Suspense, questa nota sconosciuta ...
Meccanismo ad orologeria per soli
thriller,
o da sempre,
talento di abili narratori?
(I)
Un gigante carnivoro con un occhio solo, un arco fatto
di corna che non si fa tendere se non dal padrone, un cavallo di legno che
nasconde insidie mortali. Ulisse è abituato a agire nella suspense ed Omero è
maestro nel raccontare storie thriller!
Qualche moderno Solone, con la bieca intenzione di
denigrare il genere, ha sentenziato che la suspense è propria solo dei
romanzi di genere: come dire che Don Abbondio che affronta i bravi non prova emozioni!
Consiglio loro di rileggersi non solo l'Odissea, ma
anche l'Inferno di Dante. Potrebbero ravvedersi e cambiare idea!
La suspense fa parte degli ingranaggi del romanzo:
come l'autore sceglie la vicenda da raccontare e il modo in cui raccontarla per
portare il lettore a leggere un libro tutto d'un fiato.
La suspense è la tecnica che cerca di lasciare i
lettori sempre con il fiato sospeso, ha l'obiettivo di stimolare la curiosità e
l'attenzione e creare attese per lo sviluppo della vicenda. Per ottenere questo
risultato in genere l'autore organizza un intreccio complesso, ricco di
anticipazioni e regressioni (oggi "flashback": questo termine Omero non lo conosceva, ma lo faceva!).
In pratica è quella sottile barriera tra protagonista
e lettore (o spettatore) che genera la suspense. Un velo invalicabile, una
cortina impalpabile, ma che impedisce di avvertire la vittima! Come la tenda di una doccia in un desolato motel...
Ci sono modi semplici e modi più sottili, più
insinuanti. Ai lettori, per esempio, viene detto che qualcosa di grave sta per
accadere..., gli vengono dati degli indizi, ma non spiegazioni precise; è
proprio così che l'autore più ingenuo crea in modo semplice l'ansia di scoprire
l'ignoto, cioè la suspense.
Altri autori, più smaliziati cercano il coinvolgimento
del lettore. Se il coinvolgimento di chi legge è molto forte la suspense è
assicurata. Ma occorre che sia accompagnata da una narrazione incalzante, dove viene dato ampio spazio ai
pensieri e ai dubbi del protagonista. Il lettore si sente partecipe delle sue
decisioni e delle sue imprese e arriva a identificarsi con lui proprio come il
palo da conficcare nell'occhio di Polifemo lo riguardasse direttamente.
Ci sono giornalisti (alcuni sedicenti tali) che ancora (è di ieri l'ultimo)
sbagliano a scrivere, o a pronunciare, la parola suspense. E' intollerabile tanta pagata (sempre troppo) ignoranza! Pertanto, a rischio di risultare pedante o
palloso, devo prima dare dotta definizione del termine. La rubo al dizionario
Treccani.
suspense ‹sëspèns› s. ingl. [dal lat. suspensum,
part. pass. neutro di suspendĕre «sospendere», attrav. il fr. en
suspens «in sospeso»], usato in ital. al femm. – Stato di apprensione e di
ansiosa attesa con cui si segue l’evolversi di situazioni, soprattutto di opere
narrative, teatrali, cinematografiche e televisive, ricche di drammaticità e
d’imprevisti e dall’esito incerto; anche, la situazione, e spec. il momento, di
un film, di un racconto e sim., capaci di suscitare uno stato di ansiosa
incertezza e di attesa spasmodica, di tenere con il fiato sospeso: un’atmosfera
carica di s.; un romanzo giallo, un racconto poliziesco ricco
di s.; la raffinata s. dei film di Hitchcock; in quel film dell’orrore
non manca certo la suspense. Con usi estens.: attendevo inquieto e non
senza s. la chiamata del direttore. u La parola si sente usata in ital. (ma
sempre più raramente) anche con la pron. fr. ‹süspã′a›
e, ma raram., al genere maschile, che ha nella lingua francese.
Torniamo ai nostri interessi per il giallo. Ci sono molti
modi a disposizione degli scrittori (o dei registi) per creare
suspense.
Ad esempio, si può giocare su un elemento
di cui il lettore/spettatore è a conoscenza, ma che il protagonista
ignora.
Questo gioco lo si ritrova in tutti i libri di
Stephen King, ma anche in film di successo, come Shining, guarda caso!
Non dimentichiamoci di Psycho. Prendiamo la geniale
scena, e famosissima, della doccia. Noi spettatori l'ombra minacciosa l'abbiamo
intravista, temiamo e poi sappiamo che lì fuori c’è qualcuno in agguato. Lo
vediamo attraverso la tenda. Ma la donna in doccia no, perché è di schiena.
Quindi, avremmo voglia di urlarle “sta’ attenta!”.
Ma è solo una delle tante tecniche. Dobbiamo
approfondire il tema. Alla prossima puntata.
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