sabato 20 febbraio 2016

Il Gufo Giallo (98)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  98

 

 Il nome della rosa
Umberto Eco
Bompiani

 

 

 

 

Sherlock da Baskerville...
Non l'avevo ancora recensito. Come, se fossi un letterato, non recensirei la Divina Commedia o La "Recherche" di Proust. Lo faccio ora (oggi è giorno di lutto) perché altrimenti mi sentirei in colpa per averlo trascurato per dedicarmi a Chandler, Izzo, Vargas o Camilleri.
Allora, conoscevo già tutto Eco, mi portavo sempre dietro un'edizione tascabile del Diario Minimo. Altri avevano in tasca il libretto rosso di Mao o il manuale del guerrigliero del "Che", io attingevo idee e stimolazioni (luci vivide) da quelle pagine. Sorpreso da quell'uscita ("Un giallo!?" ) lo comprai la mattina alle 9 alla Feltrinelli di Firenze: la quadrupla pila (una muraglia) era alta circa 160 cm. Letto subito con curiosità e solo  con attenzione all'intrigo; lo rilessi ... come accendere la seconda sigaretta con il mozzicone. La seconda emotiva lettura mi fece godere del "raccontare", nella prima avevo seguito soprattutto la trama. Adesso, giorno ferale, l'ho riaperto e sono andato a cercare le gemme... quante ce ne sono! Stupendo, credo che anche Eco, nel rileggerlo si divertisse e si chiedesse come avesse fatto a scrivere un tale divertente capolavoro... ma ricominciamo da tre...
"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"
Ero nel mezzo del cammin di nostra vita, quando iniziando a leggere "Il nome della Rosa" quella frase in latino mi dette la scossa. Una fulminazione, da quando aprii quel libro, fino a raggiungere di corsa  l'ultima pagina, ebbi  difficoltà a staccarmene, dovetti farmi da capo e poi una volta ancora. Capii subito che non si trattava di un semplice libro, ma di un sensazionale retablo (penso alla cattedrale di  Saragozza) letterario. All'interno vi si trova tutto quello che un lettore possa desiderare: trama, intrigo, mistero, divagazioni, amore, passione, storia. La capacità di Eco di intessere la maglia del romanzo di una fitta trama di eventi storici ne fa, inoltre, un punto privilegiato per l'osservazione della vita quotidiana medievale. Il tutto condito d'invenzione e irriverenza.
Qualche anno dopo uscì anche il film. Prima di vederlo considerai la scelta dell'ex 007 come una "gran puttanata commerciale". Invece apprezzai quella riduzione (faticosa per contenere la durata) e lo scozzese reggeva, pur col saio, vestiva bene i panni di Sherlock Holmes.

Ma la storia del mio rapporto con questo romanzo non finisce qui. Dopo aver letto Il segno dei tre (di Eco) e poi Elementare Wittgenstein ( di Giovannoli) l'ho riletto non in blocco altre due volte. Insomma, si tratta di uno di quegli incontri che ti tracciano un sentiero di  vita. Credo sia per merito (o per colpa, dipende dal gradimento dei lettori) che mi sono messo a scrivere gialli storici.

Voto: nessuno, non può essere messo in discussione!
 

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