Film n. 80
Una pallottola per Roy ( High
Sierra )
di Raoul Walsh
con Humphrey Bogart, Ida Lupino, Alan Curtis
di Raoul Walsh
con Humphrey Bogart, Ida Lupino, Alan Curtis
Se il passato non fa sconti e il presente non offre futuro ...
Roy Earle,
un pericoloso rapinatore, chiamato "cane pazzo" viene graziato e
rimesso in libertà dopo aver scontato un lungo periodo di detenzione. Uscito
dal carcere, riprende i contatti con altri malviventi progettando un nuovo
colpo: lo scassinamento della cassaforte di un grande albergo della città.
Uno dei quattro
giovani complici è una ragazza, Marie, che presto si innamora, non corrisposta,
di Roy. Egli infatti ama un'altra donna, Velma, alla quale ha pagato
un'operazione chirurgica per aiutarla a guarire da una grave malformazione a un
piede. Dopo il colpo alla cassaforte, durante la fuga, Roy uccide due persone.
Inseguito dalla polizia, abbandona per strada i complici, si reca da Velma, che
ignora il suo passato di gangster, scoprendo che essa ha un fidanzato e sta per
sposarsi.
Ormai alla
disperazione, Roy riprende la fuga braccato dalle auto della polizia, si
allontana a piedi arrampicandosi in una zona di montagna, ma rimarrà ucciso
durante una sparatoria.
Il
film, sopravvalutato dalla critica, è diventato famoso ma per me non è un
capolavoro. E' anche ritenuto una pietra miliare del noir, anche se alcuni
critici lo classificano come gangsteristico. Come film sui gangster non gli manca
nulla: ritmo, suspense, emozione e una accenno lieve alla caducità, con tratti di
ironia e pietas. E' fin troppo perfetto, e io preferisco definirlo un noir imperfetto.
E'
infatti troppo costruito e ha troppo
scoperti gli intenti moralisti (si conclude infatti ribadendo il concetto che
il delitto non rende ma si paga pegno, con qualche piccolo interesse). Nonostante tutto è notevole la sceneggiatura
di John Huston che, giocando sull'emotività dello spettatore, nasconde difetti
ed esalta i pregi della storia. Il regista
Raul Walsh, dirige con rigore da
professionista, ma senza un tocco di genio che sarebbe stato utile e con un occhio
troppo rivolto al western.
Il
finale, grazie a vertiginose inquadrature verticali e a lontani orizzonti, è epico: la vera morte di un eroe, anche se
negativo. L'interpretazione di Ida Lupino è veramente eccellente. Humphrey, al suo primo ruolo da protagonista, tenta di scavare nell'animo del
personaggio, ma gioca troppo a fare il buono/cattivo e il cupo/melanconico, recitazione
manichea che, a tratti, risulta di maniera. Gli manca l'efficace sintesi delle prove successive. Interessanti e intensi
Joan Leslie e Alan Curtis.
Voto
****/5
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