Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 69
Sangue blu
Pieter Aspe
Fazi
Volevo la suspense, volevo la gita, non ho avuto la
suspense, non ho avuto la vacanza …
Confesso d’averlo preso per
vincere la gita “aggratis” a Brouges. E’ il sesto romanzo del fiammingo Aspe, uscito
nel 2000. Lo si nota subito. Ci sono passaggi nei quali una tecnologia un po’ più
avanzata (ad esempio uno smartphone) avrebbe potuto risolvere qualche problema
ai protagonisti. Van In commissario della polizia di Bruges si inserisce (senza originalità, lo sapevo,
ahimé) nel filone degli ufficiali di polizia “ribelli” che
non seguono le regole, stanno antipatici ai superiori ma raggiungono sempre l’obiettivo. Ha beghe familiari
e amicali molto pallose, per lui e per il lettore.
Il romanzo si apre con Hannelore,
sua moglie, che si reca in un locale dove incontra Valentijn Heydens, il suo
primo fidanzato che l’ha contattata per
motivi di lavoro. Così ha fatto capire alla donna. Le sue intenzioni, sembrano essere diverse. Van In
si trova ad avere a che fare (in modo direi ridicolo) con la gelosia e il
sospetto: finisce per precipitare in una seria crisi coniugale e commette
qualche errore.
Coinvolti nell’investigazione di
Van In, c’è (nientepopòdimenoche) il re
del Belgio, che si rivela un uomo simpatico e molto alla
mano. Dalla sua presenza, e dalla sua sospettata parentela illegittima con uno
dei personaggi, viene il titolo del romanzo: appunto, Sangue blu.
Già questo dovrebbe tener lontano i lettori! Ma c’è di peggio.
A un centinaio abbondante di
pagine dalla fine, l’autore svela al lettore
chi è il colpevole. E’ il personaggio che tale si era inteso fin dall’inizio. L’autore è passato improvvido a una inverted story,
permette al lettore di essere un passo avanti rispetto
a Van In ma anziché aumentare la suspense la riduce a mera descrizione. La
tensione dell’attesa di qualcosa che l’assassino ha
intenzione di fare. Riuscirà la polizia ad anticiparlo, o avverrà una tragedia irreparabile:
che oscuro dilemma! Qui che il giallo vorrebbe diventare thriller psicologico, ma
cercare di comprendere i processi mentali malati non interesserebbe neppure a un
vecchia infermiera dell’ospedale di San Salvi.
Un romanzo insomma poco godibile,
inverosimile, fastidioso e involontariamente ridicolo. Ambientato in una Bruges
che l’autore vorrebbe rendere
meravigliosa, ma che diventa solo descrizione toponomastica. Conosco la città,
leggermente decadente e forse per questo ancora più affascinante. Aspe la massacra!!
Mi auguro che i romanzi di questo
autore (ne ha firmati, per il momento, 32) non continuino ad essere pubblicati in
Italia con l’esca del viaggio premio in Belgio, a beneficio e danno dei molti
che, di bocca buona, non sono in grado di distinguere il grano dal loglio. Pessimo
Voto **/5
Nessun commento:
Posta un commento