mercoledì 8 ottobre 2014

Il gufo giallo (73)

Rubrica letteraria
Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  73


Il postino suona sempre due volte


James M. Cain
Adelphi

 

 

 

Un titolo che, oggi, non si può capire!

 

Le poste, come le mezze stagioni, ahimè non sono più quelle di una volta! Almeno in Italia. Forse in USA, nei pressi di San Francisco ci sono ancora postini dotati d'inossidabile tenacia, qui da noi no.

Eppure questa torbida storia, quasi insopportabile per quanto è asciutta, ci coinvolge ancora.  Una passione d'erotismo  devastante, sulla scena di uno scalcinato distributore di benzina (Taverna delle due Querce) su una desolata statale (non è neppure la 66!) a pochi chilometri da San Francisco. C'è un ostacolo banale: un marito rozzo e brutale. Poi, dopo il delitto, per via di fuga nient'altro che la tenebra. Pochi elementi quasi iconici, ma ha stretto, e continua a stringere, con i suoi lettori lo stesso patto di sangue che lega i suoi protagonisti, portando spesso anche i primi (per girare "Ossessione" si racconta che Luchino Visconti svendesse i gioielli di famiglia) alla rovina. Sì, è un baratro di ordinaria normalità, proprio per questo terribile.

Il perché lo si capirà leggendo, e fatalmente arrendendosi fin dal primo incontro, come Frank Chambers, a Cora, uno dei più temibili e vessatori fantasmi femminili (nel film del 1946 la dark lady fu interpretata da Lana Turner, che così si guadagnò la parte di Milady ne I tre moschettieri!) che abbiano mai abitato le pagine di un romanzo: nelle parole dello stesso Cain, neppure una donna, ma "il desiderio fatto realtà".

Il romanzo fu pubblicato nel 1934 a New York. Un successo che fu oggetto di ispirazione per autori quali Cesare Pavese (in Paesi tuoi, 1941) o Albert Camus (Lo straniero, 1942). Il romanzo diede al suo autore la fama di essere uno dei maestri quella scuola del giallo d'azione (hard-boiled) a cui appartengono Dashiell Hammett e Raymond Chandler. Lo stile asciutto e la prosa cruda, nonché l'atmosfera ancora sconvolta dagli strascichi della grande depressione e la lontananza dalle chimere del sogno americano, lo avvicinano al realismo di Charles Bukowski e di John Fante. Nella trama del giallo si insinua, rendendolo "universale", l'elegia dell'eterno contrasto tra la fondamentale tendenza dell'uomo a propendere per il male e il barlume di una salvezza che non può che provenire da una dolorosa rendenzione che riscatti ciò che di buono ha espresso la relazione.

Voto ****/5

 

 

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