Giallo Natale
(04)
Il bue e l’asinello (*)
Macché
bue, macché asinello! Recenti studi condotti da Natural Geographic su
reperti calcificati d’escrementi e su tracce di urina nella grotta di
Betlemme hanno stabilito che si trattava di uno zebù e d’un cammello. A
dire il vero lo zebù non voleva neppure prestarsi, ma siccome era il
più adatto (per l’altezza rispetto alla mangiatoia) lo convinsero con
trenta carrube e tre carote (mica facile trovare tre carote in
Palestina!).
Sembra che al cammello, vedendo tutta quella grazia divina, si rizzasse il pelo.
« Lo sapevo che era tutta una mangiatoia. E a me? ».
Borbottò acido, implorando cibo.
« Tu zitto! Piuttosto tira giù la gobba, che da noia alla ripresa TV! ».
Gli ordinò il Pastore capo. Il cammello notò che assomigliava vagamente al giornalista dello sbarco sulla luna.
“Luna o cometa sarà lo stesso”,
pensò sperando di ottenere qualche carota. Tirò giù talmente bene la
gobba, stirandola sulla groppa, che da lontano sembrava uno juppi, vestito con uno di quei cappottini striminziti di cammello che vanno tanto di moda tra gli asini metropolitani.
Appunto.
« Che asino, che sei!», gli sibilò lo zebù « Se ti metti a fare obiezioni, resistenze, qui ci giochiamo l’audience! ».
Il cammello, appena reduce da tre anni nel Wadi-Rum (tempo passato a sognare arbusti di lavanda e cicoria rupestre), lo guardò pieno di sospetto.
« Che sarebbe codesta audience, una carota ancora più grossa?».
Lo zebù biascicò dileggio, supponenza e forse anche un po’ di disprezzo.
« Ma dove sei stato tutto questo tempo? Il mondo cambia alla svelta ».
Il cammello cercò di giustificarsi:
« Ho portato in groppa un inglese, fissato d’essere beduino. Vestiva di bianco e mi ha confuso un po’ ».
« Ancora quel fanatico di Lawrence, sai quanti ne ha messi di mezzo di cammelli! ».
Lo zebù, animale di mondo, ghignò. Dette una ruminata puzzolente sprigionando rigurgiti acidi, poi sentenziò.
« Qui è diverso, ti devi impegnare e ricordati, questa è una fiction, anzi un reality: io sono un bue e tu un asino! ».
Il cammello era molto perplesso:
« Continui a offendermi, perché?».
Lo zebù si sistemò in posa pia come il famoso pio bove, poi, con un sussurro da fuori onda, rassicurò il cammello:
«
E’ per l’audience: più audience, più carote! Fidati, non è un’offesa
vera, calati nel tuo ruolo: tu devi fare l’asino laborioso e paziente.
Se qualche giornalista ti domanda se la Madonna ti è pesata, a
portarla col pancione da Nazareth fino a Betlemme, tu rispondi: leggera e
buona come una santa! Ok? ».
Il
cammello, anche se non aveva capito bene cosa fosse l’audience, si
sentì rassicurato dall’idea delle carote. Stirò ancora di più la gobba:
sembrava proprio un asinello desideroso di far carriera. Chissà se un
giorno l’avrebbero preso per “L’isola dei ciuchi famosi”?
(*) I
dialoghi degli animali sono tratti da un fuori onda di Rai 2, prima di
una telecronaca sensazionale di Tito Stagno. Traduzione a cura di Angelo
Lombardi.
(04-segue)
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