venerdì 20 giugno 2014

Matematica e gialli (VI)


La Matematica dei  gialli
ovvero


formule grondanti sangue


Appendice - parte VI


ELLERY QUEEN


Ellery Queen, oltre che essere il detective più multimediale (radio, libri, tv, magazine teatro, film, cene con delitto, ...) si proclama, con pervicace presunzione al limite dell'autolesionismo, come l'investigatore matematico per eccellenza. E' il personaggio di una serie infinita di romanzi e racconti scritti a quattro mani da F. Dannay e M. Lee, nei quali è presentato come figlio di un ispettore della polizia newyorkese e come autore di gialli (del resto Mannay e Lee si firmano a loro volta, con un lezioso gioco di autoriferimento, proprio con lo pseudonimo di Ellery Queen).

Nel romanzo del 1935 Il Mistero di Capo Spagna, Ellery Queen espone una "pericolosa" teoria sull'arte dell'investigazione, chiaramente collegata alla Matematica. Infatti, commentando il suo metodo di indagine, dice esplicitamente: "il mio lavoro è fatto non con esseri umani, ma con simboli (...) mi sono sempre rifiutato di cogliere l'aspetto umano del problema, lo tratto solo come una questione di matematica". Da far raggelare le budella!


I protagonisti dell'indagine perderebbero la loro dimensione di esseri umani e diventerebbero solo simboli, pedine su scacchiera, cifre di un intreccio razionale e coerente che lo scrittore tesse e l'investigatore alla fine scioglie. Meno male che c'è Maigret, ma anche Poirot! Non sfuggirà in questa impostazione (fatte le debite proporzioni e usando le molle!) l'abborracciata analogia con le teorie che David Hilbert propugnava  anni prima, nel 1925, nel suo programma di sviluppo della Matematica. Voleva escludere legami troppo forti e diretti con intuizione e realtà e privilegiare  una specie di gioco razionale, in cui gli oggetti matematici (anche i più facilmente percepibili ai nostri sensi, come angoli, triangoli ed enti geometrici) si riducono a simboli formali, ciò che realmente conta è la coerenza e l'assenza di contraddizioni delle deduzioni che li riguardano, così che "fare geometria fosse permesso anche a  un cieco".  Eppure  anni prima Flatlandia aveva dato un'anima ai triangoli e ai quadrati!
Anche nel "programma" di Ellery Queen, "la caratteristica principale è la logicità, il perfetto concatenamento di indizi e particolari verso una soluzione che, alla stregua di un problema matematico, possa considerarsi ineccepibile e inattaccabile sotto ogni aspetto".  

Come detto, si tratta di teorie fascinose ma velleitarie (meno male). Ad esse  però   mai corrisponde un reale contenuto matematico delle trame. Non ho mai amato Ellery, né il suo cappello cencioso, e ci godo!




Si veda l'esempio di Sotto la campana di vetro racconto del 1934. Ellery Queen, risolto l'enigma, commenta con modestia i suo operato e, azzardando un paragone matematico, rileva che "il problema era talmente semplice che, qualsiasi studente liceale, provvisto, di una sia pur rudimentale conoscenza dell'algebra, lo avrebbe trovato elementare quanto un'equazione di primo grado". Resosi però conto che anche il riferimento a questo (profondo?) concetto matematico crea qualche imbarazzo negli interlocutori, Ellery Queen corregge il paragone verso un più banale e scontato: "era semplice come sommare 2+2". Come si vede, il ruolo della Matematica nell'avventura, al di là delle enunciazioni di principio, non sembra proprio fondamentale ed insostituibile. Ed in effetti l'intreccio, come in molti altri casi di Ellery Queen, è complicato, ma non convincente né profondo, e richiama non tanto i teoremi e i procedimenti matematici più brillanti quanto piuttosto i quiz di ragionamento che compaiono sui (rispettabilissimi) settimanali di enigmistica, aggiungendovi semmai una dose di forte improbabilità. In effetti, la trama parla del caso di un assassino che cerca di incolpare del suo delitto una terza persona simulando il tentativo della vittima morente di indicare il suo aggressore tramite lo spostamento di alcuni oggetti vicino a lui. Ma poi tutto il piano crolla, perché l'assassino non sa che la vittima è nata il 29 febbraio di un anno bisestile e crede invece che il suo compleanno avvenga il primo di marzo: motivazione, come detto, contorta ed arzigogolata, ma tutto meno che memorabile.

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