mercoledì 20 luglio 2016

La storia del giallo (I)



Storia semiseria e maliziosa del genere giallo


alla ricerca dei motivi sociali di un'esplosione letteraria
(parte I)

Premessa
Spesso in un caso delittuoso si sente ripetere da  inquirenti furbetti, ma poco sagaci, l'usurata frase: "Cherchez la femme"! Nel nostro caso, lo vedrete tutte le volte, è centrata. Non vi farò brigare troppo: ecco  qui la prima donna!


A parte la coroncina, guardate che faccia bieca; quello sguardo traverso Lombroso l'avrà certo studiato e classificato con attenzione! E' la colpevole di tutto, anche se è una regina!
Vittoria Alexandrina, nata nel 1819 salì al trono d'Inghilterra nel 1937, morì nel 1901.   Il suo lunghissimo regno viene anche conosciuto come epoca vittoriana.  
Un difficile impegno. Il suo regno fu segnato da una grande espansione dell'Impero britannico (guerre coloniali e rivolte da domare), e fu preceduto dalla prima rivoluzione industriale (conflitti sindacali in fabbriche e miniere): un periodo di grandi cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito. L'attenzione della Regina, dei nobili e dei politici fu rivolta soprattutto a mantenere l'ordine costituito! Vittoria, ultimo sovrano britannico del Casato tedesco degli Hannover,  ci si impegnò con tenacia, autoritarismo e ostinazione tedesca. Anche con un tocco di idiozia ridicola: metteva le sottane ai tavoli e alle sedie perché non mostrassero le gambe!

Il giallo classico
Clima pesante, finché ... venne un uomo, anzi un dottore, che cercò di sublimarlo e giustificarlo! Di renderlo "universale", insomma.

Regnava salda da cinquanta anni la tedesca,  quando nel 1887 Arthur Conan Doyle (Sir lo diventerà molti anni dopo, anche per altri meriti) pubblica Uno studio in rosso.


Il romanzo, e il suo personaggio, hanno immediato successo e (graditi anche dalla Corona) daranno luogo a una serie molto lunga; con apocrifi vari ancora vivace. L'influenza di Auguste Dupin, la creatura di Poe nata 45 anni prima, si nota, ma Doyle, abile marpione marketing, non lo confesserà mai.


Del resto il cavaliere Dupin era più attento alla logica, alla soluzione dell'enigma (come ben spiegato ne La lettera rubata), a Sherlock Holmes interessa piuttosto rimettere le cose a posto! Nasce così il giallo classico. Nel giallo classico all'inglese gli omicidi avvengono soprattutto tra la borghesia e la nobiltà  britannica: è lì che non bisogna turbare l'ordine. Tutti ambienti dove opera un maggiordomo: è il motivo per cui si scherza sul paradigmatico operatore domestico come possibile, ma improbabile, assassino!


Il plot è più o meno questo. In una famiglia benestante assai viene ucciso uno dei membri più in vista. Sopravvengono sconforto, terrore e sospetti. Arriva sulla scena un sagace detective che scoprendo l'assassino ristabilisce il quieto vivere: "E vissero tutti felici e contenti"!
I casi di Holmes e tutti i detective che seguiranno, sono dunque una metafora della società: sindacalisti, operai in cerca di equo salario e sudditi ribelli delle colonie sono colpevoli del delitto più orribile: turbare l'ordine dell'Impero!


Negli USA, nel primo ventennio del '900, sulla scia traccia ta da E.A. Poe, si sviluppa di più la corrente della logica negli enigmi. S.S. Van Dine, capofila fanatico e un po' fissato, stila le 20 regole del giallo. Mentre le scriveva non si accorse che era già in atto la rivoluzione dell'hard boiled. Uno dei movimenti più importanti della storia della letteratura, non solo gialla. Ne parleremo nella prossima puntata a seguire.

2 commenti:

  1. Sempre interessanti le tue pagine di blog! ciao e baci ad Antonietta

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  2. Grazie Nilde... ieri sera in TV una splendida Matera con Alberto Angela!

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