giovedì 18 febbraio 2016

Sceneggiati in giallo (12)


Sceneggiati in giallo e nero  
Un morto al giorno ... ma che sia italiano!
Mini rassegna storica e critica della fiction seriale "italiana DOC"
(12)


Il giovane Montalbano, unico  Bar Lume di speranza  per la nuova fiction TV  2012 - 2016

Con questo capitolo finale analizzo due fiction tv italianissime agli antipodi per qualità, professionalità, sensibilità e aderenza al testo (per quanto riguarda i caratteri dei personaggi) dell'autore. Tutte e due sono tratte da romanzi di successo. Una di ottimo livello, l'altra sciatta e laida. Cerchiamo almeno di chiederci perché.
Racconta il gossip che nel 2012 Luca Zingaretti attraversò una crisi d'identità dovuta alla famosa (anche riconosciuta come malattia professionale) "maledizione del tenente Sheridan". Si sentiva in gabbia, si svegliava la notte invocando "Agatino!", s'affacciava alla finestra per scrutare il mare, ma vedeva solo er cupolone! Per superare la crisi smise di mangiare arancini siciliani e  provò a fare qualche film, anche vestito da prete, ma non convinse. La Rai, preoccupata ma grande stratega, imbastì due soluzioni la A e l'alternativa B.
A. Offrì a Zingaretti la parte di Adriano Olivetti, ma gli impose di proseguire con Salvo. B. Siccome a Saxa Rubra sono una massa di malfidati (nel senso che non si fidano di nessuno, neppure di se stessi) riscoprirono alcuni racconti di una vecchia raccolta e avviarono la produzione de Il giovane Montalbano.


Per questa ingaggiarono Michele Riondino, dotato di chioma come la statua di Montalbano inaugurata a Porto Empedocle da Camilleri. Michele infatti ci assomiglia, Luca no. Si scoprirà poi che il giovane gagliardo è! Non solo, son bravi e affiatati anche gli altri giovani: Mimì, Fazio e Catarella.



C'era allora anche la terza via: la soluzione C. Andare avanti in parallelo con Salvo Senior e Salvo Junior. Cammilleri venne costretto (Sellerio ne godette,  ma lui non ne soffrì: si sa ha da secoli dei ghost in cantina) a scrivere altri racconti sul giovine commissario: Morte in mare aperto. Saranno sceneggiati due anni dopo.

Il giovane Montalbano divenne così una serie televisiva italiana prodotta dal 2012 e trasmessa da RAI 1.
Doveva essere un prequel de Il commissario Montalbano, ma non lo è. Sì, vede protagonista Salvo in giovane età, ma ha una sua originalità, location diverse e se ne distingue mantenendo alti i livelli di qualità. La serie è firmata dallo stesso Andrea Camilleri e Francesco Bruni; ed è tratta, come ho detto, da alcune raccolte di racconti della serie letteraria di Montalbano.


Si torna alla Sicilia dei primi anni '90. Il giovane Salvo è appena diventato commissario nella natìa Vigata. Nonostante l'età, già dimostra abilità nel risolvere misteri all'apparenza molto complicati, anche se il talento nel lavoro, nel quale si getta a capofitto, fa da contraltare alle sue relazioni con le persone che gli sono intorno, verso cui è ancora schivo, brusco e diffidente.

Come è tornato a Vigata? Salvo, poco più che trentenne, lo si vede vice commissario a Mascalippa, sulle montagne sicule dell'interno; luogo che non gli garba per via della lontananza dal mare. È fidanzato con Mery, insegnante catanese con cui vive una complicata relazione a distanza, destinata presto a concludersi. Risolto un caso viene promosso commissario a Vigata,  dove Montalbano aveva già vissuto da ragazzo dopo la morte della madre.

