mercoledì 10 dicembre 2014

Giallo Natale (02)


  Giallo Natale 
(02)
 



Natale di cacc(i)a


Ti ho visto. Due lapislazzuli feroci brillano fissi e avidi nel buio della Notte Santa. Tra me e  quelle luci di ghiaccio solo la neve. Lo sapevo: saresti arrivato in silenzio e avresti aspettato. La pazienza del lupo solitario è la cosa che temo di più. Quando siete in branco assalite subito, ma un lone wolfe sa aspettare.


Nel sacchetto di ruvida juta conservo pancetta salata e croste di pane per i tuoi denti aguzzi, ma sei troppo affamato. La fame fa tornare lupi: so che, senza chiedere altro, tenterai di bere il mio sangue. Ti avventerai prima che possa provare a offrirti un tozzo. Nelle scarpe sento vagare piccoli sassi aguzzi entrati quando sono scivolato di corsa nel dirupo della pietraia. Artigli di silice in cerca di carne da tagliare, rune che indicano un destino da cui fuggire. Cincischiano feroci ora sulla punta, ora sul tallone; credo di sanguinare. Lascio una traccia che ti fa diventare ancora più feroce. Non ho più voglia di correre, cammino per inerzia, a passi pesanti, per non so dove. Ormai non è nemmeno una fuga, ormai sento il fetore del tuo fiato, ormai avverto l’eco del vigore ferino dei tuoi passi, incalzanti e nervosi; pieni di scatto e forza; ormai sento la fine.
Mi rincorrevi, un tempo, quando eravamo amici, fino a saltarmi  tra le braccia; pesavi. Ora le sento pesare   di una stanchezza di piombo che toglie il respiro.
"Che Natale di cacca!", mi dico a voce alta. Voglio che tu mi senta. Mi siedo su una pietra levigata dal tempo per  masticare il tuo pane. Si rompe con rumore di legna secca, pian piano lo biascico, diventa morbida pappa. E’ allora che odo, anziché carole, lancinanti, le urla del silenzio.
(02-segue) 

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