Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Giudizio 106
I celebri casi del Giudice Dee
traduzione di Robert van Gulik
ObarraO ed.
Solo chi ha letto le due più famose versioni (traduzione in italiano dal francese traduzione direttamente dal cinese) del Sun Tzu (L'arte della guerra) mi capirà. Fate comunque attenzione: qui siamo in situazione peggiore! A fine '800, prendete un testo
cinese che racconta storie di 1000 anni prima, datelo a un olandese, che lo traduce in inglese, poi, lasciati passare 100 anni, prendete un
traduttore di fine '900 che lo rende in italiano. Chiedetevi pure "che mi ci rimane da
capire?". Molto dei contenuti, poco dello stile originale della
narrazione, niente della motivazione artistica. Come ridurre la Divina Commedia a una storia di fantasmi!.
L’olandese Robert Van Gulik (1910-1967),
nome completo Robert Hans Van Gulik, passa la sua infanzia a Giava dove si innamora della cultura delle zone asiatiche: si specializza in sinologia
all’Università di Leiden, parla correntemente sanscrito, giapponese e cinese:
non sa scrivere bene in inglese. Personalità eclettica è stato
"sedicente" scrittore, diplomatico, orientalista, musicista,
linguista, calligrafo, profondo conoscitore dell’estremo oriente, della lingua
e della cultura cinese. La sua attività di diplomatico lo vedrà impegnato in
India, Cina e Giappone, ma anche in Africa e negli Stati Uniti. I diplomatici
sembra che, a quel tempo, avessero poche cose da fare: lui inganna il tempo scrivendo "doppi
gialli": gialla la trama, giallo il protagonista, il giudice Dee.
Inizia la sua carriera di giallista traducendo dal cinese un
tomo del 1800, reperito in una biblioteca, che racconta le avventure di un
giudice del 800, circa, d.c..
Ha un certo successo (in quel periodo l'esotico andava alla grande, ma Sandokan è meglio!) e diventa autore di romanzi originali, scritti da lui medesimo,
polizieschi ambientati in Cina nel periodo della dinastia Tang (sec.VIII). Protagonista un personaggio realmente esistito, l’onorevole giudice Dee. Il magistrato del primo tomo.
I suoi tomi, romanzi, successivi sono famosi non
solo per l’abilità nel costruire le trame, ma anche per l’accuratezza delle
descrizioni della cultura e dell’ambiente cinese. Van Gulik, oltre ai numerosi "doppi
gialli", scriverà seriosi saggi sulla civiltà cinese.
Il romanzo di cui parliamo qui Il primo tomo) è
solo la traduzione traslata, trasposta, ritradotta e reinterpretata dell'antico testo: "una patana" stilistica,
direbbero a Viareggio. In Versilia "patana" è sinonimo di calma
piatta. Non cercate suspense: non ne troverete.
Il giudice non risulta molto umano, né reale: è più una figura allegorica
che serve a fare opera didattica, e di monito, per i potenziali criminali.
Il cinema se n'è appropriato con un
Fantasy molto visionario, ma poco pertinente. Il giudice lavora più con le arti
marziali (manovra una spada speciale) che con le famose cellule grigie!
Torniamo al romanzo. Una curiosità
scientifica per gli addetti ai lavori. Un saggio di come scrive (male) Gulik, uno
stimolo a tornare a leggere il nostro caro Poirot!
Per finire. Fanno tenerezza i disegni "cineseria" di Gulik a corredo
del testo (era sedicente calligrafo, credette di fare anche il disegnatore, ma un calligrafo non lo può!). Sono
realizzati a china in farlocco stile cinese! Da ignorare da parte del lettore per diletto (o per delitto?). fanno riflettere gli appassionati e fanno capire meglio il "personaggio" Gulik!
Voto ***/5
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