sabato 6 febbraio 2016

Sua Maestà mi perdoni!



Il Re censore
ovvero come i critici imperano
scambiando favori
con recensioni di comodo

Lungi da me voler far sorgere una querelle con Re Antonio D'Orrico; sul suo regno non tramonta mai la certezza (la sua), io vivo di dubbi e poi, via, non ho la fama, lo spessore, l'autorità e inoltre sono   autore, potrei cadere in un conflitto d'interessi o peggio nel reato di "procurata molestia a un grande per  ottenere uno spot di notorietà"! Spero m'ignori, tra l'altro mi leggeranno, sì e no, sette persone, di cui tre son parenti.

Stamani però, esso Lui, Sua Maestà, su  la Lettura (supplemento letterario de Il Corriere della Sera) ha fatto traboccare il bicchiere, aut vaso, visto che di pisciatina regale trattasi. Recensisce (è in edicola, con 50 cent potete verificare) La verità della suora storta di Vitali Andrea, in arte scrittore vintage, emulo senza spessore di Piero Chiara. Appioppa loro, a Vitali e al libro, un 10 e lode! Non l'ho letto (e non lo leggerò), mi sono però documentato su vari siti. Ricorrono parole come: delusione ... ne ha scritti di meglio ... frasi banali ripetute pure ... preferisco quelli degli anni '30 ... non capisco come faccia ad avere successo con banalità simili.

Mi è sufficiente ad alimentare un brutto sospetto che già avevo.





M'era nato quando, all'inizio dell'estate 2015, affibbiò un quattro (4!) all'ultimo romanzo di Fred Vargas, una delle mie autrici preferite: m'aveva pestato un callo! Quello della Vargas l'ho letto (non vedevo l'ora di leggerlo dopo il caso Battisti) e devo dire che è un po' inferiore (poverina aveva sofferto tanto!) agli altri con J.B. Adamsberg. Io gli avrei dato solo sette, anziché otto. Da 7 a 4 non è questione di gusti, nè di affezione, no! C'è del marcio in Danimarca! Da allora ho seguito le altalenanti valutazioni del sedicente (clamorose stroncature o incredibili osanna!), ma accreditato, Re-vate dell'editoria. No, un despota, un Re censore: "Le compte çe moi"! La recensione sono io ... non avrai altro Re (intendi credo) al di fuori di me!


Catone, persona seria, era chiamato "Il censore". Allora era, per antonomasia, sinonimo di rigore, correttezza morale, profondo senso etico, ed equità. Era, ovvio, un gran rompipalle, ma lo rispettavano.



Non è così per il Re censore. Non voglio pensar male, so che a volte ci si può incarognire per motivi esistenziali. I suoi giudizi inappellabili sembrano frutto di una frustrazione: non sarà che voleva fare il recensore della Michelin per dare stelle ai ristoranti? Non è che ci ha provato e si è imbattuto in un geniale, imbattibile Ratatuille nostrano? Magari invece di un topo cuoco era un topo di biblioteca! Magari l'ha contraddetto, con prove e fatti concreti, a ragione! Non voglio saperlo, sono troppo fiero dei miei sospetti maligni. Si noti che il recensore del famoso cartone animato ha proprio le sembianze di Catone!
 


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