La Matematica dei gialli
ovvero
formule grondanti sangue
Appendice - parte VI
ELLERY QUEEN
Ellery Queen,
oltre che essere il detective più multimediale (radio, libri, tv, magazine teatro, film, cene
con delitto, ...) si proclama, con pervicace presunzione al limite
dell'autolesionismo, come l'investigatore matematico per eccellenza. E' il personaggio
di una serie infinita di romanzi e racconti scritti a quattro mani da F. Dannay
e M. Lee, nei quali è presentato come figlio di un ispettore della polizia newyorkese
e come autore di gialli (del resto Mannay e Lee si firmano a loro volta, con un
lezioso gioco di autoriferimento, proprio con lo pseudonimo di Ellery Queen).
Nel romanzo
del 1935 Il Mistero di Capo Spagna, Ellery Queen espone una "pericolosa"
teoria sull'arte dell'investigazione, chiaramente collegata alla Matematica.
Infatti, commentando il suo metodo di indagine, dice esplicitamente: "il
mio lavoro è fatto non con esseri umani, ma con simboli (...) mi sono sempre
rifiutato di cogliere l'aspetto umano del problema, lo tratto solo come una
questione di matematica". Da far raggelare le budella!
I
protagonisti dell'indagine perderebbero la loro dimensione di esseri umani e
diventerebbero solo simboli, pedine su scacchiera, cifre di un intreccio
razionale e coerente che lo scrittore tesse e l'investigatore alla fine
scioglie. Meno male che c'è Maigret, ma anche Poirot! Non sfuggirà in questa
impostazione (fatte le debite proporzioni e usando le molle!) l'abborracciata
analogia con le teorie che David Hilbert propugnava anni prima, nel 1925, nel suo programma di
sviluppo della Matematica. Voleva escludere legami troppo forti e diretti con
intuizione e realtà e privilegiare una
specie di gioco razionale, in cui gli oggetti matematici (anche i più
facilmente percepibili ai nostri sensi, come angoli, triangoli ed enti
geometrici) si riducono a simboli formali, ciò che realmente conta è la
coerenza e l'assenza di contraddizioni delle deduzioni che li riguardano, così
che "fare geometria fosse permesso anche a un cieco". Eppure anni prima Flatlandia aveva dato un'anima ai
triangoli e ai quadrati!
Anche nel
"programma" di Ellery Queen, "la caratteristica principale è la
logicità, il perfetto concatenamento di indizi e particolari verso una
soluzione che, alla stregua di un problema matematico, possa considerarsi
ineccepibile e inattaccabile sotto ogni aspetto".
Come detto,
si tratta di teorie fascinose ma velleitarie (meno male). Ad esse però mai corrisponde un reale contenuto matematico
delle trame. Non ho mai amato Ellery, né il suo cappello cencioso, e ci godo!
Si veda
l'esempio di Sotto la campana di vetro racconto del 1934. Ellery Queen,
risolto l'enigma, commenta con modestia i suo operato e, azzardando un paragone
matematico, rileva che "il problema era talmente semplice che,
qualsiasi studente liceale, provvisto, di una sia pur rudimentale conoscenza
dell'algebra, lo avrebbe trovato elementare quanto un'equazione di primo grado".
Resosi però conto che anche il riferimento a questo (profondo?) concetto
matematico crea qualche imbarazzo negli interlocutori, Ellery Queen corregge il
paragone verso un più banale e scontato: "era semplice come sommare 2+2".
Come si vede, il ruolo della Matematica nell'avventura, al di là delle
enunciazioni di principio, non sembra proprio fondamentale ed insostituibile.
Ed in effetti l'intreccio, come in molti altri casi di Ellery Queen, è
complicato, ma non convincente né profondo, e richiama non tanto i teoremi e i
procedimenti matematici più brillanti quanto piuttosto i quiz di ragionamento
che compaiono sui (rispettabilissimi) settimanali di enigmistica, aggiungendovi
semmai una dose di forte improbabilità. In effetti, la trama parla del caso di
un assassino che cerca di incolpare del suo delitto una terza persona simulando
il tentativo della vittima morente di indicare il suo aggressore tramite lo
spostamento di alcuni oggetti vicino a lui. Ma poi tutto il piano crolla,
perché l'assassino non sa che la vittima è nata il 29 febbraio di un anno
bisestile e crede invece che il suo compleanno avvenga il primo di marzo:
motivazione, come detto, contorta ed arzigogolata, ma tutto meno che
memorabile.
Nessun commento:
Posta un commento