A proposito di Corto, skipper
viareggino a tempo perso detective.
Il Corto dei romanzi e il Corto dei
racconti
Due necessarie premesse.
Una volta Mark Twain scrisse a un amico: "Scusami se ti scrivo un alunga lettera, ma non ho avuto il tempo per scriverne una breve!".
Il mio personaggio, soprannominato Corto fin da quando era bambino è il personaggio narrante di tre romanzi (La Delata velata, L'oro degli aranci e EIKONES) e di ben 26 racconti.
Una volta Mark Twain scrisse a un amico: "Scusami se ti scrivo un alunga lettera, ma non ho avuto il tempo per scriverne una breve!".
Il mio personaggio, soprannominato Corto fin da quando era bambino è il personaggio narrante di tre romanzi (La Delata velata, L'oro degli aranci e EIKONES) e di ben 26 racconti.
La
domanda che i lettori mi fanno spesso è:
"Quant'è diverso il Corto dei romanzi, da quello dei racconti?".
Se
me l'avevano fatta voleva dire che qualcosa di vero c'è. Forse c'era anche
qualcosa di più: la differenza di scrittura tra romanzi e racconti. Le prime
due volte non ho risposto; appena ho avuto tempo per cercare di capire, e poi
rispondere, mi sono riletto Maigret.
Il
caso era simile. Le ultime uscite delle inchieste di Maigret sono state delle
raccolte di racconti. La cosa ha fatto
riflettere: nei racconti il personaggio del commissario è stato giudicato
diverso, più operativo rispetto a quello più riflessivo dei romanzi. La stessa
struttura dell'inchiesta nei racconti è più tradizionale (giallisticamente
parlando) e la storia si concentra di più sulla "procedura
poliziesca": reato -> indagine -> caccia al sospettato -> interrogatori ->
confessione finale.
Parte
del pubblico dei lettori prova una certa delusione nel ritrovare un Maigret che
per certi versi somiglia di più ad uno Sherlock Holmes, attento più alle prove
materiali e ai riscontri scientifici, che non al solito commissario, dedito
all'intuizione o all'indagine psicologica.
Tra
i delusi c'è chi si lamenta per il minor peso dato alle atmosfere e a quei
momenti di sosta in cui il commissario entra in un brasserie, o passa la
domenica a Meung-sur-Loire oppure segue le proprie riflessioni, fumando la pipa
sulla piattaforma esterna dell'autobus che lo porta a Quai des Orfèvres.
Per capire bisogna considerare la diversa
tipologia di scrittura che necessita un racconto rispetto al romanzo. E' ovvio,
normale, che nel primo tutto va concentrato in poche
decine di pagine, mentre nell'altro la scrittura può godere di un respiro più
ampio e una più libera scelta degli elementi da utilizzare per raccontare la
storia.
Uno
dei "valori" delle inchieste del commissario Maigret è la
marginalizzazione dell'indagine vera e propria e il maggior interesse al
contorno, ai personaggi, alle loro storie, ai loro comportamenti, alle analisi
psicologiche...
Nei
più ristretti ambiti del racconto, l'inchiesta acquisisce uno spazio di maggior
rilievo e i protagonisti, per quanto ben tratteggiati e inquadrati rimangono talvolta in secondo piano. Insomma
sono le regole del gioco. Nel racconto c'è minor spazio per fronzoli e
digressioni e soprattutto nel racconto poliziesco dove comunque deve funzionare
la proceduralità citata sopra,
l'inchiesta deve obbligatoriamente avere un inizio, uno svolgimento e una fine.
Il
problema è quindi lo spazio e lo era anche per un mago della sintesi e
dell'asciuttezza narrativa come Simenon.
E
anzi, dobbiamo dire che in questi racconti comunque si respira un'atmosfera
analoga a quella dei romanzi, i personaggi conservano i tratti fondamentali e
le situazioni sono quelle classiche cui i romanzi ci hanno abituato.
Torniamo
a noi: io e Corto! Il racconto si gioca nella mente dell'autore in toto: deve
funzionare tutto in contemporanea. Non ci possono essere salti di ritmo.
Scrivere racconti è pertanto una fatica stressante. Devi essere sempre pronto a
qualche taglio, a cesure, a scorciatoie
narrative e sono ovviamente riscontrabili di lettori
attenti. Condensare in venti trenta pagine quello che siamo abituati a leggere
in oltre cento ti strania, te ne accorgi dopo, ma te ne accorgi: anche il
lettore ne esce affaticato, soddisfatto ma stremato: il suo cervello a lavorato
a ritmi più alti.
Quindi
il racconto non può essere la stessa cosa del romanzo e le differenze comunque
si avvertono, nella scrittura e nella lettura.
Il
racconto è un banco di prova di non poco conto per uno scrittore, ma lo è ancor
di più se siamo nell'ambito di una serie dove ci sono anche dei romanzi.
Ultimo
aspetto: il romanzo con le sue trecentoventi, o più, pagine racconta anche la
crescita del personaggio. Il racconto no, se c'è avviene subito dopo la fine,
tra un racconto e il successivo: dev'essere intuita dal lettore. e' per questo
che evito di scrivere racconti singoli, produco sempre raccolte che di fatto
hanno una sequenza temporale: romanzi fatti di capitoli-racconto. si vede che
non basta!
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