giovedì 12 gennaio 2017

Pizzofalcone I e II

Ascolta, si fa serie!
Di serie in serie, fino ai bastardi
Breve riflessione sulle prime due puntate in attesa di meglio
Il cast sulla carta non è "bastardo", è di tutto rispetto

Lojacono: Alessandro Gassmann. 
Laura Piras: Carolina Crescentini. 
Aragona: Antonio Folletto. 
Ottavia: Tosca d'Aquino. 
Commissario Palma: Massimiliano Gallo. 
Pisanelli: Gianfelice Imparato. 
Alex Di Nardo: Simona Tabasco.

La trama, tratta in modo ordinato dai romanzi di De Giovanni non risulta male, ma la regia e la conseguente recitazione, appaiono davvero carenti. Il montaggio banalmente sequenziale e conseguente (step by step) non esalta la proceduralità poliziesca, la ammorba.
Gli sceneggiatori poi, sono stati capaci di prendere e evidenziare il manierismo di de Giovanni in modo schematico. La sua scrittura barocca lo rende prezioso, anche se ridondante, nei romanzi, ma nella fiction diventa un Gran Babà con troppo rum!
Vediamo brevemente perché, cominciando da due personaggi, sugli altri personaggi e su altri aspetti tornerò un'altra volta: devo saperne di più. Il primo personaggio Giuseppe Lojacono. Così dovrebbe essere:

Ispettore, 45 anni. Tratti orientali, è soprannominato “il Cinese”. Ha un grande talento investigativo, ed è di fatto il protagonista della serie. Lojacono è un battitore libero, restio alle regole e alla gerarchia, ma nel corso della serie imparerà a stimare i suoi colleghi di squadra e con loro funzionerà bene. Nella vita privata però è un disastro: è un uomo rimasto completamente solo. 

Gassmann non recita, segue, controvoglia e senza empatia per il suo personaggio, il flusso della storia con banali sottolineature. Ne risulta un eroe per caso: "Toh, guarda un po' dove sono capitato!". Cerca di stringere gli occhi per darsi un'aria da cinese, ma sembra solo affetto ma miopia incipiente.

Ottavia, la poliziotta esperta, soprattutto sa smanettare sul pc, peccato che la Tosca d'Aquino non ci creda neanche un po', sembra in penitenza. Recita come quando a dottrina, per prepararsi alla cresima (ai miei tempi si faceva a sei-sette anni), il prete ci faceva recitare l'atto di dolore. Eravamo piccoli, ma nessuno ci credeva troppo! Questo in caserma, nella vita privata si atteggia Macarena, un'addolorata concezione, insomma!
Meglio i caratteristi minori, tratti dal teatro dialettale sono più convincenti. Per ora come valutazione si vola (o vota?) bassi. Speriamo nel futuro.

Voto (provvisorio e d'incoraggiamento): ***/5

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