Qui conosce i suoi nuovi colleghi, tra cui Carmine Fazio, esperto agente che l'aiuta a inserirsi nella nuova realtà, Agatino Catarella, simpatico ma imbranato poliziotto, il giovane Giuseppe Fazio, figlio di Carmine e desideroso di seguire le orme paterne, e Mimì Augello, con cui inizialmente non c'è simpatia. La nuova realtà lo riporta inoltre a stretto contatto con suo padre, produttore di vino, con il quale ha da tempo un difficile rapporto. Intanto risolve vari casi e il pubblico, superato il trauma di vedere Salvo coi capelli, gradisce.





I delitti del BarLume doveva essere una serie televisiva di genere “giallo toscano”.  Ispirata ai libri di  Marco Malvaldi, pende sul vernacolo, li stravolge e annacqua anche il poco giallo che c'era. Libri di successo quelli del BarLume. Le vicende sono ambientate a Pineta, un’immaginaria cittadina tra Pisa e Livorno. Le  riprese, invece, sono state effettuate sull’isola d’Elba, e si perde il clima (non quello meteo, quello labronico)! Il protagonista della serie è il "barrista" e investigatore suo malgrado Massimo Viviani; interpretato dall’attore Filippo Timi che pian piano, accortosi della pochezza del tutto e preso da un delirio d'onnipotenza, reclama troppo spazio. E si perde il carattere riservato del "barrista".

La prima stagione dei Delitti del BarLume è andata in onda nel 2013 su Sky Cinema: ha ottenuto una valutazione negativa dalla critica e un magro successo di pubblico. 345.000 telespettatori a puntata, numeri miseri, un ventesimo e pure meno (24 volte) rispetto a quelli  del Commissario Montalbano (anche se la casa di produzione della serie è la stessa, la Palomar) e di Don Matteo, il campione. Impietosamente Il giovane Montalbano collezionava anche lui spettatori diciotto volte più numerosi. 
Difetti appariscenti: troppo vernacolo, battute da bar e il protagonista si vede che non ci crede (si mormora che abbia preteso revisioni del copione). I vecchietti poi, cardine delle trame, sono solo uno: Monni. Gli altri sono ridicole marionette.
Morto lui, nella seconda serie non ne resta nessuno, come i dieci piccoli indiani che Malvaldi, definendosi giallista dovrebbe ben conoscere. Benvenuti, che non se la sente di riuscire a seppellire Monni (unico atto di modestia della sua brillante carriera), s'inventa personaggio di Amici miei IV (si sente il Necchi o il Conte Mascetti?), ma i suoi scherzi ci stanno come i cavoli a merenda. Anche il  tono è troppo leggero “non da fiction, ma da soap opera!”. I due episodi che compongono la seconda stagione andarono in onda su Sky  nella primavera 2015 e volarono anche più bassi.
Si trattava di: “La tombola dei troiai” e “La briscola in cinque”. Sono tratti rispettivamente da un racconto minore pubblicato da Malvaldi nel 2013 e dal primo omonimo e glorioso libro (il più bello) della saga del BarLume, della   Sellerio. 


Il regista dei due nuovi episodi è l’italiano Roan Johnson, a giudicare dallo pseudonimo sembra se ne vergogni. Inconsapevolmente è consapevole di aver rovinato un buon pranzo servito.
Ma, come dice Murphy: "Se qualcosa deve andar male, sicuramente andrà peggio!". Non è tutta colpa sua, o almeno può giustificarsi; di nuovo a distogliere l'attenzione degli spettatori ricompaiono i due Salvo. Qui, di proposito, cito solo il più giovane, basta e avanza, non voglio infierire.


