La Matematica dei gialli
ovvero
formule grondanti sangue
Appendice - parte II
William Legrand
Ma con Poe non è
finita. Nel primo dei Racconti
fantastici, Lo scarabeo d'oro, l'avventuroso, ingegnoso, nonché geniale
protagonista, William Legrand
(progenitore di Indiana Jones), riesce a decifrare con fine ragionamento un
messaggio criptato. Il procedimento che Legrand usa in questo caso fa riferimento alla
crittografia classica e a tecniche di decodifica già note agli arabi molti
secoli prima e conosciute con il nome di "analisi (sic!) di
frequenza".
Sostanzialmente,
si utilizza l'ipotesi che il simbolo più frequente nel messaggio criptato
corrisponda alla lettera più comune nella lingua presunta del testo originario
(l'inglese) e così via; si arriva per questa via ad una parziale decodifica del
messaggio, cui ulteriori ragionamenti danno finalmente la versione definitiva.
L'idea non è originale, ma la prosa lucida di Poe sviluppa con fascino
l'argomentazione e ha il sapore di una
(bella) dimostrazione di Matematica.
Inoltre
Legrand riesce, con altro brillante
ragionamento, a individuare un ricco tesoro nascosto. Il racconto coinvolge il
tema e le tecniche della crittografia. Poe è precursore di una lunga serie di
opere di indagine e investigazione, in cui i messaggi segreti ed i relativi
trucchi di codifica e decodifica la fanno da padroni. Da Poe in
poi, molti altri esempi mostrano il rapporto tra i polizieschi e la
crittografia e dunque tra i polizieschi e certa Matematica. Pochi anni dopo Lo
Scarabeo d'Oro, Sherlock Holmes usa le stesse idee e lo stesso procedimento di
William Legrand per risolvere un analogo problema nel racconto Il caso dei
pupazzi ballerini.
I pupazzi
ballerini del titolo altro non sono che i simboli con cui viene cifrato un
pericoloso avvertimento di minaccia, ma Holmes saprà subito tradurlo nella
versione originale e preparare in modo
adeguato la difesa dell'innocente perseguitato.
Con qualche
forzatura, a proposito di crittografia e di libri gialli, si possono anche
citare due altri esempi famosi. Una tecnica di codifica, ampiamente utilizzata
ancor oggi, consiste nel nascondere il testo originale di un messaggio
all'interno di altre lettere di nessun significato e scopo se non quello di
confondere le acque ai malintenzionati che dovessero intercettare la missiva
senza esserne autorizzati e di rendergliene comunque impossibile la
decifrazione. Del resto, anche la costruzione di sequenze casuali di numeri
(utile per la assegnazione di chiavi crittografiche) avviene mescolando
successioni realmente random (di genesi difficile e costosa) con altre
innocue successioni che vengono costruite con poca fatica e spesa in modo
assolutamente deterministico, ma tali non appaiono quando si congiungono alle
altre. Agatha Christie, ne La serie infernale,
con
Poirot come protagonista, fa nascondere al colpevole l'unico
delitto e l'unica vittima che gli interessano all'interno di una successione di
assassini senza senso apparente, che va a coinvolgere altri 3 o 4 sfortunati la
cui sola colpa consiste nel condividere con il vero obiettivo qualche marginale
caratteristica anagrafica. Questa stessa idea ritorna ripetutamente in altri
romanzi e racconti gialli. Toffalori, nel suo libro, conclude citando il
meraviglioso Delitto per delitto (Strangers on a train) di
Patricia Highsmith (film di Alfred Hitchcock) e la permutazione di
vittime ed assassini che con patto mefistofelico vi si propone ("Io
uccido la tua vittima e tu uccidi la mia")? Sostiene che anche in
questo caso una crittografia elementare serve per intorbidare le acque ed
impedire ogni logica investigazione della verità. Credo sia una forzatura e che
la logica del romanzo sia diversa, ma assecondiamolo.
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