sabato 3 dicembre 2016

Alle origini della suspense (I)


Suspense, questa nota sconosciuta ...


Meccanismo ad orologeria per soli thriller,
o da sempre,
talento di abili narratori?
(I)

Un gigante carnivoro con un occhio solo, un arco fatto di corna che non si fa tendere se non dal padrone, un cavallo di legno che nasconde insidie mortali. Ulisse è abituato a agire nella suspense ed Omero è maestro nel raccontare storie thriller!
Qualche moderno Solone, con la bieca intenzione di denigrare il genere, ha sentenziato che la suspense è propria solo dei romanzi di genere: come dire che Don Abbondio che affronta i bravi non prova emozioni!


Consiglio loro di rileggersi non solo l'Odissea, ma anche l'Inferno di Dante. Potrebbero ravvedersi e cambiare idea!
La suspense fa parte degli ingranaggi del romanzo: come l'autore sceglie la vicenda da raccontare e il modo in cui raccontarla per portare il lettore a leggere un libro tutto d'un fiato.
La suspense è la tecnica che cerca di lasciare i lettori sempre con il fiato sospeso, ha l'obiettivo di stimolare la curiosità e l'attenzione e creare attese per lo sviluppo della vicenda. Per ottenere questo risultato in genere l'autore organizza un intreccio complesso, ricco di anticipazioni e regressioni (oggi "flashback": questo termine  Omero non lo conosceva, ma lo faceva!).


In pratica è quella sottile barriera tra protagonista e lettore (o spettatore) che genera la suspense. Un velo invalicabile, una cortina impalpabile, ma che impedisce di avvertire la vittima! Come la tenda di una doccia in un desolato motel...
Ci sono modi semplici e modi più sottili, più insinuanti. Ai lettori, per esempio, viene detto che qualcosa di grave sta per accadere..., gli vengono dati degli indizi, ma non spiegazioni precise; è proprio così che l'autore più ingenuo crea in modo semplice l'ansia di scoprire l'ignoto, cioè la suspense.
Altri autori, più smaliziati cercano il coinvolgimento del lettore. Se il coinvolgimento di chi legge è molto forte la suspense è assicurata. Ma occorre che sia accompagnata da una narrazione  incalzante, dove viene dato ampio spazio ai pensieri e ai dubbi del protagonista. Il lettore si sente partecipe delle sue decisioni e delle sue imprese e arriva a identificarsi con lui proprio come il palo da conficcare nell'occhio di Polifemo lo riguardasse direttamente.

Ci sono giornalisti (alcuni sedicenti tali) che ancora (è di ieri l'ultimo) sbagliano a scrivere, o a pronunciare, la parola suspense. E' intollerabile tanta pagata (sempre troppo) ignoranza! Pertanto, a rischio di risultare pedante o palloso, devo prima dare dotta definizione del termine. La rubo al dizionario Treccani.


suspensesëspèns› s. ingl. [dal lat. suspensum, part. pass. neutro di suspendĕre «sospendere», attrav. il fr. en suspens «in sospeso»], usato in ital. al femm. – Stato di apprensione e di ansiosa attesa con cui si segue l’evolversi di situazioni, soprattutto di opere narrative, teatrali, cinematografiche e televisive, ricche di drammaticità e d’imprevisti e dall’esito incerto; anche, la situazione, e spec. il momento, di un film, di un racconto e sim., capaci di suscitare uno stato di ansiosa incertezza e di attesa spasmodica, di tenere con il fiato sospeso: un’atmosfera carica di s.; un romanzo giallo, un racconto poliziesco ricco di s.; la raffinata s. dei film di Hitchcock; in quel film dell’orrore non manca certo la suspense. Con usi estens.: attendevo inquieto e non senza s. la chiamata del direttore. u La parola si sente usata in ital. (ma sempre più raramente) anche con la pron. fr. ‹süspãa› e, ma raram., al genere maschile, che ha nella lingua francese.

Torniamo ai nostri interessi per il giallo. Ci sono molti modi a disposizione degli scrittori (o dei registi) per creare suspense.
Ad esempio, si può giocare su un elemento di cui il lettore/spettatore è a conoscenza, ma che il protagonista ignora. 


Questo gioco lo si ritrova in tutti i libri di Stephen King, ma anche in film di successo, come Shining, guarda caso!


Non dimentichiamoci di  Psycho. Prendiamo la geniale scena, e famosissima, della doccia. Noi spettatori l'ombra minacciosa l'abbiamo intravista, temiamo e poi sappiamo che lì fuori c’è qualcuno in agguato. Lo vediamo attraverso la tenda. Ma la donna in doccia no, perché è di schiena. Quindi, avremmo voglia di urlarle “sta’ attenta!”. 
Ma è solo una delle tante tecniche. Dobbiamo approfondire il tema. Alla prossima puntata.

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