mercoledì 22 luglio 2015

Giallo Italiano (0-2)


Giallo italiano
  Il lungo esordio
1852-1969

(0-2)

Le pietre miliari del ‘35  






1933

Il successo de I Libri Gialli dell’Editore Mondadori spinse altri editori, che già operavano sul campo, a seguirne le tracce su questo promettente filone. C’era il problema di procurarsi buone firme, quando ormai Mondadori aveva sotto contratto d’esclusiva i migliori autori anglofoni e la politica del regime spingeva a pubblicare autori italiani “purché  coi delitti non s’insista troppo col farli accadere  in Italia!”. Il più importante concorrente era Sonzogno che dal 1914 aveva una pubblicazione periodica, I romanzi Polizieschi, dove nelle prime 20 uscite figurava come unico autore, il francese George Meirs.



Anche gli altri autori che l’avevano seguito erano stranieri. Nel 1933 Sonzogno cambia nome al periodico che diventa anche collana: I Romanzi dell’Enigma. Pubblica anche due autori italiani. Alfredo Pitta  con Le tredici colonne  e Marco Vinicio Recupito con La macchia sul breviario. Quello di Recupito è un romanzo di buon livello, ambientato in Italia e con personaggi e comprimari molto italiani.


1935



Arriviamo così al glorioso 1935. L’Editore Mondadori s’inventa un’altra pubblicazione gialla, anzi verde! Il Cerchio Verde è un settimanale di narrazioni prevalentemente poliziesche  ma anche  sensazionali. Inizia le pubblicazioni a maggio del ’35 con formato tabloid. Tra gli importanti collaboratori occorre segnalare Cesare Zavattini come direttore responsabile e Mario Monicelli come direttore editoriale.




Il primo numero, con copertina sul verde smeraldo tendente oliva, ha una bella lista di autori tra cui gli italiani: Tito A. Spagnol con Il socio adatto, Alessandro Varaldo con La teoria del dottor Renzi e Eugenia Consolo con Il fantasma dell’americana.
Durò solo due anni, nel ’37 prima di chiudere era già allineata, come copertina, ai Gialli Mondadori!

1936





L’anno dopo, nel ’36, appare sulla scena un altro autori di rilievo. Ezio D’Errico esordisce su I Libri Gialli con Qualcuno ha bussato alla porta. Romanzo serrato e scattante pieno di suspense. Peccato si svolga in Francia (colpa del Duce!) con protagonista il commissario Emilio Richard. D’Errico può essere considerato uno dei più brillanti autori di gialli, ma non solo di gialli. Oggi purtroppo è misconosciuto.






Sorte migliore, ma solo letteraria, subì Augusto De Angelis (1888-1944), creatore del commissario De Vincenzi   della Squadra Mobile. Primo romanzo fu L’albergo delle tre rose (1935 I Libri Gialli) seguito da  Il banchiere assassinato (1935).






Con I romanzi gialli e dell'enigma di Sonzogno pubblica L'impronta del gatto, poi ne seguono altri.


Le storie del commissario De Vincenzi,  non ebbero grande successo, anche per l'ostilità del regime fascista   all’ambientazione tutta italiana del genere giallo. I delitti, considerati un prodotto della decadente cultura anglo-sassone, dovevano esser perpetrati colà! Finalità propagandistiche e di ordine pubblico avevano fatto "scomparire" il crimine dalle cronache dei giornali e dalla letteratura. Nel 1943, durante la Repubblica di salò, il clima si inasprì ulteriormente e si arrivò addirittura a  imporre il sequestro in Italia di "tutti i romanzi gialli in qualunque tempo stampati e ovunque esistenti in vendita". Fu chiusa anche la famosa collana dei gialli Arnoldo Mondadori Editore, visti con sospetto come una sorta di istigazione a sovvertire l'ordine costituito e  in contrasto con l'immagine positiva e integra della società italiana che il regime intendeva veicolare. Augusto de Angelis fu massacrato dai fascisti della Repubblica di Salò a Bellagio nel '44: un delitto su cui De Vincenzì non poté indagare. In compenso, ora a cura della Sellerio, Augusto De Angelis continua ad allietarci con le tristi indagini del commissario De Vincenzi.

La scampò  invece Giorgio Scerbanenco  (1911-1969). L'accorto ucraino esordì infatti con vicende che si svolgevano all'estero. Ma di Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston, Stati Uniti, entrato in scena nel 1940, ne parleremo la prossima volta.  

 

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