Cosa vorrebbero essere le storie del Bar Lume
Sì, occorre una riflessione. Partiamo dalle fonti. Le storie (non possochiamarle indagini) girano attorno al Bar Lume, di cui è proprietario l'ex matematico Massimo Viviani. Ma, "Esser matematici è come esser preti: non puoi tornare indietro". Nei romanzi Viviani viene coinvolto in diversi “casi” che accadono a Pineta, fantasioso comune dov'è locato il Bar. Collabora da matematico (ma sempre meno), e a suo modo, alle indagini. Nei romanzi ha una parte rilevante, superiore al "barrista", il gruppo di vecchietti che frequenta il bar. Non funzionano solo  da intermezzo comico (la regia televisiva li ha così intesi e li ha svalutati) "per alleggerire il tono della narrazione". Così anche il marketing di Sky e la Sellerio zitta! Figuriamoci, "alleggerire"! I personaggi son così leggeri che devono tenere in tasca due mezzi mattoni pe' non volare via se s'alza il Mistral! Malvaldi è stato molto apprezzato ed è da apprezzare (anche se a volte esagera con superficialità e sciatteria nella scrittura) per aver saputo inserire negli schemi della letteratura “gialla” il clima della piccola provincia toscana. Qui però s'è reso complice.
Malvaldi è di Pisa e ci vive! In passato, l'infido pisano, ha dichiarato che gran parte dei personaggi del BarLume sono ispirati a suoi conoscenti. E' una balla e a Livorno si sono incazzati: infatti sono descritti come livornesi!
La cosa notevole è che nel 2013, poco dopo l’uscita di un suo nuovo romanzo che non fa parte della serie del BarLume, Malvaldi, in un'intervista, ci aveva convinti   di essersi stufato dei personaggi e delle vicende del BarLume perché gli davano «l’impressione di non inventarmi praticamente niente». Verità vera, infatti nei romanzi non c'è quasi niente, nelle fiction, però, meno!

Ma leggiamo la sua dichiarazione: "Nonno Ampelio, il vecchietto che insieme agli altri tre compagni di semolini tormenta le giornate di Massimo il barrista, è ad esempio un fedele ritratto del mio vero nonno, Varisello. Mio nonno, insieme ad altre caratteristiche come la passione per il ciclismo, la professione di ferroviere e il nome improbabile, aveva in comune con Ampelio il fatto di essere sempre, costantemente e serenamente sincero. In altri termini: quello che pensava, lo diceva, che glielo chiedessero o meno". Peccato che il nipote non abbia ripreso dal nonno!
Di recente, infatti, Malvaldi ha ripreso a scrivere nuove storie del BarLume. Ha spiegato così la sua scelta all’ANSA: "avevo promesso che non sarei più tornato su queste storie, ma dire che ho ricominciato a scriverle obtorto collo sarebbe ingiusto: mi diverto come un matto, e se dovessi scrivere il famigerato ‘romanzo di troppo’ spero di essere abbastanza furbo da non pubblicarlo". Ecco tra le righe la verità vera: dopo il disastro di Cernobyl, è lui "il pisano furbo" annunciato da una famosa locandina del Vernacoliere!

Torniamo a Salvo da giovane: più cresce e più convince. La fiction acquista spessor e la mia convinzione che sia centrata (all'inizio ero scettico, lo confesso) si consolida. Con il passare del tempo, Montalbano è riuscito a costruire un affiatato gruppo con i colleghi Giuseppe Fazio, Catarella e Mimì Augello, comprendendo ogni giorno sempre più le dinamiche criminali di Montelusa e Vigata anche grazie a Carmine Fazio, ormai in pensione ma di tanto in tanto pronto a consigliarlo nelle sue indagini. Sul piano personale ha parzialmente riallacciato i legami con il padre, e porta avanti una solida relazione con Livia Burlando, architetto genovese conosciuta nei mesi precedenti e con cui è in procinto di convolare a nozze; questo nonostante Salvo non resti indifferente a Stella, direttrice della banca cittadina con cui nasce un reciproco sentimento. Il seguito, magistralmente interpretato da Zingaretti ci è noto.


Si spenge del tutto quel lume. A gennaio 2016, senza preavviso, è stata trasmessa la terza serie del Bar Lume. Di peggio in peggio, anzi peggio del peggio! Vecchietti emarginati in poche scene, personaggi umbri trasformati in veneti (baccalà al posto dei pici!), una cabinovia che non c'è neanche per andare al Santuario livornese e, incredibile fallo, penose imbarazzanti scene di sesso soft core del "barrista", che riesce a recitare malissimo. L'audience va in coma.

FINE
 
 

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