Sospetti
l'ombra del bonsai
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Profumo di
cartapesta
I
Lui incartapecorito e lunghi
capelli gialli come stoppa, per non parlar dei pochi denti gialli e bacati.
Lei, fresca e tonica con capelli neri di seta che sembrava ancora una
fanciulla.
L’aveva sposato per
interesse. "Trent’anni di differenza
... Una così, anche se viene da Laterina, un tornaconto ce lo doveva avere!". Era convinzione
comune, tra i commercianti del quartiere. Come se non bastasse l’appartamento
al terzo piano con due finestre su Piazza Grande, con vista sul Saracino, che era molto bello anche dentro. I bene
informati dicevano che il conto alla Banca Popolare dell'Etruria fosse più che
sostanzioso, ma sembrava non bastare a compensare la bruttezza laida di lui. Banalità, ma verità! Non erano state quelle
sole cose che l’avevano attirata nelle braccia del vecchio artigiano. A Lei
piaceva da morire l’odore della carta.
La bottega, Legatoria
artigiana - Lo scrittoio, era
(ora credo ci sia un negozio di cianfrusaglie cinesi) sotto casa. Nel
seminterrato due stanze laboratorio. Una per rilegare e una con un gran paiolo
posto sopra un fornello per la produzione in proprio di carta pregiata: il
vanto di suo marito e dei suoi avi. L'unico neo dell'affare, secondo lei.
Ci godeva a stare in bottega
a respirare l’acre odore della pergamena e quello dolciastro della carta
invecchiata ad arte. Inebriata si divertiva a sfoggiare un po’ d’inglese con
gli stranieri. L’antica bottega di Via di Seteria era molto frequentata dai
turisti appena usciti dalla Pieve. Cercavano frettolosi agende o vecchi libri, non rari, ma
rilegati ad arte.
Tutto bene se non ci fosse
stato, una volta la settimana il trucido rito della preparazione dell’impasto.
Lo facevano il lunedì, giorno di chiusura, nel seminterrato.
“Che bisogno ha - pensava ogni
volta, indossando l’orribile pannuccia di tela cerata - questo
vecchio fissato; per vendere libriccini e agende ai
turisti, di fabbricarsi la carta da solo?". Giapponesi e
americani andavano così di fretta che suo marito avrebbe potuto vender loro le
agende di Banca Etruria, "Chissà
perché ce n'ha tante e tutte intonse?"! Lei s’era stufata di stare
tutto il giorno ad impiastricciarsi da capo ai piedi di quella pasta di cellulosa
e carta straccia dall'odore putrido che s'appiccicava ai capelli in grumi
gommosi che poi bisognava tagliarli.
Il lunedì era una pena soprattutto
all'arrivo della primavera, quando per le strade c’era tanta gente. E invece, non
solo la porta ma anche il finestrino, bisognava tenerli serrati: per non
infastidire i vicini. Soprattutto la Rina che di lunedì preparava il ragù di
fegatini di coniglio per suo marito Dante che, come tutti i barbieri, dopo aver
lavorato anche la domenica "fino a
i' tocco!" si voleva godere il giorno di festa.
Era bastata un spinta, ma lui
non voleva morire e cercava di uscire, di tirarsi su. Si agitava annaspando e
aveva schizzato di pillacchere di pasta tutte le pareti dell’antico laboratorio
artigiano. Lei lo aveva tenuto sotto afferrandolo per i capelli: nonostante
l’età ancora folti e lunghi, da artista. Aveva atteso finché, come quando la
farinata comincia a bollire, non erano gorgogliate le ultime bolle d’aria. Poi
lo aveva rivoltato. Dovevano trovarlo con
le gambe fuori dal paolo, come se ci fosse cascato da solo per un malore.
IL LIBRO E' IN VENDITA DA LUNEDI' 2 OTTOBRE. PER ADESSO (POI TOGLIRO? TUTTO) SUL BLOG TROVERETE LA PRIMA DELLE TRE PARTI DI CIASCUN ROMANZO. PER IL SEGUITO DOVRETE ACQUISTARLO.
(dati libro)
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