglio
Burro qb
Farina bianca qb
Olio extravergine di oliva qb
Sale qb
Glassa di aceto balsamico di Modena per guarnire
Preparazione
Preparazione
In una padella di ghisa grande abbastanza da contenere i petti d’anatra scaldate a
fuoco alto due cucchiai di olio extravergine di oliva con lo spicchio
d’aglio intero.
Adagiatevi la carne che scotterete sempre a fiamma alta su entrambi lati.
Non appena i petti risulteranno rosolati aggiungete il vino rosso (che
avrete precedentemente dolcificato con il cucchiaio di zucchero) e un
po’ di sale.
Appena il vino comincerà a sobbollire, abbassate il fuoco e fate cuocere per 15 minuti coperto.
Togliete la carne dalla pentola e aggiungetevi una noce di burro
infarinata cercando di restringere la salsa fino ad ottenere la
consistenza desiderata.
Presentate i petti d’anatra già tagliati su grandi piatti di portata,
irrorati di salsa al vino decorando i piatti stessi con un poco di
glassa di aceto balsamico di Modena.
Accompagnati con un tempura di carote e del vino piuttosto corposo
(magari lo stesso che avete utilizzato per la cottura) sono davvero
squisiti e adatti anche a palati molto esigenti.
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